Spettacolo

"La Musica del Monteverdi",
4 musicisti in scena il 2 aprile

Francesca Formenti

Proseguono gli appuntamenti con La Musica del Monteverdi, ciclo di concerti a cura del Conservatorio Claudio Monteverdi di Cremona. In scena quattro talentuosi musicisti: due violoncellisti e due pianisti si esibiranno domenica 2 aprile nel Ridotto del Teatro (ore 11.00) in La Musica per violoncello tra Romanticismo e Novecento

Scritta nel 1815, la Sonata per violoncello e pianoforte n. 4 in do maggiore, op. 102 n. 1 segna il passaggio alle sonorità spesso austere del tardo stile di Beethoven. Procedendo dallo schema classico stabilito, qui Beethoven esplora le possibilità di cambiare ed espandere la forma della sonata, che rende Opus 102 la pietra miliare del suo violoncello. Nella Sonata emergono elementi insoliti nella struttura stessa: si articola in due soli movimenti, con due tempi veloci preceduti ciascuno da una introduzione lenta. Rivelano un Beethoven più inquieto, conciso, concentrato, anche talvolta più indipendente nella forma e nel modo di trattare i due strumenti; ma sono di un’originale e profonda espressività.

Unica composizione di Shostakovich per questa tipologia strumentale, la Sonata per violoncello e pianoforte in re minore riflette il suo stile originale, sarcastico e spiritoso, espresso peraltro con un linguaggio conservatore, chiaro, espressivo, accessibile a un vasto pubblico. Nella Sonata si nota un ritorno alle forme tradizionali, ma sul piano strutturale si avverte una tensione e una complessità tematica che si distacca dal più tipico sonatismo di marca romantica, mediante un processo singolare di “montaggio” delle immagini sonore. Indubbiamente nella Sonata si respira un’aria di moderata ambiguità tonale in un tessuto musicale piuttosto eterogeneo, recante la figura dello stile e della personalità di Shostakovich.

I Phantasiestücke op. 73 – detti in origine Soireestücke – furono scritti da Robert Schumann nel 1849. I Phantasiestücke sono segnati da interni richiami tematici e da un equilibrio particolarmente riuscito nella scrittura strumentale. Si tratta in effetti di un unico brano diviso in tre sezioni contrastanti; la composizione si sviluppa infatti seguendo un percorso che accelera progressivamente il tempo, e accresce la tensione da una sezione all’altra; dal lirismo nostalgico iniziale si passa così alla maggiore agitazione della sezione centrale, e poi allo slancio conclusivo, anche se temperato da momenti più intimistici.

I Cinque pezzi, scritti originariamente per due violini e pianoforte, sono stati raccolti e arrangiati da Lev Atovmyan, amico e assistente di Shostakovich, e provengono da due partiture realizzate dal

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