Eccidio di Cefalonia, storia e
testimonianza all'IIs Stradivari
Nel 2023 ricorre l’80° anniversario dell’eccidio di Cefalonia e Corfù. E’ una data molto significativa, perché la resistenza che i militari della Divisione Acqui e di altri corpi opposero all’esercito tedesco è considerata oggi il primo atto di rinascita di un’Italia democratica che sceglierà la Repubblica dopo la fine della guerra. I militari, in stragrande maggioranza della Divisione Acqui, si opposero all’ordine tedesco di consegnare le armi. Dopo aver resistito a lungo, si arresero il 22 settembre 1943. La rappresaglia iniziò immediatamente e fu spietata. L’eccidio costò la vita a migliaia di militari italiani (tra questi 174 cremonesi), che furono trucidati o deportati nei Lager.
Venerdì 17 marzo quegli eventi saranno ricordati nel seminario “Cefalonia: la storia, il processo, i documenti” nell’Aula Magna dell’I.I.S. “Stradivari” in via Colletta 5. Interverranno il Procuratore Generale Militare Marco De Paolis, la storica Isabella Insolvibile e in collegamento streaming l’ultimo sopravvissuto all’eccidio di Cefalonia Bruno Bertoldi, che ha festeggiato i suoi 104 anni.
Il Procuratore Generale Militare Marco De Paolis, considerato uno dei massimi esperti giuridici di crimini di guerra nazifascisti. Tra il 2002 e il 2018 ha diretto le indagini su oltre 450 procedimenti per eccidi di civili e militari italiani commessi dopo l’8 settembre 1943 ottenendo 57 condanne all’ergastolo di militari tedeschi resisi responsabili delle più gravi stragi compiute in Italia e all’estero nella seconda guerra mondiale, tra cui quelle di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Cefalonia e Civitella in Val di Chiana.
La storica Isabella Insolvibile, consulente tecnico delle Procure militari di Roma e di Napoli per indagini relative a stragi nazifasciste. E’ membro del Comitato scientifico dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri e autrice di monografie e saggi sulle Resistenza, la prigionia e i crimini di guerra.
Bruno Bertoldi nato il 23 ottobre 1918 a Mitteldorf (Austria) e cresciuto a Carzano (Trento), fu arruolato nel 1937 a Bolzano nella divisione Acqui. Sbarcato prima in Albania e poi militare di stanza a Cefalonia, sopravvisse miracolosamente all’eccidio, grazie al militare austriaco chiamato a fucilarlo che gli permise di fuggire.
Rifugiatosi nell’abitazione di una famiglia greca, al termine della strage Bruno si consegnò alla Wehrmacht per evitare rappresaglie sul villaggio nel quale si era nascosto. Rifiutatosi di arruolarsi nell’esercito tedesco, fu caricato su un treno finendo a Minsk in Ucraina. Qui, lavorò per sei mesi come meccanico prima di essere consegnato all’Armata rossa dai partigiani.
Fu poi caricato sull’ennesimo treno merci dal quale però riuscì a scappare. Camminò per due mesi attraverso la steppa gelata fino a arrivare al lager di Tambov nella Russia sud occidentale, da dove venne poi trasferito in Turkestan. Nell’ottobre del 1945, finalmente, la libertà: Bruno venne caricato su di un ultimo convoglio, che lo trasportò fino a Vienna e da lì in Valsugana, dove potè riabbracciare la madre.