Cronaca

Inquinamento Pfas in almeno
11 siti cremonesi: lo studio

Sono almeno 11 i siti in territorio cremonese che risultano contaminati dai cosiddetti Pfas, sostanze perfluoro alchiliche, volgarmente conosciute come “inquinanti chimici eterni”, in quanto, secondo gli scienziati, possono permanere nell’ambiente anche per migliaia di anni. Il dato emerge da una ricerca condotta da “Le Monde” e da 17 partner nell’inchiesta giornalistica internazionale chiamata The Forever Pollution Project.

Un quadro molto inquietante, che a Cremona colloca ben 11 siti in cui la contaminazione è accertata: in tutti i casi, riguardano l’acqua, sotterranea o superficiale: a Crema sul Canale Cresmiero, a Casaletto Ceredano sul canale Melesa, a Montodine e Sergnano sul fiume Serio, a Moscazzano nel colatore Videscola, poi ci sono due zone sull’Adda a Pizzighettone e una a Crotta d’Adda, oltre un’area lungo il Po all’altezza di Cremona e un’altra più a valle. Infine risulta una contaminazione anche in acque sotterranee a Gombito.

I valori delle Pfas in queste aree, certificati da Arpa Lombardia, sono molto variabili: la più grave è a Crotta d’Adda, dove si rilevano 297 nanogrammi per litro d’acqua, seguito da Casaletto Ceredano, dove sono 134, e da Pizzighettone, 120. Questi sono tra i siti che la ricerca definisce “hotspot” viene utilizzato quando la concentrazione di PFAS rilevata in un sito raggiunge un livello che gli esperti considerano pericoloso per la salute (100 ng/L).

Oltre a questi, vi sono 12 siti in cui la contaminazione è solo presunta: si trovano a Cremona, Crema, Trigolo, Robecco d’Oglio, Isola Dovarese e Bordolano.

I dati lombardi ripresi da Le Monde risalgono al 2018, quando l’Arpa aveva realizzato dei monitoraggi su 54 stazioni, con cadenza bimestrale o trimestrale, cercando i 12 principali Pfas.

Complessivamente, dall’indagine è stata realizzata una mappa che individua più di 17mila siti in Europa contaminati da questi veleni chimici, oltre 2mila in cui la loro concentrazione è considerata pericolosa per la salute e altri 21mila siti in cui l’inquinamento è presunto.

LaBos

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