Cronaca

Più reati informatici: ma Cremona
investe nella cyber security

Le indagini relative all’attacco hacker verificatosi su scala mondiale nei giorni scorsi, come specificato nella nota del Governo diffusa lo scorso 6 febbraio, fanno emergere una probabile azione di criminali informatici, che richiedono il pagamento di un “riscatto”. Quest’ultima crisi, in un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, ripone in primo piano il tema della sicurezza informatica di enti e imprese.

Come evidenziato nel focus territoriale del 23° report Confartigianato, nell’ultimo anno i reati
informatici sono cresciuti in Lombardia del 24,8%, dinamica tra le più sostenute dopo quella di
Toscana, con +35,5%, e Puglia, con +25,0% e ampiamente superiore rispetto al trend rilevato a livello medio nazionale che è di +18,4%.

L’incidenza del fenomeno è pari a 60 denunce ogni 10 mila abitanti, con una intensità superiore alla
media nazionale, che è di 54, e inferiore solo a quella rilevata per Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Liguria. Cremona è al sesto posto con 60 denunce dietro le province a maggiore intensità del fenomeno: in primis Mantova, con 77 denunce ogni 10 mila abitanti, Milano 75, Brescia 66, Lecco 66, e Sondrio con 65.

Ma se i reati informatici crescono, le imprese stanno correndo ai ripari, investendo in sicurezza. Come riporta il bollettino annuale dell’indagine Excelsior di Unioncamere- Anpal, nel 2022 in Lombardia si attesta al 39,7% la quota di medie e piccole imprese lombarde che hanno investito in cyber sicurezza, sopra di 7 punti percentuali rispetto al periodo 2017-2021 (32,7%). A livello provinciale la quota risulta essere più elevata per Milano, con 44,4%, e Lecco, con 40,8%. Cremona è in settima posizione con il 36,3% delle micro e piccole imprese che hanno implementato il livello di sicurezza informatica nell’anno appena trascorso.

Tra le conseguenze dell’attacco subito dalle imprese, più diffuse sono l’ulteriore tempo impegnato per rispondere agli attacchi informatici per il 30% dei casi, i costi di riparazione o ripristino per il 25%, l’impossibilità di usare risorse o servizi e di far continuare ai propri dipendenti le attività
quotidiane hanno interessato, entrambe, per il 18% delle aziende.

Sara Pizzorni

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