Cronaca

Savaresi, scienziato cremonese: "Auto privata
è il passato, ci sposteremo in robotaxi"

In un futuro prossimo non sarà più l’auto privata a dominare gli spostamenti ma una nuova forma di mobilità, improntata ad un necessario riequilibrio tra economia e sostenibilità ambientale. Se ne è parlato la scorsa settimana, nell’incontro organizzato dal Civico 81 di via Bonomelli con lo scienziato cremonese Sergio Savaresi, ingegnere, ordinario di Automatica al Politecnico di Milano, fondatore di Move, leader nella ricerca nel campo dei sistemi di controllo dei veicoli, co-fondatore di numerose aziende ‘start-up’ innovative.

E’ da poco tornato da Las Vegas, dove con il team di PoliMOVE, ha riportato la terza vittoria in due anni nel challenge che vede impegnate le più prestigiose università impegnate nella ricerca sulle auto senza conducente. Il contesto questa volta era la seconda edizione dell’Indy Autonomous Challenge (IAC) al CES di Las Vegas, dove l’auto da corsa allestita da PoliMOVE ha raggiunto la straordinaria velocità massima di 290Km/h, nuovo record mondiale su pista per un’auto senza pilota, superando tutte le nove squadre provenienti da diciassette università di sei Paesi da tutto il mondo. “Abbiamo battuto ancora una volta i tedeschi”, dice con un certo grado di soddisfazione Savaresi, appena prima di iniziare la sua relazione sulle ripercussioni pratiche che queste sperimentazioni di nicchia potranno avere nella nostra vita quotidiana, accanto all’assessore alla Mobilità Simona Pasquali e al sindaco Gianluca Galimberti.

Il punto di partenza è l’insostenibilità ambientale del ritmo di crescita delle auto private, comprese quelle elettriche su cui l’UE spinge particolarmente: “In Italia ci sono circa 60 milioni di abitanti e le automobili sono poco meno di 40mila, negli Stati Uniti il rapporto è quasi di 1:1”, esordisce, quantificando in Gigaton il budget residuo di Co2 che l’umanità può permettersi di mettere in atmosfera prima di arrivare al disastro totale. Agire sul trasporto significa agire sul 30% delle emissioni responsabili dell’inquinamento: auto più piccole, elettriche o ad idrogeno, condivise e – questa è la vera novità (per gli scienziati non più tale), guidate da algoritmi. Due le tipologie di veicoli che resisteranno: quelli  con uno scopo funzionale, i “robotaxi” ossia auto ad uso pubblico e guida autonoma che ci vengono a prelevare, ci lasciano dove dobbiamo andare e continuano il loro tragitto in città a seconda di chi la prenota. E i veicoli “emozionali”, legati alle necessità ludiche e vacanziere, che secondo questa corrente di pensiero saranno sempre più di nicchia.

Impossibile prevedere quando il mercato e la società saranno pronti a questo salto abissale, ma intanto la ricerca va avanti. Ce n’è ancora tanta da fare – spiega Savaresi –  prima di arrivare ad una guida autonoma accettabile sotto il profilo della sicurezza, e anche la politica dovrà fare la sua parte perchè questa rivoluzione implica delle scelte. Episodi di incidenti mortali avvenuti ad esempio negli Stati Uniti con delle Tesla, hanno raffreddato le sperimentazioni nel mondo occidentale, ma la Cina al contrario non si è fermata.

“Io lavoro nel campo dell’automazione – spiega ancora lo scienziato –  noi cerchiamo di automatizzare le azioni che fanno gli umani. La guida è una delle cose che gli esseri umani fanno, tra le più complesse: le varabili sono tante, traffico, ostacoli, altre auto in circolazione, sono tantissime le competenze richieste. E questo software, che noi chiamiamo ‘algoritmo di intelligenza artificiale’, che è bravo quasi quanto un umano, deve risolvere problemi quali la localizzazione, ossia capire esattamente dove si trova; la percezione degli altri ostacoli; deve prendere decisioni, ad esempio quale strada prendere, e quale ostacolo schivare. E poi ovviamente il controllo, dei pedali e dello sterzo. Insomma, un pacchetto di tecnologia assai complesso che però stiamo sviluppando da un paio d’anni con un certo successo”.

Quanto avvenuto finora nel campo delle auto condivise ha mostrato tanti limiti: “Il car sharing non ha funzionato molto, perchè servirebbero molti veicoli per  poterne avere uno sempre a disposizione quando serve. E’ un servizio di nicchia anche in grandi città come Milano. La svolta sarà nel car sharing a guida autonoma”. Il Politecnico ha fatto delle simulazioni, attraverso le “scatole nere” delle compagnie assicuratrici, tenendo conto delle abitudini di guida in città. Ad esempio a Padova, è stato riscontrato che un robotaxi consentirebbe di sostituire 10 automobili.

E non c’è nemmeno da scommettere troppo su un futuro dominato dalle auto elettriche, se l’uso resta quello privato: troppo pochi i km che mediamente si percorrono con un’automobile (il 50% delle auto in Italia non percorre mai più di 300 km in un giorno) per giustificare il costo delle batterie. Al contrario, l’auto pubblica che percorre tantissimi km in un dato arco temporale, è anche più efficiente per la rete elettrica.

“Sappiamo dove arriveremo, ma non in quanto tempo”, la risposta alla domanda su quando tutto ciò diventerà realtà. gbiagi

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...