Economia

Manifattura lombarda in crescita, ma
sale preoccupazione per fine anno

La Lombardia resiste e si conferma la Regione con il tessuto produttivo più importante d’Italia e tra i principali in Europa. A dfirlo è stato l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, in merito ai dati congiunturali delle imprese manifatturiere del terzo trimestre 2022.

Non era scontato, non era semplice, visto le pandemie, prima quella sanitaria e ora quella energetica, con le quali le imprese devono far fronte; ma il connubio pubblico-privato regge in un momento estremamente difficile e questo è senza dubbio un’ottima notizia non solo per la Lombardia ma per tutto il Paese” ha detto.

I numeri, tuttavia, sono meno positivi rispetto ai trimestri scorsi ma la produzione industriale continua la sua crescita seppur in maniera più limitata rispetto allo scorso trimestre (+0,4%), riducendo così l’intensità della crescita congiunturale ma restando in territorio positivo. La variazione tendenziale sullo stesso trimestre dell’anno scorso è pari al +4,8%. Questo risultato positivo è diffuso a quasi tutti i settori con l’eccezione dei mezzi di trasporto (-2,6%) e della siderurgia (-4,8%) che registrano invece un calo tendenziale. Gli ordinativi – sempre in positivo – mantengono tassi di crescita moderati per l’industria (+1,3% dall’interno e +1,5% dall’estero).

Gli ultimi dati relativi al comparto manifatturiero confermano che il tessuto produttivo lombardo tiene nonostante le difficoltà legate al ‘caro energia’; un problema che l’Europa non affronta concretamente nonostante i ripetuti annunci” evidenzia guidesi. “Come Regione Lombardia – ha continuato – abbiamo messo in campo tutto quello che potevamo attraverso misure specifiche e strumenti creditizi. Ci attendiamo che oggi l’Europa faccia lo stesso altrimenti si rischia seriamente di compromettere l’economia trainante del Paese con gravi effetti sociali“.

Risultati in linea anche per le aziende artigiane manifatturiere che segnano una crescita della produzione del +0,6% congiunturale che diventa +4,9% su base tendenziale. Per queste imprese – rivolte maggiormente al mercato interno – gli ordini mostrano segnali di cedimento (+0,4% congiunturale), mentre per i mercati esteri svoltano in negativo (-0,2%). Crescono maggiormente nel trimestre i settori del comparto moda (abbigliamento, pelli-calzature e tessile). Anche in questo caso un dato interessante e significativo soprattutto per quel che concerne il tessile, settore che più di tutti ha faticato anche anti-covid.

Un quadro tendenzialmente positivo che diventa straordinario soprattutto se si considera quanto siano impattanti per le imprese i cosiddetti ‘fattori esterni’; beni energetici, materie prime e componenti varie registrano nuovi record spingendo il dato sui prezzi verso l’alto: rispetto al III° trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono cresciuti mediamente del 57% per le imprese industriali e dell’82,5% per le artigiane. Si attenuano tuttavia le difficoltà di approvvigionamento e migliora anche la situazione delle scorte di magazzino e dei materiali per la produzione.

“Nello specifico, i prezzi delle materie prime presentano una dinamica congiunturale in continuo rialzo per tutti i comparti, ma con un rallentamento nell’ultimo trimestre. Per l’industria, l’incremento si assesta ora al +9,8% congiunturale, dal +15,9% di inizio anno. L’artigianato mostra una dinamica simile passando dal +19,8% del primo trimestre all’attuale +15,2%.
I prezzi dei prodotti finiti seguono ancora da lontano l’incremento delle materie prime registrando un +6,1% per l’industria e un +8,1% per l’artigianato.

In questa logica si inseriscono gli strumenti messi in campo dall’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia: un pacchetto economico da 255 milioni per le imprese lombarde che si compone di diverse misure per sostenere investimenti sull’efficientamento energetico del processo produttivo e per supportare le aziende che in questo momento hanno bisogno di credito e liquidità.

In un quadro ancora incerto lo scenario più probabile per il prossimo trimestre è di una contrazione congiunturale dei livelli produttivi che porterebbe ad una crescita media annua per il 2022 del +6,3%, ma a un tasso di crescita acquisito per il 2023 negativo pari al -0,3%”.

Proprio pensando al prossimo futuro, il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio, tiene alta l’attenzione e sottolinea che “se nel terzo trimestre il quadro per la produzione lombarda rimane positivo, assistiamo a un ulteriore indebolimento della crescita e ci avviciniamo pericolosamente a un possibile punto di svolta negativo; Infatti, il deterioramento del quadro economico porta gli imprenditori industriali a un cauto pessimismo per il prossimo trimestre, mentre per gli artigiani il rischio di una contrazione della produzione è ancora maggiore”.

Nonostante le preoccupazioni degli imprenditori, guardando con attenzione tutti i dati si trovano conferme rispetto alla tenuta del sistema e alla grande resistenza delle imprese lombarde. Molto interessanti, ad esempio, sono i numeri relativi all’occupazione dell’industria che registra un saldo positivo (+0,3%). Rimane stabile ai minimi la quota di imprese che ha fatto ricorso alla CIG: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione si attesta al 6,9% e le ore di CIG utilizzate si fermano all’1,1%. Un risultato importante ma meno positivo quello registrato per l’artigianato che, a fronte di un utilizzo della CIG ai minimi, registra un saldo occupazionale di poco sotto lo zero (-0,2%).

Anche osservando i dati settoriali dell’industria l’analisi è positiva; la maggior parte delle realtà mantiene significativi incrementi tendenziali dei livelli produttivi. Da segnalare l’ottima performance del sistema moda: abbigliamento (+30,3%), pelli-calzature (+27,9%) e tessile (+7,4%). Incrementi sopra la media anche per manifatturiere varie (+8,6%), carta-stampa (+7,8%), alimentari (+6,5%), meccanica (+5,4%) e legno-mobilio (+5,1%). In crescita, ma con intensità minori poco superiori all’1% minerali non metalliferi e gomma-plastica; variazione nulla per la chimica; invece, gli unici settori in contrazione tendenziale sono i mezzi di trasporto (-2,6%) e la siderurgia (-4,8%). Il positivo andamento del comparto moda è confermato anche dalle imprese artigiane. I risultati meno entusiasmanti, ma ancora positivi, si hanno nel comparto artigiano per manifatturiere varie (+1,5%), gomma-plastica (+2,6%), meccanica (+3,5%), alimentari e carta-stampa (+4,6%). variazione nulla, in questo caso, per la siderurgia.

Altro dato interessante è quello relativo al fatturato a prezzi correnti dell’industria che segna un buon risultato tendenziale (+13,5%) e una crescita sul trimestre precedente del 2,6%. Gli incrementi di prezzo dei prodotti finiti in atto, con un’ulteriore crescita del 6,1% congiunturale, influiscono sul risultato. Per le imprese artigiane il fatturato cresce dell’1,7% congiunturale e del 7,4% tendenziale. Anche in questo caso va considerata la dinamica dei prezzi dei prodotti finiti, cresciuti dell’8,1% rispetto al trimestre precedente. La dinamica congiunturale degli ordini interni migliora, ma resta debole, per l’industria (+1,3% congiunturale), come anche gli ordini esteri che si fermano a +1,5%. Risultati peggiori per l’artigianato con ordini interni poco sopra lo zero (+0,4%) ed esteri in lieve contrazione (-0,2%). La quota del fatturato estero sul totale rimane elevata per le imprese industriali (39,8%) e resta poco rilevante e in diminuzione per le imprese artigiane (6,4%).

Per il settore industria si registra un rientro delle scorte di magazzino verso livelli più che adeguati, con i segnali di scarsità ora in quota minoritaria. In questo trimestre, a fronte di una quota considerevole di imprese che giudica le scorte adeguate (63% per i prodotti finiti e 73% per le materie prime), si registrano saldi tra giudizi di esuberanza-scarsità positivi per le materie prime (+1,8%) e leggermente negativi per i prodotti finiti (-0,8%). In miglioramento anche le scorte per l’artigianato, anche se i segnali di scarsità delle materie prime sono ancora giudicate scarse, ma in linea con i dati storici del comparto.

A commentare i dati anche il presidente di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella, secondo cui “la rilevazione di Unioncamere in collaborazione con Regione Lombardia e Confindustria Lombardia relativa al terzo trimestre 2022 mostra un rallentamento ma conferma la forza del sistema industriale lombardo nel resistere alla tempesta. Una forza che emerge dalla sensibile crescita della produzione industriale rispetto al secondo trimestre (+0,4%) e al balzo rispetto stesso periodo del 2021 (+4,8%). L’attacco all’industria lombarda sembra quindi al momento scongiurato grazie alla ripartenza del mercato domestico e alla stabilità degli ordini esteri, ma questo non migliora le aspettative degli imprenditori come emerso dalle previsioni negative registrate per i prossimi mesi. Il rallentamento registrato nell’ultimo mese dei costi energetici sta dando un po’ di respiro alla produzione – le stime dell’Osservatorio energia di Confindustria Lombardia degli extra-costi che l’industria sosterrà per il 2022 per elettricità e gas per sono scese dalla precedente stima di 20 a 13 miliardi, sempre ben oltre i 2 miliardi sostenuti nel 2019 –, ma il timore delle imprese è che senza reali soluzioni a livello europeo e nazionale la corsa dei prezzi sia destinata a ripartire.

Le incognite di questa tempesta perfetta nella quale ci troviamo sono infatti ancora tutte sul tavolo: costi dell’energia insostenibili, inflazione record in Italia e nell’Eurozona, forte rialzo dei tassi di interesse, deprezzamento dell’euro, instabilità nelle catene globali del valore e instabilità a rialzo dei prezzi delle materie prime. Tutto questo rischia di minare la capacità delle imprese lombarde e italiane di competere nei mercati internazionali. Costi dell’energia, inflazione e alti tassi di interesse stanno infatti prosciugando la liquidità delle nostre imprese, in particolare delle PMI, e nel 2023 questa stretta aumenterà ulteriormente.

A fronte di queste sfide gli imprenditori, dopo aver sostenuto da soli la forte ripartenza nel post-Covid, sono delusi e sfiduciati nei confronti di un’Europa che sembra non vedere nell’industria un asset strategico generando così un vantaggio competitivo a favore di Stati Uniti e in Cina. In un contesto già emergenziale, infatti, a Bruxelles continuano a lavorare alacremente per affossare diverse filiere: dopo la mancata valutazione delle conseguenze delle sanzioni alla Russia lo stesso sta avvenendo relativamente all’impatto che alcuni regolamenti UE hanno su interi comparti industriali. Mi riferisco in particolare a tre filiere che ci vedono eccellere a livello europeo e mondiale: imballaggi e packaging, automotive, agrofarmaci, tutte nel mirino di normative penalizzanti per le nostre imprese.
Serve quindi fare ancor più sistema a livello italiano, partendo dalla forza di regioni come la Lombardia, trovando partner e sponde a livello europeo per difendere l’industria dalle minacce contemporanee. In caso contrario assisteremo allo smantellamento pezzo dopo pezzo dell’industria con conseguenze sociali ed economiche insostenibili”.

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