Cronaca

Il live anni ’70 di Omar Pedrini per salvare la Grande Quercia

«Ci sono ragazze vestite un po’ anni ’70 e coppie giovani con i loro figli. Questo sarà il nostro hippie hour». Comincia così il concerto di Omar Pedrini sotto la Grande Quercia di Castelvetro Piacentino, l’albero minacciato dalla costruzione del Terzo Ponte. In effetti, l’atmosfera è quella di un raduno hippie o di una serata con la chitarra sulla spiaggia. «Quando ero in gita – racconta Pedrini -, i miei compagni mi chiedevano sempre di suonare. Poi, però, andava a finire che io rimanevo da solo con la mia chitarra, mentre loro si appartavano con le ragazze della compagnia». Musica e natura, in un concerto che ha modi e sonorità familiari. Le presentazioni sono affidati a don Bruno Bignami che dice: «Gli alberi ci osservano, rispettiamoli». Poi, Omar Pedrini racconta: «Mamma Daria appendeva al nostro nocciolo in giardino dei bigliettini di ringraziamento perché l’albero le aveva donato l’ombra durante l’estate. Vedete, questa è la vera ricchezza». E attacca “Casa mia”, accompagnato dall’amico Giovanni Bottoglia, che a forza di suonare diventa “L’Isola di Wight”. Una serata libera perché senza scaletta. E allora, c’è spazio per Neil Young con “Harvest”, per i Timoria con “Senza vento” e “Sole spento”, per Bob Marley con “Redemption song”. Finisce così il live di Pedrini sotto la Quercia: con il pubblico in piedi che chiede ancora una canzone e, attorno a lui, canta “Albero” e la notizia che Omar, insieme a don Bruno e a Franco dei Modena City Ramblers, farà parte del Comitato che si costituirà a livello formale per salvare il grosso albero e l’Isola del Deserto dal Terzo Ponte sul Po.  «E’ il primo scoop della mia vita – saluta – di cui non mi vergogno».

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