Cronaca

Processo Tamoil, non c'è Perri Un cittadino: 'Rappresenterò Cremona' Turco (Radicali): Ministero sia parte civile

Foto Francesco Sessa

AGGIORNAMENTO – Ancora nessuna decisione sulla richiesta di un consiglio comunale aperto riguardante i temi dell’inquinamento Tamoil, delle bonifiche e della mancata costituzione di parte civile del Comune nel processo. Richiesta, questa, arrivata anche a seguito della sollecitazione della segreteria provinciale del Partito democratico, e firmata da consiglieri di opposizione di Pd, Idv, Cremona per la Libertà e Cremona nel Cuore. Un ufficio di presidenza ‘esplorativo’ sulla questione si è svolto nel pomeriggio, a ranghi ridotti soprattutto a causa dell’orario di convocazione (le 16). Una riunione interlocutoria, nella quale, come accennato, nessuna decisione è stata presa. Non c’è stata chiusura alla domanda di assemblea aperta, ma nemmeno quella che può essere considerata un’apertura. Sottolineata davanti ai richiedenti l”apertura’ già messa in atto con l’attesa commissione ambiente di venerdì pomeriggio, legata alle attività di trasformazione da raffineria in deposito, al progetto di ripristino delle aree esterne e al programma di monitoraggio ambientale, e per la quale numerosi sono gli inviti alla partecipazione spediti (indirizzati ad esempio alle canottieri, al sindaco, al prefetto, a parlamentari del territorio). La richiesta tuttavia è chiara: c’è la volontà di prendere parte alla convocazione straordinaria di un consiglio comunale aperto sul caso, entro la prima metà di giugno, perché questa viene giudicata la situazione più idonea alla luce dell’importanza del ruolo dell’assemblea.

CASO TAMOIL IN TRIBUNALE

Processo Tamoil. Non c’è Perri a rappresentare il Comune di Cremona, che ha rinunciato a costituirsi parte civile nel procedimento sull’avvelenamento della falda acquifera da idrocarburi causato, per l’accusa, dalla raffineria Tamoil. Si è presentato un cittadino cremonese, Gino Ruggeri, tesoriere dell’Associazione Piero Welby, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Rossodivita, che ha chiesto al gup Guido Salvini di difendere gli interessi della collettività vista la latitanza dell’Amministrazione. La possibilità per il Comune di Cremona di costituirsi parte civile era stata caldeggiata da Salvini, su richiesta del pm Fabio Saponara. ??Il giudice si è riservato di decidere sulle costituioni di tutte le parti civili. Risposte attese nella prossima udienza del 19 giugno. Precedente a Roma, nel caso del processo sui presunti abusi edilizi compiuti in alcune strutture sportive in vista dei mondiali di nuoto del 2009. Il sindaco Alemanno non si è costituito parte civile, il giudice ha accolto la richiesta di Wwf e di Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani, in sostituzione del Comune di Roma.
Già depositate, intanto, le richieste per la costituzione di parte civile del Dopolavoro ferroviario (1.800 soci effettivi), rappresentato dall’avvocato Annalisa Beretta (oggi presente insieme al presidente del Dopolavoro Giuseppe Ghisolfi), di 26 soci della canottieri Bissolati, tra cui anche i radicali Sergio Ravelli ed Ermanno De Rosa, tutti assistiti dagli avvocati Gian Pietro e Monica Gennari, Claudio Tampelli e Vito Castelli, e Legambiente, attraverso l’avvocato di Milano Ilaria Ramoni. La Tamoil si è opposta a tutte le costituzioni di parte civile, tranne a quella del Dopolavoro. Il giudice si pronuncerà nell’udienza del prossimo 19 giugno.

LE DIVERSE POSIZIONI DURANTE L’UDIENZA

“Il Comune non può costituirsi parte civile perché non vanta un danno ambientale. Potrebbe farlo solo lo Stato”. E’ quanto sostenuto in favore di Tamoil da Riccardo Villata, professore ordinario di diritto amministrativo all’università degli studi di Milano, all’udienza del procedimento che vede la raffineria cremonese sotto accusa per l’avvelenamento da idrocarburi della falda acquifera della città. In questo caso, dunque, secondo Villata, “un singolo cittadino non si può surrogare al Comune, il quale  avrebbe potuto costituirsi parte civile solo se ci fosse stato un danno effettivo, cosa che non è avvenuta”. L’amministrazione comunale di Cremona, infatti, ha rinunciato a costituirsi parte civile nonostante la possibilità offerta dal giudice Guido Salvini su richiesta del pm Fabio Saponara. Al posto del Comune, su iniziativa dei Radicali, si è presentato un cittadino cremonese, Gino Ruggeri, tesoriere dell’associazione Piero Welby, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Rossodivita, che, in base a quanto recita l’articolo 9 del testo unico degli enti locali, ha chiesto al giudice di difendere gli interessi della collettività, vista la latitanza dell’amministrazione.  “Ci troviamo davanti ad un fatto che va oltre i reati ambientali”, ha spiegato l’avvocato Rossodivita, “c’è anche stato il pericolo di crollo di edifici. Faremo quindi valere i danni che verranno accertati nel corso del processo”.
La prossima settimana, intanto, l’onorevole Maurizio Turco, deputato dei Radicali, contatterà il ministero dell’Ambiente al quale chiederà di costituirsi parte civile, “come proposto dallo stesso giudice Salvini”, ha sottolineato Turco.

GLI IMPUTATI PER I QUALI E’ STATO CHIESTO IL GIUDIZIO

La procura di Cremona, intanto, ha già chiesto il rinvio a giudizio per i cinque imputati dell’inchiesta “madre” sull’inquinamento ambientale delle falde acquifere da parte della raffineria Tamoil. Si tratta di Mohamed Saleh Abulaiha, libico, direttore generale della Tamoil Raffinazione dal 2007, Ness Yammine, libanese, amministratore delegato dal 2006 della Tamoil Raffinazione e amministratore delegato e direttore generale della Tamoil Italia (le loro posizioni sono state stralciate per un vizio di notifica), Giuliano Guerrino Billi,  di Cremona, amministratore delegato della Tamoil Raffinazione dal 1999 al 2001 e della Tamoil Italia dal 1999 al 2004, Enrico Gilberti, di Robecco d’Oglio, amministratore delegato dal 2001 al 2004 della Tamoil Raffinazione e di preposto dal 1999 al 2006 e dal 2007 in poi, e Pierluigi Colombo, di Abbiategrasso, direttore generale della Tamoil Raffinazione nel periodo 2006/2007. Abulaiha, Billi, Gilberti e Colombo sono assistiti dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril, del foro di Milano, mentre Yammine dai legali Giacomo Lunghini e Alessandro Della Cha, entrambi di Milano.

I REATI CONTESTATI

L’accusa è di non aver adottato idonei interventi di messa in sicurezza di emergenza per bloccare lo sversamento al suolo di sostanze inquinanti penetrate nel terreno attraverso “forme abituali di gestione illecita di rifiuti, incidenti, perdite dai serbatoi e dalla rete di raccolta delle acque”. Nel capo di imputazione si contesta la mancata attivazione al fine di “accertare l’effettiva esistenza del cosiddetto taglione lungo l’argine maestro del fiume Po che avrebbe dovuto impedire la migrazione delle sostanze inquinanti, attraverso la falda, oltre i confini della raffineria”, accettando in questo modo “il rischio di avvelenare le acque della falda superficiale, intermedia e profonda, aumentandone il grado di contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti anche nelle aree circostanti al di fuori del perimetro della raffineria. In particolare, nelle comunicazioni inoltrate alla Regione Lombardia, alla Provincia e al Comune di Cremona nel marzo del 2001 per la Tamoil Petroli e per la Tamoil Raffinazione, Gilberti e Billi dichiaravano che non sussistevano i presupposti per interventi di messa in sicurezza di emergenza, quando invece il sito della raffineria si presentava già pesantemente inquinato quanto alle acque di falda e al suolo”.

“Le aziende sceglievano di non dare sollecito corso né alle specifiche richieste del Comune di Cremona, con cui si chiedeva la verifica dell’inquinamento anche delle aree esterne alla raffineria e di accertare la sussistenza della barriera naturale dell’argine maestro del fiume Po, né a quelle di Arpa, che richiedeva dettagliata indicazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza con conseguente grave e consapevole ritardo nell’adozione di soluzioni tecniche atte a limitare e a contenere l’avvelenamento delle acque e l’inquinamento del suolo entro i confini della raffineria. Solo nella prima decade del luglio del 2007 veniva messa in funzione la prima pompa stimme della barriera idraulica che consentiva di emungere dalla falda il prodotto surnatante (al 27 febbraio del 2009 ben 690 mc) e contenere un’ulteriore espansione dell’inquinamento della falda sottostante l’area golenale al di fuori del sito Tamoil, specialmente nell’area sud ovest, esterna alla raffineria, denominata alveo ex Riglio, gravemente contaminata: il suolo fino a 10 metri di profondità si presentava fortemente inquinato per presenza di idrocarburi, benzene e piombo; le acque della falda superficiale ed intermedia risultavano non conformi ai parametri e concentrazioni di legge per contaminazione da idrocarburi totali, BTEX (benzene, toulene, etilbenzene e xilene), MTBE, ferro, vanadio, cadmio, piombo tetraetile, manganese, composti organici alogenati. In particolare, a seguito dei prelievi del 13 luglio del 2007, si accertava che presso le canottieri Bissolati, Flora, Cral Tamoil, Dopolavoro Ferroviario e Baldesio le acque destinate al consumo e all’utilizzo umano, pozzi dai 40 ai 140 metri, piscine e acqua del rubinetto della cucina presentavano parametri difformi quanto alla presenza di idrocarburi totali e metalli pesanti. Inoltre alla Bissolati il pozzo di 41 metri presentava una notevole concentrazione di benzene, sostanza altamente tossica per la salute umana”.

I soli Gilberti, Yammine e Abulaiha devono anche rispondere di delitto colposo e di disastro doloso (entrambi reati puniti con la reclusione da uno a cinque anni) per fatti accaduti a Cremona tra il maggio e il giugno del 2008. “In cooperazione colposa tra loro, non prevedendo, per imprudenza ed imperizia, la dispersione nell’ambiente di vapori esplosivi, non adottavano tempestivamente misure di sicurezza idonee ad aspirare i gas infiammabili sprigionatisi dal sottosuolo, gravemente contaminato per la presenza, nel suolo e nella falda superficiale, di idrocarburi, con conseguente grave e concreto pericolo di esplosioni che avrebbero messo a repentaglio la pubblica incolumità. In particolare, i rilievi effettuati dai vigili del fuoco registravano alla Bissolati la presenza di miscela infiammabile con elevate concentrazioni sia nei pozzetti dei sottoservizi, sia negli edifici adibiti a preparazione e consumazione pasti; alla canottieri Flora la presenza di miscela infiammabile con elevate concentrazioni all’interno dei pozzetti dell’impianto elettrico di terra nel parcheggio interno; nello spazio libero adiacente il Circolo Cral Tamoil e l’abitazione di Mario Manzia la presenza di miscela infiammabile con elevate concentrazioni in corrispondenza di un pozzetto dei sottoservizi elettrici, mentre al Circolo Cral Tamoil la presenza di vapori esplosivi in condotti di servizio e pozzetti d’ispezione; situazioni che imponevano all’autorità comunale l’adozione di ordinanze di divieto di accesso ai circoli ricreativi e il distacco cautelativo dell’energia elettrica per evitare che scintille elettriche potessero provocare esplosioni”.

Sara Pizzorni


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