Cronaca

Infiltrazioni mafiose sul Cremonese
nella relazione della Dia

Le infiltrazioni criminali sul territorio cremonese sono state oggetto della relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia), relativa al secondo semestre del 2021 e presentata in questi giorni al Parlamento. Un documento da cui emerge, come già si era evinto da precedenti rapporti, “accanto a manifestazioni di criminalità diffusa”, anche “la presenza di proiezioni della criminalità organizzata calabrese ed in particolare della cosca Grande Aracri di Cutro”. Infiltrazione che in realtà ha radici storiche, se si considera che membri della stessa cosca erano stati condannati per il duplice omicidio delle Colonie Padane del 1992.

Tra le indagini che hanno interessato il periodo preso in esame, la relazione segnala quella denominata “Atto Finale”, che ha raccolto più filoni di indagine anche con sviluppi all’estero, e che ha portato all’esecuzione di 16 misure cautelari “nei confronti di soggetti affiliati e contigui alla ‘ndrangheta, indiziati di associazione mafiosa, usura, estorsione e reati fiscali”, nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Cremona e Ascoli Piceno. Le indagini hanno permesso di ricostruire l’infiltrazione nella provincia di Brescia della ‘ndrina Facchinieri, organizzazione di Cittanova (RC) fra le più antiche della Piana di Gioia Tauro, radicata a Milano da alcuni decenni. Secondo quanto emerso, si sono registrate, anche nel corso del lockdown della primavera 2020, “condotte estorsive ed usurarie in alcuni casi con tassi di interesse annui pari al 90%, organizzate dal citato sodalizio ai danni di alcuni imprenditori in difficoltà economiche, evidentemente amplificate dall’emergenza pandemica e delle conseguenti misure di contenimento”.

Sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori della guardia di Finanza, “il gruppo ‘ndranghetista avrebbe creato e posto a disposizione a soggetti contigui all’organizzazione decine di società “cartiere”, anche con sede in Polonia, per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti”.

Altro filone di indagine che accende i riflettori sul nostro territorio riguarda lo smaltimento illecito di rifiuti, che rappresenta, secondo la Dia, “uno dei settori maggiormenteappetibili dalle organizzazioni criminali per il rapporto estremamente vantaggioso tra costi e benefici”. Secondo gli inquirenti, “il modus operandi sia delle organizzazioni criminali, sia dei singoli imprenditori senza scrupoli consisterebbe principalmente nella realizzazione di false dichiarazioni dell’azienda sul tipo e sulla quantità del rifiuto da smaltire che viene poi trasportato in località nazionali o estere con il fine di far perdere le tracce del carico”.

Tra le modalità di occultamento, vi è quello dello spandimento dei fanghi contaminati. A questo proposito, la relazione della Dia cita la nostra provincia, in merito ai “gravi episodi di inquinamento avvenuti sul territorio di Brescia, Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Lodi, Como, Varese Novara, Vercelli e Piacenza mediante sversamento di fanghi contaminati in terreni ad uso agricolo denunciati il 24 maggio 2021 dal Comando Carabinieri Forestali di Brescia”. I fanghi, che avrebbero dovuto esere depurati, igienizzati e così utilizzati come fertilizzanti, sono stati sparsi oltre che in svariate località bresciane nei comuni cremonesi di Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po, Torricella de Pizzo, Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere, Scandolara Ravara.

In merito alla vicenda, gli inquirenti hanno chiuso le indagini intorno alla fine di ottobre dello scorso anno, con 22 indagati tra persone fisiche e società, con accuse che vanno dal traffico illecito di rifiuti alla gestione di rifiuti non autorizzata, fino al getto pericoloso di cose.

LaBos

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