Cronaca

Ultimo giorno di lavoro all'hospice
delle Ancelle per il dottor Quinzani

Ultimo giorno di lavoro, oggi 31 agosto, per il dottor Marco Quinzani, responsabile delle Cure palliative nell’Hospice della casa di cura Ancelle. A quattro anni dal suo arrivo, il medico ha maturato i requisiti per la pensione, ma sarà ancora operativo fino alla fine dell’anno nell’ambulatorio di Medicina Interna presso la stessa clinica.

 Molto apprezzato per le doti umane, Quinzani parla con modestia di quanto realizzato negli ultimi anni, dopo aver trascorso trent’anni nel reparto di medicina dell’ospedale Maggiore, insieme ad altri nomi storici del nosocomio cremonese, come i colleghi dottoressa Bianchini, Paolo Bodini e Paolo Reggiani,”di cui ho un ricordo bellissimo. Ho lasciato con  rammarico quel reparto, ma la nuova esperienza di cure palliative è stata utile per completarmi. Eppure sento che quattro anni sono pochi per dire che sono uno specialista delle cure palliative, è un settore in continua evoluzione, dichiamo che mi ritengo ancora un ‘immaturo'”.

Tanti i pazienti che si sono succeduti in questi anni, “e non più solo chi è colpito da malattie oncologiche, ma anche da tante altre malattie croniche. Sono patologie che impongono di tenere in considerazione la globalità della persona, con tutti gli aspetti psicologici e relazionali del caso”.

Lo scorso febbraio, Quinzani era intervenuto alle iniziative diocesane della  44esima Giornata Nazionale per la vita: “Devo ammettere – aveva detto in quell’occasione –  che il termine cure palliative aveva creato in me un certo equivoco: quando non c’è praticamente più nulla da fare si affida il paziente alle cure palliative. In realtà la miglior sintesi del significato di cure palliative è “tutto quello che resta da fare””.

“Significa custodire una fase delicata dell’evoluzione di una malattia e della vita del paziente stesso, dove ogni atto e ogni gesto, dal più semplice al più specialistico, si svolge all’interno di una relazione: una relazione di cura che ha la potenzialità di permettere il raggiungimento della migliore qualità possibile per il paziente, ma anche per gli operatori sanitari”.

Giuliana Biagi

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