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Elezioni 2022, le proposte più discusse: tasse, scuola e asili, il Ponte

(Adnkronos) – Lo schema è sempre lo stesso. L’annuncio di una proposta a effetto, amplificato dal clima del comizio di turno, le repliche immediate a stretto giro, quasi sempre via social. La campagna per le elezioni 2022, compressa per i tempi stretti imposti dall’improvvisa fine della legislatura, è già segnata da un continuo rimbalzo tra le idee e l’impietoso fact checking che le smonta. A volte è oggettivo, altre meno.  

Succede in tutti gli schieramenti e per proposte di segno diverso. E’ spesso la riduzione delle tasse, la promessa per definizione, a monopolizzare l’attenzione. Dalla flat tax, in diverse versioni e con diverse aliquote e platee potenziali, alla tassa unica per l’acquisto della prima casa. Ma ci sono anche l’estensione dell’obbligo scolastico, l’asilo obbligatorio e il Ponte sullo Stretto di Messina a catalizzare l’attenzione.  

Il leader del Pd, Enrico Letta, ha scelto la platea del Meeting di Rimini, rimasta piuttosto fredda, per annunciare l’intenzione di promuovere l’estensione dell’obbligo scolastico fino alla maturità e l’introduzione dell’obbligo anche per l’asilo. La secca bocciatura, dati alla mano, è arrivata da Mara Carfagna, ministro per il Sud del governo Draghi e candidata di punta dello schieramento centrista di Calenda e Renzi. “L’idea di Enrico Letta dell’asilo obbligatorio non solo è in perfetto stile sovietico ma anche fuori dalla realtà: lo sa Enrico Letta che l’offerta di nidi e asili in molti Comuni del Sud non arriva al 15 per cento dei bambini residenti? Lo sa che al Sud oltre il 60 per cento delle madri non è occupata né può esserlo per mancanza di asili?”. Pronta anche la controreplica. “Garantire il diritto all’istruzione, a partire dall’infanzia, specie al Sud e a chi non può permetterselo, sarebbe da Unione Sovietica? Questa non è serietà, è pessima propaganda. Pensiamo piuttosto a realizzarli gli asili, anche con poteri sostitutivi se i Comuni non ce la fanno”, dice Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Pd.  

E’ stato un altro esponente dello stesso schieramento, Luigi Marattin, a reagire in maniera secca alla proposta di Silvio Berlusconi sulla prima casa. L’idea: “Per rilanciare il mercato immobiliare e consentire a tutti di comprare una casa e anche per rilanciare l’edilizia che è un settore trainante della nostra economia, introdurremo una tassazione unica per l’acquisto della prima casa al solo 2%”. La replica: “Escludendo le imposte ipotecaria e catastale (50 euro l’una, in forma fissa), per chi acquista da un privato o da un’azienda che vende in esenzione Iva già oggi esiste un’imposta unica al 2% per l’acquisto della prima casa: si chiama imposta di registro. Siamo alle comiche”. E Calenda aggiunge: “No, siamo oltre le comiche”, con un altro tweet che rilancia quello di Marattin. E non manca la puntualizzazione di matrice ‘tecnica’: “L’imposta al 2% per l’acquisto della prima casa è solo per l’usato, gli appartamenti nuovi scontano invece il 4% di Iva aggiuntiva sul prezzo di acquisto”, evidenzia l’avvocato Federico Filippo Oriana, presidente di Aspesi Unione Immobiliare. 

Sempre Silvio Berlusconi rilancia con forza una proposta bandiera che non ha mai abbandonato negli anni. “Io ho sempre ritenuto che il ponte sullo Stretto fosse una priorità assoluta e che costituisse uno dei progetti più importanti per il nostro Paese. Non ho cambiato idea”. Il leader di Forza Italia esprime anche rammarico per i tentativi andati a vuoto in passato. “Oggi il ponte sarebbe già da anni una realtà, con costi molto inferiori a quelli che dovremo affrontare ora, se non fosse stato bloccato per due volte dai governi della sinistra. Questa volta non ci fermeranno. Questo è il nostro progetto, questo è il nostro impegno a cui non verremo mai meno”. Arriveranno, a stretto giro, le obiezioni che partono dalle valutazioni di fattibilità e arrivano ai costi enormi e all’impatto ambientale.  

Manca un mese alle elezioni e le prossime settimane saranno ancora riempite da scambi accesi, botta e risposta in piena tradizione elettorale. Poi le promesse dovranno diventare provvedimenti e si tornerà a fare i conti con la realtà.  

(di Fabio Insenga)  

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