Economia

Manifattura lombarda, prosegue
la crescita, ma paura per futuro

La produzione industriale lombarda registra +1,6% rispetto al I° trimestre 2022, riducendo così l’intensità della crescita congiunturale ma restando in territorio positivo. Questo quanto emerge dalla rilevazione di UnionCamere Lombardia relativamente al 2 trimestre 2022.

La variazione tendenziale sullo stesso trimestre dell’anno scorso è pari a un solido +7,4%. Questo risultato positivo è diffuso a quasi tutti i settori con l’eccezione dei soli Mezzi di trasporto che registrano invece un calo tendenziale (-5,8%). Gli ordinativi – sempre in positivo – mostrano un rallentamento più sensibile in particolare del mercato interno (+0,6%), ma l’estero (+1,3%) ha intensità della crescita che si riduce di quasi due terzi.

Risultati positivi anche per le aziende artigiane manifatturiere che segnano una crescita della produzione del +2,3% congiunturale che diventa +8,7% su base tendenziale. Per queste imprese – rivolte maggiormente al mercato interno – gli ordini mantengono il ritmo di crescita dello scorso trimestre per il dato nazionale (+1,2%) mentre per i mercati esteri si fermano a un +0,5%. Crescono maggiormente nel trimestre i settori del comparto moda (Abbigliamento, Pelli-Calzature e Tessile) che scontano ancora gap significativi da recuperare rispetto al dato medio, in particolare Abbigliamento e Tessile, avendo iniziato la fase di recupero in ritardo rispetto agli altri comparti.

Resta alta l’attenzione sui prezzi. Beni energetici, materie prime e componenti varie registrano nuovi record spingendo il dato verso l’alto: rispetto al II° trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono cresciuti mediamente del 58,4% per le imprese industriali e dell’80,2% per le artigiane. Si attenuano tuttavia le difficoltà di approvvigionamento e migliora anche la situazione delle scorte di magazzino e dei materiali per la produzione.

“Il quadro per la produzione lombarda rimane positivo anche nel secondo trimestre ma si sta progressivamente esaurendo la spinta del forte rimbalzo post crisi.” commenta il Presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio. “Ne risentono le aspettative degli imprenditori per il futuro – che viene visto con preoccupazione sia per la domanda interna che per quella estera – con una incertezza che si riflette anche sull’andamento della seconda parte del 2022”.

“I dati confermano il momento positivo ma anche una crescita della preoccupazione rispetto al futuro. A sistema siamo pronti e cercheremo, attraverso il nostro sostegno ed i nostri strumenti, di ridare fiducia e prospettiva”. ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi.

Le aspettative delle aziende per il prossimo trimestre si fanno più caute, scendendo in area negativa per la domanda interna ed estera dell’industria. Tra gli artigiani il segno negativo interessa tutti gli indicatori ed è più intenso per domanda interna e fatturato. È significativo osservare come la maggior parte degli imprenditori indichino stabilità dei livelli per le principali grandezze, con punte sopra l’80% per l’occupazione.

LE DINAMICHE SETTORIALI
La maggior parte dei settori industriali mantengono significativi incrementi tendenziali dei livelli produttivi. Da segnalare l’ottima performance del sistema moda: Abbigliamento (+30,6%), Pelli-Calzature (+19,4%) e Tessile (+14,3%), tutti settori ripartiti tardi e ora in sensibile recupero che riescono così a superare i livelli pre-crisi. Incrementi sopra la media anche per Manifatturiere varie e Minerali non metalliferi (+13,0%). Tassi di crescita di poco superiori alla media per Legno-mobilio (+9,3%) e Carta-stampa (+9,6%). Perfettamente in linea con la media il risultato della Meccanica (+7,4%). In crescita, ma con intensità minori anche Chimica (+5,6%), Siderurgia e Gomma-plastica (+4,7%). In contrazione tendenziale solo i Mezzi di trasporto (-5,8%). Il positivo andamento del comparto moda è confermato anche dalle imprese artigiane. I risultati meno entusiasmanti, ma ancora positivi, si hanno nel comparto artigiano per Alimentari (+3,9%) e Siderurgia (+0,4%).

FATTURATO E ORDINATIVI
Il fatturato a prezzi correnti dell’industria segna un buon risultato tendenziale (+17,5%) e una crescita sul trimestre precedente del 4,6%. Gli incrementi di prezzo dei prodotti finiti in atto, con un ulteriore crescita del 6,9% congiunturale, influiscono sul risultato. Per le imprese artigiane il fatturato cresce del 2,9% congiunturale e dell’11,2% tendenziale. Anche in questo caso va considerata la dinamica dei prezzi dei prodotti finiti, cresciuti dell’8,6% rispetto al trimestre precedente.
La dinamica congiunturale degli ordini interni s’indebolisce per l’industria (+0,6% congiunturale), come anche gli ordini esteri che si fermano a +1,3%. Risultati opposti per l’artigianato con ordini interni più dinamici di quelli esteri (+1,2% contro +0,5%). La quota del fatturato estero sul totale rimane elevata per le imprese industriali (39,4%) e resta poco rilevante e in diminuzione per le imprese artigiane (6,7%).

PREZZI
I prezzi delle materie prime presentano una dinamica congiunturale in continuo e forte rialzo per tutti i comparti. Per l’industria, dai primi segnali d’incremento di fine 2020 (+2,1%) l’accelerazione è proseguita nel corso del 2021 e si assesta ora a +11,6% congiunturale. L’artigianato mostra una dinamica simile passando dal +2,6% di fine 2020 al +16,0% di questo trimestre.

I prezzi dei prodotti finiti seguono ancora da lontano l’incremento delle materie prime registrando un +6,9% per l’industria e un +8,6% per l’artigianato.

SCORTE DI MAGAZZINO
Le imprese industriali registrano un rientro delle scorte di magazzino verso livelli normali, con i segnali di scarsità che vanno diminuendo. In questo trimestre, a fronte di una quota considerevole di imprese che giudica le scorte adeguate (65% per i prodotti finiti e 73% per le materie prime), si registrano saldi tra giudizi di esuberanza-scarsità ancora negativi ma molto contenuti (-2,8% per i prodotti finiti e -1,1% per le materie prime). Questi sono primi segnali di ricostituzione delle scorte di magazzino, dopo il loro esaurimento dovuto alla necessità di evadere nuovi ordini senza ricevere nuove forniture di materie prime e componenti a causa delle strozzature nelle catene di fornitura.

OCCUPAZIONE
L’occupazione dell’industria dà saldo positivo (+0,5%). Rimane stabile la quota di imprese che ha fatto ricorso alla CIG: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione si attesta al 6,4%, ma le ore di CIG utilizzate aumentano, con un tasso sul monte ore salito al 2,0%. Ciò non vale per l’artigianato che, a fronte di un saldo occupazionale anch’esso di poco sopra lo zero (+0,2%), registra ancora livelli minimi di utilizzo della Cig.

L’INTERVENTO DI CONFINDUSTRIA
“In Lombardia, pur tra le risapute difficoltà, la produzione continua la sua avanzata testimoniando la forza del sistema industriale regionale e la sua flessibilità e capacità di adattarsi rapidamente al contesto e agli shock” sottolinea Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia. “Traino di questa performance sono ancora una volta gli ordini esteri che compensano un mercato interno fermo. Il dato di crescita congiunturale della produzione è comunque il più debole degli ultimi sei trimestri e gli indici di fiducia PMI in discesa sono preambolo di un forte rallentamento dell’economia lombarda nell’immediato futuro.

L’incremento del fatturato riflette l’aumento dei prezzi a valle ma è anche frutto della capacità delle nostre imprese di evadere gli ordini facendo fronte all’aumento della domanda registrato nei trimestri precedenti, nonostante le difficoltà congiunturali come il nodo dei prezzi e le difficoltà di approvvigionamento. Quando i prezzi inizieranno finalmente un trend discendente, la produzione e l’intero sistema industriale ne beneficeranno: da questo punto di vista Confindustria Lombardia, prima di discutere di razionamenti e tagli lineari ai consumi, rinnova l’invito a introdurre celermente un tetto al prezzo del gas, auspicabilmente a livello europeo ma procedendo a fissare un price cap nazionale qualora la via europea non fosse praticabile.

A un anno dall’inizio della corsa dei prezzi dell’energia va ricordato che le imprese italiane pagano costi maggiori rispetto ai competitors europei (nel 2022 il divario è aumentato del 2,1% con la Germania e del 4,9% con la Francia – vedi tabella allegata). Viene da chiedersi quali risultati economici e produttivi avremmo conseguito a parità di condizioni con i nostri competitors?

Dal punto di vista industriale la buona notizia è che i settori che finora avevano maggiormente perso terreno fanno registrare segnali di normalizzazione: abbigliamento, pelli calzature e tessile sono infatti i settori più performanti.
Nell’immediato futuro le valutazioni degli imprenditori dovranno fare i conti con due nuove variabili alle quali non eravamo abituati: la parità del cambio Euro/Dollaro, con gli effetti benefici soprattutto per quelle economie orientate all’export come quella lombarda e le ripercussioni negative sul costo degli approvvigionamenti, e l’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE con aumento del costo del denaro e una potenziale contrazione degli investimenti”.

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