Forza Italia alle prese con ‘morosi’, un parlamentare su tre non paga arretrati
(Adnkronos) – Il caso morosi continua a imbarazzare Forza Italia e il suo fondatore, Silvio Berlusconi. Proprio mentre il Cav, con la sua ennesima discesa in campo, tenta di rilanciare il partito, le casse piangono, soprattutto per colpa dei cattivi pagatori. Ovvero di tutti quei deputati, senatori e consiglieri regionali, che non versano regolarmente le quote dovute (900 euro al mese, cifra comunque inferiore a quanto preteso dalle altre forze politiche). Il problema emerge chiaramente dall’ultimo bilancio, quello chiuso al 31 dicembre scorso, pubblicato on line, ed è ancora una volta il tesoriere Alfredo Messina a lanciare l’allarme: ”la contribuzione proveniente dai parlamentari e dai consiglieri regionali del nostro Movimento, nel 2021, nonostante l’incremento rispetto all’esercizio precedente, è ancora in sofferenza”.
Sfogliando il rendiconto non c’è traccia del ‘quantum’ dell’ammanco ma un parlamentare su tre risulterebbe inadempiente e questo avrebbe provocato un ‘buco’di almeno due milioni di euro nei conti, già in rosso, visto che ad oggi Fi ha un disavanzo di 340mila euro ed è debitrice verso l’ex premier per oltre 92milioni di euro. In pratica, Berlusconi, in prima persona (dal 2014 ha sborsato di tasca propria quasi 100 milioni di euro sottoforma di fideiussioni bancarie) e attraverso le sue aziende o i familiari continua a garantire la sopravvivenza del movimento creato nel ’94, confermandosi principali creditore e di fatto unico proprietario del partito.
La bega dei rimborsi sembrava appannaggio dei 5 stelle e, invece, pesa anche in casa forzista (riguardarebbe oltre il 50 per cento degli ‘eletti’), nonostante un lieve miglioramento della situazione debitoria complessiva rispetto al profondo rosso del passato. Con il rischio concreto di essere a corto di fondi per le prossime campagne elettorali. La lista dei morosi resta top secret, ma chi l’ha vista giura che tra gli inadempienti ci siano non solo peones ma anche big. Nessuno vuol parlare in proposito, nessun nome trapela. Berlusconi è al corrente della situazione. Per questo motivo l’amministratore nazionale e attuale senatore Messina è tornato a denunciare il mancato apporto degli iscritti nella speranza del ravvedimento dei più.
Scrive nella relazione gestionale al rendiconto 2021 Messina: ”L’emergenza economica e sociale non è meno grave di quella sanitaria e, senza interventi, potrebbe in qualche modo ripercuotersi sulla gestione del nostro partito. In questo scenario, nel 2022 sarà necessario, con ancora maggiore impegno concentrare gli sforzi verso l’incremento dei proventi. Tuttavia -avverte l’ex manager Fininvest- la raccolta delle contribuzioni volontarie provenienti dai sostenitori del nostro Movimento e delle quote associative potrebbe risentire delle difficoltà presenti nel nostro Paese a causa della diminuita disponibilità di ognuno”.
Da qui la richiesta di un intervento urgente per arginare i ‘morosi’ facendo leva soprattutto sulla campagna per il 2xmille: ”E’ quindi di importanza vitale poter agire, attraverso più incisive iniziative di sensibilizzazione, sull’entità del contributo derivante dalla destinazione del 2 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Il coinvolgimento dei coordinatori locali nella campagna della destinazione del 2 per mille può svolgere, a questo scopo, un ruolo di primaria rilevanza, anche con l’introduzione di sistemi premianti da riconoscere in funzione dei risultati ottenuti. L’individuazione di responsabili a livello nazionale e di conseguenza con competenze regionali e provinciali della raccolta dei fondi derivanti dalla destinazione del 2 per mille ai partiti politici -spiega- è solo uno dei molteplici passi che si sono intrapresi al fine di conseguire un auspicabile incremento delle somme destinate al nostro Movimento”.
Messina sottolinea in particolare: ”Notevole importanza riveste il tempestivo avvio delle azioni volte ad ottenere un visibile apporto da parte di tutti i parlamentari e i consiglieri regionali del nostro Movimento, in particolare di coloro che, con diverse motivazioni, non contribuiscono come invece altri colleghi hanno meritevolmente continuato a fare”. Tradotto: non possono essere sempre penalizzati i parlamentari che onorano regolarmente i loro impegni verso il partito”.
Messina ha ribadito il problema anche in occasione della riunione del Comitato di presidenza di Fi tenutasi il 13 giugno scorso a Roma proprio per approvare il bilancio. Il tesoriere, si legge nel verbale della riunione, ”ha evidenziato che il disavanzo d’esercizio è diminuito ancora rispetto agli esercizi precedenti e che anche la situazione debitoria presente un leggero miglioramento, ma l’anno in esame mostra ancora risultati economici insoddisfacenti”. Nel pieno della pandemia e di una crisi economica causata dal conflitto in Ucraina, che ”diffonde incertezza e sgomento”, ha rimarcato il commissario unico di Fi, ”conseguire un consistente incremento dei proventi, è di vitale importanza e bisogna agire sui due diversi e noti fattori”
Il primo, ha spiegato Messina, “relativo alla contribuzione del due per mille dell’IRPEF la cui quota destinata al nostro Movimento, ora piuttosto contenuta, dovrà necessariamente crescere”. Il secondo fattore riguarda la contribuzione di parlamentari e consiglieri regionali che ”nel 2021 è ancora in sofferenza. L’apporto di tutti gli eletti -si è raccomandato il tesoriere- dovrà essere sviluppato, soprattutto da parte di coloro che, con diverse motivazioni, non hanno da qualche tempo contribuito come invece altri hanno meritevolmente continuato a fare”.
Oltre un anno fa il Comitato di presidenza di Fi aveva deliberato di punire i morosi non candidandoli, ma da allora questa decisione è rimasta lettera morta, anche perché in molti casi gli inadempienti dicono di farsi carico di sostenere spese locali e ritengono di poter compensare queste ultime con gli arretrati da versare alle casse forzista.