Ambiente

Lega e Radicali, interrogazioni per
far luce su inquinamento Tamoil

Le due formazioni politiche ancora insieme, dopo la battaglia comune per i referendum sulla giustizia. Le iniziative del senatore Simone Bossi e della consigliera comunale Simona Sommi presentate a Spazio Comune. Il dubbio di Ravelli: "Tamoil sta utilizzando i vecchi serbatoi a suo tempo dismessi per stoccare kerosene?"

Due interrogazioni della Lega, una del senatore Simone Bossi, un’altra della consigliera comunale Simona Sommi, riportano i riflettori sul presunto perdurare dell’inquinamento nell’area della ex raffineria e nei terreni circostanti, come denunciato anche nelle scorse settimane dalla canottieri Bissolati che proprio su queste basi ha avviato una causa civile.  Sono state presentate questa mattina a SpazioComune; accanto ai due esponenti leghisti, anche Sergio Ravelli, in prima fila  da decenni nello scandagliare le connessioni tra raffineria, ora divenuta deposito, e città.

Lo scorso aprile gli stessi Bossi e Sommi avevano presentato ai rispettivi interlocutori istituzionali la richiesta di una nuova istruttoria per la valutazione del danno ambientale causato dalla Tamoil al fine di poter chiarire la portata della contaminazione in atto nelle aree interne ed esterne al sito industriale. Di conseguenza si sollecitava il ministro della transizione ecologica ad intraprendere l’azione civile di risarcimento del danno ambientale accertato e sanzionato con le sentenze di 1°/2° grado e confermate dal pronunciamento definitivo della Corte di Cassazione.

Oggi a preoccupare sono le risultanze dell’ultimo Osservatorio Tamoil da cui risulterebbe che la società abbia avviato le procedure per un riutilizzo della ex raffineria come sito industriale: fotovoltaico, produzione di biocomponenti e conversione di materiali plastici in combustibili avanzati le ipotesi circolate. Bossi in particolare chiede se il Ministero, attraverso l’Ispra, voglia avviare una nuova istruttoria per la valutazione del danno ambientale, anche alla luce dell’ultimo accertamento tecnico preventivo chiesto dalla società canottieri, “al fine di poter chiarire la portata della contaminazione  in termini di danni alla falda acquifera, ai suoli e alle acque superficiali del Po, di perdita di flora e fauna locale e di rischi sanitari per le popolazioni locali.” Viene inoltre sondata la volontà del Ministero di avviare un’azione civile per il risarcimento del danno ambientale.

L’interrogazione di Simona Sommi in particolare chiede all’amministrazione Galimberti se “sia stato presentato da Tamoil un piano di re-industrializzazione di aree di proprietà Tamoil esterne al polo logistico” e se sì, “quali sono i contenuti e gli obiettivi di tale piano e se sono già iniziate le procedure di tipo autorizzativo per nuove attività industriali nel sito Tamoil”.

“Ad oggi possiamo solo rilevare che a 15 anni dall’avvio delle procedure di messa in sicurezza, con la barriera di contenimento, l’inquinamento continua”, ha detto Ravelli. “Non solo quindi l’inquinamento è avvenuto nel periodo 2001 – 2007, a cui si riferiscono le sentenze, ma si è aggravato come confermato dall’accertamento tecnico preventivo di gennaio. In più abbiamo appreso che Tamoil dal 2019 sta stoccando kerosene, combustibile utilizzato per gli aeroplani e ci chiediamo se stia utilizzando quei serbatoi che erano stati abbandonati dopo la chiusura della raffineria e la trasformazione in deposito. Se così fosse, quali garanzie abbiamo che non abbiano perdite?”

Da ultimo: nessun avviso di avvenuta archiviazione è mai giunto in merito all’esposto presentato a gennaio da Gino Ruggeri in Procura, in cui si chiedeva di verificare l’ipotesi di una prosecuzione attuale dell’inquinamento: “Ne dobbiamo dedurre che sia tuttora aperto un fascicolo? e di che tipo? sono individuate ipotesi di reato? e a carico di chi?” i quesiti senza risposta che si pone Ravelli.

Giuliana Biagi

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