Cronaca

Rivolta a Cà del Ferro, il sindacalista:
"Cremona come carcere discarica"

foto Sessa

Solo nelle prime ore del mattino è tornata la normalità nel carcere di Cremona dove ieri sera alcuni detenuti hanno dato fuoco ai materassi in diverse celle, causando un incendio che ha intaccato secondo e terzo piano. La causa scatenante sarebbe la mancata distribuzione di uno psicofarmaco che viene dato ai tossicodipendenti e che viene usato in modo inappropriato, come merce di scambio, tra i detenuti. Per questo sarebbe stato sostituito con un altro prodotto. E da qui, la clamorosa protesta rimbalzata  anche sui giornali nazionali: un incendio innescato dai materassi, che essendo ignifughi hanno in breve tempo provocato la diffusione di fumo in tutti gli ambienti.

Così descrive e commenta la situazione Sergio Gervasi, agente penitenziario non in servizio ieri sera e rappresentante del primo sindacato che ha dato l’allarme, la Uilpa: “C’è una gestione indecorosa, Cremona è diventata la discarica d’Italia. Abbiamo la percentuale più alta di detenuti stranieri e con casi psichiatrici. Ammassare tutti questi detenuti a Cremona ha incrementato i problemi che c’erano già: gravissima carenza di organico per una struttura con 420 detenuti; carenza di amministrativi; abbiamo solo 3 educatori; abbiamo un dirigente medico molto a spot che viene poco, perchè impegnato anche altrove. Abbiamo solo due medici che fanno il turno di notte, siamo in una situazione borderline”.

Ma oltre a questo c’è anche una situazione a monte. “In più Cremona – continua il sindacalista –  ha una gestione molto blanda, non ci sono interventi mirati, non si fa prevenzione. L’amministrazione locale è in difficoltà, non riesce più a gestire un istituto così complesso, dove c’è bisogno sicuramente di personale, ma secondo me ci vuole anche un avvicendamento da parte dei dirigenti.

Il personale è stremato, non ce la fa più; abbiamo tantissimo  personale assente, a disposizione dell’ospedale militare per infortuni vari, che ormai sono quasi giornalieri. Qual è il punto di non ritorno? Siamo al collasso. Sono settimane che si va avanti su questo trend, solo qualche giorno fa sono venute ancora ambulanze e vigili del fuoco; gli agenti non ce la fanno da soli e si è arrivati a dover chiedere supporto delle altre forze di polizia.

“A Cremona abbiamo anche soggetti tra loro incompatibili, che non possono rimanere in ambienti comuni in quanto si minacciano. Ma non possiamo isolarli, non abbiamo un reparto di isolamento; nel reparto infermieristico ci sono soggetti particolarmente cagionevoli, ma non ci sono  spazi per isolare i più violenti. Da tempo abbiamo chiesto che questi vengano trasferiti in altre strutture sul territorio nazionale, ma questo avviene ogni tanto, solo quando un agente viene colpito”.

Purtroppo la Lombardia ha individuato Cremona e qualche altro piccolo istituto come la discarica finale.

Interviene anche il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che parla di “rivolta annunciata”. “Ieri sera – afferma Alfonso Greco –  intorno alle 22, l’Area sanitaria dell’istituto di Cremona ha deciso di sospendere la distribuzione di un farmaco utilizzato per trattare principalmente gli stati d’ansia.

Da qui  i detenuti, per la maggior parte stranieri, hanno iniziato ad andare in escandescenza e hanno messo in subbuglio due Sezioni del vecchio padiglione, dando fuoco e distruggendo le celle. Ottanta detenuti sono stati portati presso i cortili passeggi e sono intervenuti sul posto anche carabinieri e polizia, oltre a vigili del fuoco e ambulanza. Molti i poliziotti penitenziari richiamati in servizio per presidiare il muro di cinta, vista la scarsa illuminazione sia dentro che fuori l’Istituto. Due detenuti stranieri sono stati trasportati presso il nosocomio cittadino perchè si sono autolesionati e anche lì hanno dato problemi al Personale di polizia penitenziaria. Solamente alle due di notte si è riusciti a far rientrare tutti i detenuti all’interno delle loro celle e a ripristinare l’ordine e la sicurezza”.

Greco aggiunge che “non risultano essere stati trasferiti detenuti in altre carceri, come invece qualcun altro avrebbe dichiarato. Sta di fatto che a Cremona la situazione è sfuggita di mano all’Amministrazione, visti anche i numerosi eventi critici di questi giorni, e fortunatamente nessun poliziotto è rimasto ferito. Solo tanto lavoro per il Personale di polizia penitenziaria, che sta lavorando a Cremona senza adeguati strumenti e in forte sotto organico soprattutto nelle ore serali e notturne”.

E’ duro l’atto di accusa del segretario generale del Sappe Donato Capece: “La rivolta di questa notte riapre la ferita delle condizioni della struttura penitenziaria cremonese e quindi l’inefficienza di un’amministrazione penitenziaria locale e soprattutto regionale che nonostante le continue segnalazioni continua ad ignorare le problematiche. E’ grave che il provveditore regionale penitenziario della Lombardia, Pietro Buffa, ha clamorosamente sottovalutato gli ultimi eventi critici accaduti nel carcere di Cremona, ossia l’incendio doloso di celle che hanno costretto un poliziotto a finire in ospedale in camera iperbarica e l’aggressione di un detenuto che ha tentato di strangolare un Agente.

E’ inaccettabile che ancora oggi avvengano rivolte in modo così pericolose solo perché, proprio l’amministrazione regionale penitenziaria, non ha ancora effettuato i necessari interventi organizzativi. Tutto questo è frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sulle condizioni di sicurezza dei poliziotti che lavorano nel carcere di Cremona. Tutte queste rivolte hanno responsabilità ben precise. Cercate i colletti bianchi.

“E’ finito il tempo delle false promesse: si chiede a gran voce a Ministero della Giustizia e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria,  ognuno per la propria parte di competenza, urgenti provvedimenti per il Reparto di Polizia ed il carcere di Cremona”. gbiagi

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...