Sciopero magistrati, oggi la
protesta contro la riforma Cartabia
Oggi sciopero dei magistrati proclamato dall’Anm contro la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm. La Giunta esecutiva centrale dell’Associazione, in attuazione della mozione approvata dall’Assemblea nazionale straordinaria del 30 aprile scorso, ha infatti dato attuazione alla delibera che ha proclamato l’astensione totale dei magistrati dalle loro funzioni, salvi i limiti derivanti dal codice di Autoregolamentazione.
Secondo l’Anm, la riforma in discussione al Parlamento non accorcerà di un giorno la durata dei processi, ma “cambierà radicalmente la figura del magistrato, in contrasto con quello che prevede la Costituzione”, rendendo “gerarchicamente ordinati anche gli uffici giudicanti” e creando “una magistratura alta e una bassa” che “aumenterà quell’ansia di carriera che tanto danno ha già fatto, e continuerà a fare”. Mentre il Paese ha bisogno di magistrati che “vengano valutati per la qualità del loro lavoro, e non soltanto per la quantità; di magistrati che si concentrino solo sulle decisioni che devono prendere, non sugli adempimenti burocratici e nemmeno sulle loro carriere; di magistrati liberi di giudicare serenamente”. “Né tantomeno”, proseguono, “il Paese ha bisogno di pubblici ministeri che sentano una condanna come una vittoria e un’assoluzione come una sconfitta”.
“Leggiamo in queste ore sui giornali”, si legge in una nota della Giunta esecutiva centrale, “le dichiarazioni di esponenti politici e opinionisti: i magistrati, dicono, si apprestano a uno sciopero illegittimo, sopra le righe o ai limiti della Costituzione. Altri, al nostro interno e con poca avvedutezza, sostengono che in fondo la riforma sarebbe scialba e inutile e allora, si chiedono, perché scioperare?. Altri, ancora, mettono in guardia: badate, lo sciopero potrebbe rivelarsi un boomerang per l’Anm, la cui rappresentanza rischierebbe di restare scalfita da una ridotta adesione all’astensione. Noi siamo per lo sciopero!. Perché questa riforma mette in discussione lo spirito del titolo IV della Costituzione, replicando per i tribunali gli errori di gerarchizzazione già commessi per le procure e confinando giudici e pubblici ministeri in due mondi separati e non comunicanti. Perché è nostro dovere chiedere ascolto ai cittadini che hanno il diritto di pretendere una giurisdizione di qualità, non schiacciata dalla logica aziendalistica dei numeri né intimidita da una ragnatela di direttive e illeciti disciplinari. Siamo per lo sciopero per tutelare i più giovani colleghi che sono i primi destinatari di questa riforma sbagliata, il cui scopo, inconfessato, è arrivare a un lento degrado antropologico della figura del magistrato, solleticato nelle sue più recondite inclinazioni impiegatizie. Ed è dovere parlarne soprattutto tra di noi, che ci riconosciamo nell’Anm e nei valori, attuali e vivi, di cui è portatrice. Nel rispetto delle sensibilità di ciascuno, dobbiamo testimoniare il ‘no’ a questa riforma e abbiamo in questo, soprattutto oggi, un dovere di unità, dando orgogliosamente seguito alla volontà assembleare. Sì allo sciopero come gesto di solidarietà collettiva, come atto di coraggio in nome degli ideali in cui crediamo”.