La mano delle 'ndrine cutresi nel caso di usura stroncato dalla Guardia di Finanza L'arrestato: "Era un prestito amichevole"
Sopra, Frontese portato in tribunale (foto Francesco Sessa)
E’ durato poco più di un’ora in tribunale l’interrogatorio di Francesco Frontese, il pregiudicato di origini calabresi residente a Castelvetro Piacentino, arrestato dai finanzieri con l’accusa di usura (leggi l’articolo). Lo ha interrogato il gip Guido Salvini. L’uomo, difeso dall’avvocato Elena Pisati, ha negato di aver mai ricevuto somme di denaro a titolo di interessi.
Frontese ha dichiarato di aver prestato alla presunta vittima, un 61enne titolare di un bar in centro città, la somma di 18.200 euro, 10.000 in assegni e 8.200 in contanti. Dopo un anno Frontese ha preteso la restituzione del denaro da parte dell’imprenditore, che domenica, secondo la versione dell’arrestato, avrebbe onorato il proprio debito, consegnandogli tre cambiali da 5 mila euro e 3.200 euro in assegni, più 100 euro extra come ringraziamento.
Frontese ha detto di conoscere la presunta vittima da vent’anni, di aver frequentato con il figlio il suo locale, e di aver sempre mantenuto rapporti di amicizia e di mutuo aiuto. Il denaro consegnato all’imprenditore gli era stato a sua volta prestato da Giuliano F.V., 40 anni, cutrese residente in provincia di Reggio Emilia, denunciato a piede libero per concorso in usura. Quest’ultimo è considerato un personaggio di spicco della ‘ndrine cutresi emiliane. Legato prima al clan Dragone e poi agli esponenti dei Grande Aracri, era già stato arrestato nel 2001 e assolto nell’ambito dell’operazione “Scacco Matto”, e poi nuovamente in manette per usura nell’aprile del 2010. Per Frontese, l’avvocato Pisati ha chiesto una misura meno afflittiva del carcere. Il giudice si è riservato di decidere. L’indagine della guardia di finanza di Cremona è partita in seguito alla denuncia presentata dalla presunta vittima. Fondamentali, per la tesi accusatoria, anche le intercettazioni telefoniche.
Sara Pizzorni
© RIPRODUZIONE RISERVATA