Cronaca

Testimonianza: "Ecco perchè ho
scelto di vaccinarmi con Novavax"

E’ uno degli oltre 13 mila residenti over50 della provincia di Cremona che non si erano ancora vaccinati contro il Covid durante la campagna massiva dello scorso anno, ora in evidente stallo.  Giovanni Maldotti, 61 anni, ha deciso di attendere l’arrivo del nuovo vaccino Nuvaxovid ed è stato uno dei 26 che il 28 febbraio hanno ricevuto la prima dose del siero all’hub di Cremonafiere.
Accetta di spiegarci le ragioni.

“L’ho fatto per una serie di motivi abbastanza complessi, come lo sono le ragioni che stanno alla base di questa scelta da parte di molte persone che conosco. Alla base, c’è stata una maggiore fiducia verso questo tipo di vaccino che ha un contenuto diverso da quelli precedentemente proposti. E’ un vaccino tradizionale che ha in sé il virus inattivato, diversamente da quelli molto sperimentali utilizzati in precedenza”.

Giovanni si era ammalato di Covid a gennaio del 2021 e si era curato seguendo i consigli di più di un medico di fiducia, tra cui un ematologo, lo stesso che poi gli ha consigliato di attendere il nuovo vaccino. Una forma non grave di infezione, trattata con eparina e antinfiammatori. Quando sono arrivati i vaccini, i primi vaccini a M-Rna, si era chiesto se fosse proprio il caso di aderire, avendo da poco sviluppato la malattia e aveva iniziato ad informarsi, scoprendo che non tutti i medici la pensavano allo stesso modo: “Faccio un altro esempio: un’amica carissima ha un problema oncologico latente. Il suo medico non le ha dato nemmeno la possibilità di valutare se i primi vaccini fossero più o meno consigliabili o dannosi per lei e questo lo trovo grave. E’ ricorsa a un grande specialista che le ha detto: ‘Signora, meglio non svegliare il can che dorme’, ma non gliel’ha mai messo per iscritto.
Credo invece che sia questo ciò che i medici dovrebbero fare, lo impone il loro mestiere, ma vale anche per qualunque attività lavorativa. Quando mi trovo davanti una certa pratica, la valuto per se stessa, non perchè ne ho fatte altre simili. A maggior ragione per la salute”.

Per tutto l’autunno e fino a metà febbraio, Giovanni ha rinnovato il green pass a forza di tamponi, poi, dal 15 febbraio quando è scattato l’obbligo di vaccinazione per gli over50, ha accettato di prendere un’aspettativa non retribuita dal posto di lavoro. Una scelta non facile, possibile anche per la sua condizione di single, senza una famiglia da mantenere. “Sono per la libertà assoluta di scelta, per questo comprendo le ragioni di chi ha accettato controvoglia di farsi vaccinare da subito. Sia per motivi economici sia, nel caso ci siano dei figli, per consentire loro di avere una vita sociale, tanto più importante per i giovani.

Da parte mia, le forti limitazioni imposte dal non avere il green pass rafforzato, sono state bilanciate da aspetti positivi: ho recuperato il rapporto con molte persone, rafforzato alcune amicizie, ne ho fatte altre con persone che non conoscevo. Ho potuto avere più tempo per i miei famigliari, in particolare per mia madre che è novantenne e che in questo periodo ha sofferto più di tutti in questo clima ‘impossibile’ di terrore che hanno instillato in quasi noi tutti i mezzi di comunicazione”.

Alla fine, la scelta di vaccinarsi è stata dettata anche dalla necessità di svolgere attività pratiche: “E’ successo per un paio di volte che mia madre dovesse recarsi all’ospedale. Non potendo accompagnarla io e neppure mia sorella, abbiamo interpellato una persona di fiducia. Fortunatamente non erano situazioni gravi, ma pensando ad un’eventualità maggiore, la cosa sarebbe stata molto pesante.
“Invece nei rapporti sociali e sul lavoro ho trovato la massima comprensione. Una comprensione che purtroppo non ho trovato in persone a me vicine, che ora lo sono di meno. Colgo una difficoltà, una diffidenza anche solo a interloquire e invece la bellezza sta in questo, nella libertà delle scelte e nel dialogo”.
E’ così che si è avvicinato al comitato Fortitudo, che aiuta anche economicamente le persone che hanno rifiutato il vaccino e si trovano senza stipendio.
“E’ una forma di battaglia civile, ed è importante che tutti la colgano, anche coloro che sono vaccinati, come lo sono io adesso. Anzi, la vaccinazione mi dà maggiore forza”.

Cosa si sente di dire a chi è ancora indeciso? “Di continuare a informarsi, di non stancarsi di farlo. Poi la libertà è di ciascuno di loro. Fare o meno una scelta, ponderando le condizioni di rischio, di opportunità e di sopportabilità di una privazione che è notevole, quella del lavoro. Capisco tutti, ma è necessario formarsi una propria opinione. La verità non è una sola, va calibrata e ognuno la deve trovare in base alle informazioni che riesce a raccogliere”.
Giovanni tornerà al lavoro nella seconda metà di marzo, dopo la seconda dose di Novavax.
Giuliana Biagi

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