Cronaca

Mosca, i dubbi sulle morti dei 3
pazienti riesumati e ancora positivi

Omicidio volontario plurimo: in
aula parola ai consulenti del pm

Parola ai consulenti del pm, nella quarta udienza celebrata in Corte d’Assise a Brescia del processo a Carlo Mosca, 47 anni, originario di Persico Dosimo, ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, arrestato nel gennaio dell’anno scorso per omicidio volontario plurimo per aver iniettato farmaci, risultati letali, a tre pazienti affetti da Covid nelle primissime fasi dell’emergenza pandemica. Mosca è ai domiciliari dal 25 gennaio dell’anno scorso.

Per l’accusa, rappresentata dal pm Federica Ceschi, l’imputato avrebbe somministrato a Natale Bassi, 61enne di Ghedi, Angelo Paletti, 79enne di Calvisano, e ad Ernesto Nicolosi, 87enne di Carpenedolo, Succinilcolina e Propofol, farmaci incompatibili in assenza di intubazione, in quanto inducono il blocco dei muscoli, e se somministrati ad un degente da non intubare, questi va in arresto respiratorio e muore. Due fiale di Succinilcolina e una fiala di Propofol erano state trovate nel cestino del reparto.

I consulenti del pm

A distanza di quattro mesi dalla morte, i corpi dei tre pazienti erano stati riesumati per essere sottoposti ad autopsia. Tutti erano risultati ancora positivi al Covid. Lo ha spiegato oggi davanti al presidente Roberto Spanò e alla Corte il medico legale Antonello Cirnelli, sentito insieme alla tossicologa Donata Favretto e all’anestesista Stefania Barbieri.

Gli esperti hanno detto di aver trovato tracce di Propofol solo nel corpo di Paletti, mentre la Succinilcolina non è stata trovata in nessuno dei tre deceduti. “Non è rintracciabile”, hanno spiegato i consulenti, “in quanto gli enzimi del corpo la disperdono. Non possiamo sapere se fosse stata somministrata”. In Paletti, secondo i consulenti, il Propofol era stato iniettato peri mortem, e cioè poco prima del decesso. Per l’accusa, non c’era motivo di somministrare il farmaco a quel paziente, che non era stato intubato.

In aula è stato spiegato che il Propofol è un ipnotico impiegato per far perdere coscienza molto rapidamente, in poco più di un minuto, e che è “potenzialmente pericoloso e letale”. “Il Propofol”, hanno detto gli esperti, “è usato anche come droga d’abuso”. Si tratta dello stesso farmaco che era stato somministrato a Michael Jackson, forse per combattere il forte stress che lo affliggeva e che aveva assunto poco prima della morte. Un farmaco utilizzato anche nei suicidi, in particolar modo dei medici. Una dolce morte, in sostanza. Non come la Succinilcolina, che invece non ha un effetto sedativo e provoca una morte dolorosa. “Questa molecola”, è stato spiegato, “è un curaro, simile alla sostanza che gli indios mettevano sulle punte delle frecce per paralizzare i muscoli.

I corpi trovati in miglior stato di conservazione erano quelli di Paletti e Bassi. E’ proprio nel cadavere di Paletti, descritto come “non deperito da un punto di vista organico”, che è stato trovato il Propofol nei liquidi, nei tessuti, nella bile, nel cervello, nel fegato, ma non nei capelli. La concentrazione maggiore è stata trovata nel primo circolo polmonare. “Una concentrazione”, hanno detto i consulenti del pm, “compatibile con una somministrazione effettuata nell’immediatezza della morte”. Di Paletti, definito “un paziente non in coma che diventa in un attimo in coma”, gli esperti hanno puntato l’attenzione sulla mancanza di parametri clinici di quella condizione tanto improvvisa e sull’assenza di documentazione. Il dato clinico parla di morte improvvisa dovuta a trombo embolia, ma il medico legale ha sostenuto di non aver trovato segni di embolia polmonare massiva. 

L’altro paziente deceduto, Natale Bassi, 1,78 di altezza per 94 chili di peso, era arrivato in ospedale con difficoltà respiratorie. Era diabetico, cardiopatico e in sovrappeso. C’era stato però un miglioramento della saturazione arteriosa  (il dato era di 93), ma poi era intervenuto un improvviso arresto cardiocircolatorio. “Nell’elettrocardiogramma”, ha spiegato il medico legale, “c’era ancora attività tre minuti dopo la constatazione della morte. Non è stato rianimato, non gli sono stati somministrati farmaci, non gli è stata fatta l’adrenalina. Un uomo muore non perchè il cuore si ferma, ma perchè si ferma per tanto tempo. Non ci si doveva arrendere davanti ad un cuore fermo”. La causa dell’arresto cardiaco?. Succinilcolina?. “Nè sì, nè no”, ha detto Cirnelli. “E’ un’ipotesi, ma il farmaco nel paziente non è stato trovato”. Il medico legale ha ricordato che Bassi come paziente ce l’aveva in gestione Simone Collura, il medico di guardia che era in turno. “Ma poi”, ha ricordato il consulente, “negli ultimi minuti è arrivato anche Mosca”.

Poco è stato detto, infine, per il paziente Nicolosi. La salma riesumata era quella in condizioni peggiori. “Un soggetto molto anziano”, ha ricordato il medico legale. “Aveva difficoltà respiratorie, tosse e febbre. La mattina del 21 marzo 2020 era arrivato in ospedale con 60% di saturazione, poi risalita a 88. Alle 15,07, all’arrivo di Mosca, il decesso”.

L’imputato sarà sentito nel corso della prossima udienza, fissata al 4 aprile.

Sara Pizzorni

Mosca seduto accanto ai suoi legali

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...