Anno giudiziario, Castelli:
"Il Pnrr è un'occasione storica"
Inaugurazione dell’anno giudiziario ancora condizionata dalle norme anti Covid: anche quest’anno alle province del Distretto, che oltre a Brescia comprende i territori di Cremona, Mantova e Bergamo, è stata data la possibilità di collegarsi presso i rispettivi tribunali con il pala giustizia di Brescia per seguire in diretta la cerimonia ed ascoltare le relazioni del presidente della Corte d’Appello Claudio Castelli e del procuratore generale Guido Rispoli.
Due i grandi temi affrontati dal presidente Castelli: la pandemia e il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sul Covid, ha detto Castelli, “abbiamo affrontato e stiamo affrontando le difficoltà con ferrea determinazione per proseguire in modo ordinario nella nostra attività senza cedimenti e diminuzioni”. Sul Pnrr e gli obiettivi che vengono formulati per la giustizia, il presidente ha sottolineato che “quella che abbiamo di fronte è un’occasione storica. Per la prima volta dopo decenni la giustizia si trova a non dover far fronte a un’assenza di investimenti e può cercare di azzerare quell’arretrato che è stata ed è la sua zavorra. Con il Pnrr vengono destinate ingenti risorse per il personale e l’edilizia giudiziaria. Il complesso di interventi messi in atto comprende il reclutamento di 5410 unità di personale tecnico ed amministrativo”.
Per quanto riguarda i reati, ha poi spiegato il presidente, “il numero risulta in calo anche quest’anno, al di là di una diffusa e spesso ingiustificata percezione di insicurezza, mentre avremmo dovuto aspettarci un picco di aumenti, non avendo avuto quest’anno lockdown. Un risultato che non è casuale, ma deriva anzitutto dall’attività di prevenzione svolta, a partire dalle campagne e lezioni per la legalità per arrivare all’efficace controllo del territorio che Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Polizie locali svolgono ogni giorno con un silenzioso coordinamento quotidiano”.
Sono in aumento il reato di indebita percezione di contributi finanziamenti e simili concessi dallo Stato, da altri enti pubblici o dall’Unione Europea che passa dagli 89 casi dell’anno precedente agli attuali 167″. “Purtroppo – ha detto Castelli – quanto manca alla politica sulla giustizia è una cultura empirica che parta da dati ed esperienze al di là di impressioni e singoli episodi enfatizzati e di interesse ad una politica di lungo respiro”.
“Ciò – ha concluso – porta ad affastellare riforme a nuove riforme, senza mai aspettare gli effetti di quella precedente e senza analizzarne i risultati e a prospettare grandi riforme più per l’effetto propagandistico e taumaturgico che la parola «riforma» suscita che per i concreti risultati che si possono avere. Con una chiara preferenza per le riforme processuali che solo nell’apparenza sono quelle più incisive e determinanti per abbreviare i tempi processuali ed assicurare un più equo contraddittorio”.
Ad entrare nel dettaglio dei reati di maggior allarme nel Distretto è stato il procuratore generale Guido Rispoli: “La criminalità organizzata di stampo prevalentemente ‘ndranghetista si conferma attratta dalla ricchezza economica che il territorio esprime, tende sempre più a radicarsi sul territorio e a specializzarsi anche nella commissione di reati di natura tributaria, avendo compreso che possono essere molto lucrativi e che i controlli del sistema finanziario spesso non consentono di individuarli con la necessaria tempestività. I delitti contro la Pa “classici” – vale a dire: corruzioni, concussioni e indebite induzioni a dare o promettere utilità – vanno letteralmente scomparendo, il che – ha ammonito Rispoli – non significa che il fenomeno sia stato eradicato. Calano i reati contro il patrimonio, mentre quelli da Codice rosso, quali stalking e violenze sessuali, continuano a costituire un’autentica emergenza e impongono una risposta giudiziaria all’insegna del massimo rigore, alla stregua – ha spiegato Rispoli – di quelli ambientali, che sono in lieve calo, ma che devono vedere i cittadini in prima fila, al fianco della magistratura”.