Cronaca

138 dipendenti in quarantena,
Marsella: "Infermieri allo stremo"

Foto di repertorio

La variante Omicron non risparmia neppure il mondo della sanità: sono ben 138 gli assenti per positività tra i dipendenti dell’Asst di Cremona, tra infermieri, medici e altro personale sanitario. Una situazione che crea non pochi problemi organizzativi, con necessità di sostituzioni e riorganizzazione del lavoro. Proprio in un periodo in cui l’incremento dei ricoveri per Covid, che ormai sono già 120 (di cui 12 in terapia intensiva), sta mettendo in grande stress tutto il sistema.

Enrico Marsella

“C’è una certa preoccupazione, in quanto questa criticità, per il settore infermieristico, si inserisce in una situazione che è già da tempo emergenziale” sottolinea Enrico Marsella, presidente dell’Ordine degli infermieri di Cremona. “Arriviamo infatti da una carenza strutturale di infermieri sulla quale si è abbattuta la pandemia, che ha richiesto ulteriori enormi sacrifici a tutta la categoria, cosa per cui voglio ringraziarli”.

La criticità dovuta alle assenze da Covid è quindi un problema nel problema: “Niente di preoccupante dal punto di vista della salute, ma sicuramente il tutto grava sul lavoro di chi rimane, chiamato a ulteriori sacrifici, doppi turni e un carico di lavoro incredibile” sottolinea Marsella.

Le difficoltà di questi mesi si innestano in un contesto socio-politico molto teso: “Si sta calpestando la dignità degli infermieri, con il disattendere da parte della politica richieste che da anni portiamo avanti”. Quelli che da due anni a questa parte tutta Italia chiama “eroi” per il loro ruolo in prima linea nella lotta alla pandemia, sono infatti ormai allo stremo. “Si rischia di far morire una professione” continua Marsella. “Ora chiediamo conto di tutto ciò che non è stato fatto. Le nostre richieste non vengono ascoltate. Così muore una professione, a cui non si riconosce dignità, neppure economica. Una professione che ha dimostrato competenza e peculiarità che dal punto di vista contrattuale e normativo non vengono riconosciute”.

E’ un cane che si morde la coda: in questo modo la professione diventa poco appetibile e quindi i giovani non la scelgono come percorso di studi. E chi la sceglie spesso abbandona perché demotivato. “Noi le proposte concrete le abbiamo fatte, come il superamento del vincolo di esclusività, dando modo agli infermieri di effettuare prestazioni anche oltre l’orario di lavoro, fino a ripensare la carriera infermieristica in base alla formazione che ha, che è molto strutturata. Un infermiere neolaureato che viene assunto oggi ha come prospettiva un pensionamento nelle stesse condizioni, indipendentemente da quanto egli possa progredire dal punto di vista professionale. Questo non è giusto. E il Covid ci ha insegnato che le risorse spese per la sanità non sono un costo ma un investimento”.

Laura Bosio

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