Cronaca

Porto, l'allarme del presidente del Polo Logistico: "Ultimi carichi di soia da Venezia"

“Siamo agli ultimi carichi di soia via fiume da Venezia a Cremona”. Comincia così l’appello del presidente del Porto Polo Logistico di Cremona ed ex presidente dell’Azienda dei Porti di Cremona e Mantova, Giorgio Albera, sulla necessità di riaccendere i riflettori sul futuro del Porto di Cremona. “Il trasporto fluviale – continua Albera – non riesce ad essere competitivo oltre Mantova (sempre raggiungibile da Venezia via Canale Fissero). I bassi fondali da Foce Mincio a Cremona non consentono di sfruttare il pieno carico delle chiatte, mettendole così “fuori mercato” rispetto ai camion. Eppure l’Ingegner Mille dell’Aipo è dal 2009 che ripetutamente presenta alle Regioni un progetto di sistemazione a corrente libera del Po, a zero impatto ambientale, che ripristinerebbe un fondale di 2 metri per almeno 300 giorni all’anno da Mantova a Cremona: proprio quanto richiesto dagli Armatori fluviali europei per tornare a investire sulla navigazione fluviale italiana. Il costo? 25 milioni. Durata dei lavori? 12 mesi”.
“E  invece – continua Albera – incredibile ma vero in questa Italia smarrita e paralizzata, “ad  horas” partiranno le ruspe per la costruzione della nuova Conca di Isola Serafini, grandiosa opera idraulica di navigazione che  consentirà il passaggio di grandi Natanti commerciali europei di classe V  (lunghezza 110 m – larghezza 12,50). Il  costo? 40 milioni. Durata dei lavori? 36 mesi. Già, ma per andare dove? A monte di Isola Serafini non ci sono in progetto né nuovi Porti fluviali e/o banchine, e non c’è nemmeno un analogo piano dell’Aipo per garantire fondali adeguati ai Natanti di classe V. Ma per arrivare a Isola Serafini questi Natanti di classe V dovranno prima “doppiare” il nostro Porto, che è ormai quasi irrangiungibile se non parte il sopracitato intervento Aipo da Foce Mincio a Cremona”.
“Non andrei oltre, mi pare abbastanza – conclude uil presidente -. Confido che su Cremonaoggi si sviluppi un costruttivo dibattito che riporti tutti alla ragione e al dovere, sempre ma specialmente di questi tempi, di impiegare al meglio le magre risorse pubbliche disponibili per il rilancio di questa ex-Capitale del Po e del suo Porto, essenziale per la navigazione interna italiana ed anche uno dei pochi “asset” che restano a questo territorio in declino”.

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