Cronaca

Bresciani, demansionamento e
mobbing. Comune condannato

Aveva intentato una causa di lavoro contro l’amministrazione comunale di Cremona perchè lo aveva demansionato e per aver subito  mobbing sul lavoro, e il giudice Annalisa Petrosino gli ha dato ragione. Il Comune di Cremona è infatti stato condannato a risarcire i danni al funzionario comunale Enrico Bresciani con una somma complessiva di 44.440 euro. Nel dettaglio: 9.440 euro per i danni morali, 7.000 euro per danni all’immagine professionale e 28.000 euro di danno patrimoniale alla professionalità subito da Bresciani nei quattro anni e sei mesi di demansionamento. Al funzionario, già dirigente comunale prima della giunta Galimberti, il Comune dovrà anche pagare le spese processuali, liquidate in 7.000 euro.

Assunto alle dipendenze comunali nel 1978, Bresciani, durante i lunghi anni in Comune, ha fatto carriera diventando non solo posizione organizzativa, ma ricoprendo per una decina di anni anche la posizione di dirigente in vari settori, dall’ambiente, alla mobilità sostenibile, al traffico.

Poi, dal giugno del 2014, dall’insediamento dell’attuale giunta, la decisione di demansionarlo a funzionario senza incarichi, obbligato, come spiegato in un ricorso di 100 pagine, a dedicarsi a mansioni ben diverse da quelle legate alla sua professionalità.

«A seguito delle elezioni di maggio/giugno del 2014  e dell’ordinario avvicendamento negli incarichi apicali a tempo determinato -di dirigenza e di posizione organizzativa – del Comune di Cremona (cd spoils  system) Bresciani riveste, dal 20 giugno al 20 luglio del 2014, il ruolo di Responsabile  della posizione organizzativa del servizio ambiente, trasporti e mobilità sostenibile. Nessun incarico apicale gli viene assegnato per il periodo successivo», è scritto nella motivazione della sentenza.

Nel ricorso contro il Comune, lamentandosi del demansionamento e dello svuotamento delle mansioni, Bresciani aveva messo in fila tutti i nuovi incarichi che gli avevano affidato. Come la mappatura degli edifici comunali contenenti amianto «continuativamente sino all’inizio del 2017». «Mansioni meramente esecutive, che non richiedono alcuna autonomia decisionale, ma, al più, una mera autonomia operativa, né implicano la trattazione  di questioni rilevanti». O come l’incarico « di occuparsi di mercatini (viabilità e verifica dei prodotti a denominazione comunale controllata), ma in concreto non fa alcunché, in quanto «l’attività non si è più sviluppata, perché non si è manifestata subito la necessità di fare pianificazioni sui mercatini».

Ed ancora, Bresciani «viene adibito all’attività di consegna e dismissioni degli alloggi Erp)». Come una  immobiliarista, l’architetto Bresciani si reca presso gli alloggi, incontra gli assegnatari, mostra gli immobili, sottoscrive il verbale di consegna, verifica la pulizia dei locali e riferisce. Insomma, mansioni che per lui che è laureato in Architettura,  «non richiedono il possesso di una laurea».

Bresciani lamentava anche di essere stato emarginato sul lavoro e di aver subito non solo un danno professionale, ma anche psicologico. Il funzionario è affetto da “disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso misti, persistente”. Provato il rapporto “quanto meno concausale” tra la patologia e lo stress lavorativo. Da un punto di vista cronologico, la sintomatologia inizia e perdura da quando iniziano i problemi lavorativi dell’architetto, in pensione dal luglio di quest’anno.

Sara Pizzorni

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