Il violino di Rotschild da riscoprire al Museo tra letture e musiche
Sopra, Dario Cantarelli
Il secondo appuntamento della rassegna “Il violinista sul tetto” riscopre – domenica 22 aprile, alle 11, nella Sala San Domenico del Museo Civico – “Il violino di Rotschild”, uno dei racconti più intensi, amari e struggenti di Anton ?echov. Le lettura, affidata a Dario Cantarelli, sarà accompagnata da interventi musicali dei violinisti Lorenzo Brufatto e Livio Salvatore Troiano.
La storia è semplice: Jàkov costruisce bare in una città dove non muore quasi nessuno e, per arrotondare, in occasione delle feste, suona il violino in un’orchestrina formata da ebrei. Ma la sua occupazione principale è rendicontare le perdite delle proprie attività. Ed anche quando la moglie Marfa si ammala di tifo, realizza per lei la bara a misura segnando l’ammanco di due rubli e 40 copeche.
Quando è colpito egli stesso dal contagio inizia una riflessione sulla durezza della sua esistenza, sul ricordo evanescente della figlia morta, sulle piccole crudeltà perpetrate ai danni di chi gli fosse vicino. Pensando alla vita perduta, inizia a suonare senza saper nemmeno cosa, ma la musica è così lamentevole e commovente che le lacrime gli rigano guance.
Arriva Rotschiled, il flautista dell’orchestrina, sempre avversato da Jakov; quando si avvicina,colpito dalla melodia cupa e lamentevole, si commuove. Ormai prossimo alla fine Jakov chiede al prete, venuto per confessarlo, di regalare lo strumento proprio a Rotschild. Questi, in ricordo del collega, smette di suonare il flauto per dedicarsi al violino.
Sotto al suo archetto ora sgorgano gli stessi suoni lamentevoli del suo flauto, ma quando egli si sforza di ripetere quel che sonava Jakov morente, la melodia è così triste che chi ascolta inizia a piangere.
Il programma musicale proposto da Lorenzo Brufatto e Livio Salvatore Troiano spazia nel repertorio novecentesco, con brani di Wieniawsky, Prokofiev e Bartók dove episodi virtuosistici non sono disgiunti da una dimensione lirica capace di disegnare lo sviluppo drammatico. Attraverso la contiguità di un fitto tessuto motivico che attraversa il racconto viene dunque tracciato un ideale percorso narrativo che comprende tutta la gamma espressiva dello strumento e tocca l’intero arco emotivo della vicenda.
Allo stesso tempo la presenza di temi derivanti dalla tradizione etnica svolge una doppia funzione: se da un lato aggiunge un colore musicale di forte caratterizzazione dall’altro avvia alla comprensione della musica dell’ultimo secolo giacché le destabilizzazioni ritmiche e metriche, le sonorità atipiche, i temi modali che introducono una tonalità solo latente, costituiscono un ottimo viatico per un confronto con il linguaggio contemporaneo.
Ed in questo invito alla scoperta vi è forse contiguità poetica tra parole e note. Come suggerire ?echov, la musica, suonata o ascoltata, con amore e ironia, ci rende creativi e aiuta a crescere, a superare contingenze quotidiane ed umanissime. E non certo a caso l’autore affida questo messaggio di forte valore morale, ma anche politico e culturale, alla voce del violino, che mai come in questo racconto assume forza vitale e salvifica.
La rassegna “Il violinista sul tetto” è promossa da Comune di Cremona, Cremonabooks e Associazione Culturale Lo Studiolo di via Beltrami.
Lorenzo Brufatto
Inizia lo studio del violino al Conservatorio Tomadini di Udine, proseguendo poi a Gorizia nella classe di Carlo Grandi e diplomandosi a Cremona, all’Istituto Superiore di Studi Musicali Monteverdi. Segue numerosi corsi di perfezionamento Nel 2007 viene ammesso alla Hochschule für musik di Lucerna, nella classe di Giuliano Carmignola, e nel 2008 consegue il Konzertdiplom. Parallelamente agli studi violinistici consegue la laurea specialistica in musicologia con il massimo dei voti e la lode all’Università di Pavia, sede di Cremona. Premiato in importanti concorsi internazionali, svolge intensa attività concertistica. Nel 2011 è entrato a far parte dell’Ensemble da camera dell’Accademia del Teatro alla Scala con il quale ha suonato in diretta Euroradio ai concerti del Quirinale, alla presenza di Giorgio Napolitano.
Livio Salvatore Troiano
Nato nel 1982, inizia i suoi studi con Blagovesta Zahova all’età di 11 anni. Diplomatosi col massimo dei voti, lode e menzione speciale presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano, sotto la guida di Daniele Gay, ha ottenuto, in seguito, la laurea di secondo livello con 110 lode e menzione. Ha partecipato a Corsi di Alto Perfezionamento e Masterclass con i Shlomo Mintz, Giuliano Carmignola, Mariana Sirbu. Ha proseguito i suoi studi con Salvatore Accardo e Ilya Grubert e attualmente con Francesco Manara. È stato vincitore di importanti concorsi internazionali ed ha ottenuto numerose borse di studio. Svolge intensa attività concertistica. Dal 2010 è primo violino del sestetto d’archi dell’accademia della Scala e collabora con il Divertimento Ensemble e l’ensemble “Limen”. Fa parte dell’OCI (Orchestra da Camera Italiana) diretta da Salvatore Accardo.