Cronaca

Minaccia e molesta la zia per i
soldi. Nipote rinviata a giudizio

Rinviata a giudizio per stalking nei confronti della zia. Per l’imputata, la nipote Paola (nome di fantasia), 38 anni, accusata di aver minacciato e molestato la parente, bussando ogni giorno con insistenza alla porta della sua abitazione, cercando di sfondarla, il processo comincerà il prossimo 13 aprile. Dalla zia, Paola voleva i soldi. Gli episodi contestati risalgono al maggio del 2020.

La vittima, 66 anni, di Cremona, abita sola in un appartamento dell’Aler e vive della pensione di invalidità civile e dell’assegno di accompagnamento di cui è beneficiaria, in complesso un reddito sufficiente per condurre una vita dignitosa. Su sollecitazione degli assistenti sociali, la donna aveva fatto domanda al tribunale per avere un amministratore di sostegno in quanto in precedenza la 66enne aveva esagerato con le spese, soprattutto di capi di abbigliamento, rischiando di non avere più il denaro necessario per pagare bollette e affitto.

Il tribunale ha nominato come amministratore di sostegno l’avvocato Maria Luisa D’Ambrosio, che tuttora le cura gli interessi. La vita serena della donna, però, è stata funestata dall’entrata in scena della nipote, che di sera, quasi sempre alla stessa ora, si presentava davanti alla sua abitazione bussando con forza alla sua porta, minacciandola e insultandola. “Vuole da me i soldi”, ha scritto la vittima nella denuncia. “Soldi che io, anche volendo, non potrei mai darle perchè in casa non ho nulla”. Avvisata di quanto stava accadendo, l’avvocato D’Ambrosio aveva fatto intervenire le forze dell’ordine anche più volte in una stessa sera.

“Ma appena gli agenti vanno via”, si legge nella querela, “lei torna con più cattiveria di prima e cerca di sfondarmi la porta e minaccia di picchiarmi se non le consegno i soldi. Vivo nell’ansia e nella preoccupazione che mi rompa la serratura o addirittura la porta e che mi faccia del male. Ho molta paura di lei perchè è giovane e da quello che dice si capisce che è pericolosa. Nessuno del palazzo interviene, pur essendo disturbati tutte le sere fino a tardi dalle sue urla e dai miei pianti e dalle mia grida di aiuto”.

Un giorno la 66enne, temendo che la nipote l’avrebbe vista tornare a casa (“mi spia stando seduta sulle panchine del giardino di fronte”), si era trattenuta a lungo in centro. “Avrei voluto rimanere a dormire in strada”, aveva fatto mettere a verbale la donna, “piuttosto che tornare a vivere quell’incubo che si ripete ogni sera. Invece avevo freddo ed ero spaventata, così ho avvertito il mio amministratore di sostegno che con la sua auto mi ha accompagnato a casa dopo aver avvisato ancora una volta la polizia. Vorrei andare via da quella casa e far perdere le mie tracce a mia nipote perchè capisco che non posso andare avanti così. Non ce la faccio più e la mia stabilità nervosa ed emotiva è fortemente a rischio”.

La nipote è assistita dall’avvocato Paolo Fornoni.

Sara Pizzorni

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