Cronaca

Cancelliamo la legge truffa dei rimborsi elettorali!

Alla faccia della crisi: noi tiriamo la cinghia, i partiti sguazzano nell’oro. A noi tasse e balzelli, a loro i rimborsi elettorali, cioè una montagna di denaro buona parte della quale è senza controlli. Si parla di 289 milioni all’anno, una cifra che non ha eguali in Europa. Londra, per capirci, spende 25 volte di meno. E occhio: nelle tasche di lorsignori stanno per arrivare altri cento milioni di euro pubblici, frutto delle nuove rate di “rimborsi” per le elezioni politiche del 2001 ed un’altra ottantina per le Europee. E’ una valanga di denaro che i pupari incassano e spendono come vogliono. Le cronache di questi giorni riferiscono spese senza pudore: persino  allegre spaghettate al caviale e diplomi comprati e regalati a figli ripetenti e amanti svogliati. Questi partiti, diciamolo, sono senza vergogna.

Oddio, sono anni che si  parla di arginarne gli sciupii mentre i bagordi impazzano, i Lusi vanno  ai Caraibi, i Trota sgommano in Porsche e le Rosi finanziano gli esosi gigolò. Anni in cui i Grandi Ingordi, accomodandosi nei salotti buoni dei talk show, ci hanno promesso che sarebbero intervenuti. Capirai! Quando mai si è visto qualcuno tagliare il ramo su cui è seduto. Sono ingordi, non pirla.

In questi ultimi mesi i pupari hanno presentato in Parlamento 39 proposte-patacca sui rimborsi elettorali. Metà alla Camera, metà al Senato. Gli ultimi che hanno portato i disegni di legge in materia sono Bersani e Casini. Non è successo nulla.

Ci voleva questo terremoto leghista e le cosucce che sono emerse per portare a galla una truffa che va cancellata. Ovvero la normativa che dà ai cassieri dei partiti la facoltà di sperperare senza controlli.  Dal 1994 al 2008 i partiti hanno speso per le loro campagne elettorali  570 milioni  e ne hanno recuperati  2 miliardi e 250 milioni. Una cifra “mostruosa”. Una montagna di denaro. Una somma illogica, gonfiata, dopata; una cifra quattro-cinque volte superiore le spese effettivamente sostenute. Una cuccagna. Con questo sistema i partiti sono diventati macchine fabbrica- soldi. Alla faccia del referendum  di (quasi) vent’anni fa – aprile 1993 – quando il 90,3% degli italiani votò  per abolire il finanziamento ai partiti. Incassato il colpo, i pupari non hanno fatto una piega. L’anno dopo (maggio 1994) si sono fatti una legge che sostituiva il finanziamento pubblico con i cosiddetti  “rimborsi elettorali”. Rimborsi calcolati sulla base dei voti presi. Esclusi quelli sotto l’1% (soglia già elevata al 4% dalla prossima legislatura). Oplà, il tesoretto era salvo! Già che c’erano hanno pure gonfiato il rimborso:nel 1993 era di 800 lire a legislatura per ogni italiano; nel 1999 era già schizzato a 4 mila lire, dal 2002 siamo sui 5 euro.

Ci permettiamo un suggerimento:cancelliamo la legge truffa del 2006. Togliamo il bancomat alle tesorerie dei partiti che banchettano, senza rossori e a quattro ganasce, mentre gli italiani faticano ad arrivare alla fine del mese. Ma evitiamo – per favore – di rifare la pagliacciata come quella tanto sbandierata sulla riduzione degli stipendi dei parlamentari.  Anche qui non è cambiato niente. La domanda sorge spontanea: fino a quando ci lasceremo prendere in giro?

Enrico Pirondini

 

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