Cronaca

Agricoltura ed industria alimentare
protagoniste per la transizione ecologica

Il tema è stato al centro di numerosi approfondimenti nel corso della recente fiera Ecomondo di Rimini, rassegna dedicata ad ambiente, trattamento dei rifiuti, energia e fonti rinnovabili

Si è conclusa a Rimini Ecomondo, rassegna specializzata in ambiente, energia e fonti rinnovabili con una visione tecnica, economica e politica. Con un grande spazio riservato all’agricoltura che può assumere, ma lo sta già facendo, un ruolo determinante verso la transizione ecologica e la lotta ai cambiamenti climatici per le quali il settore agricolo porta più di una soluzione. L’agricoltura è l’unica attività produttiva che oltre ad emettere gas climalteranti li assorbe ed utilizza l’anidride carbonica come materia prima per la produzione di cibo. Attraverso la fotosintesi, le foreste assorbono ogni anno 40 milioni di tonnellate di CO2, che corrispondono al 10% delle emissioni complessive dei gas a effetto serra. E in Italia le foreste nell’ultimo ventennio hanno avuto un deciso incremento, ma non deve essere dimenticato il ruolo delle colture arboree ed erbacee più strettamente connesse all’agricoltura tradizionale.

La politica agroambientale europea (Pac) e le misure del Pnrr, comprese nel più ampio progetto Next Generation Ue, stanno prestando la massima attenzione ai temi riguardanti i cambiamenti climatici, la bioeconomia, la sostenibilità, l’agroforestazione, le infrastrutture green, le agroenergie e l’economia circolare tipicamente agricola sono stati al centro di molti convegni promossi in ambito fieristico. L’unione europea vuole portare l’Europa a diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, attuando gli obiettivi del Green New Deal con il contributo determinante di tutta la filiera agroalimentare. individuando obiettivi parziali, metodi e mezzi per conseguirli.

La prima cosa necessaria per contrastare un fenomeno o intraprendere iniziative specifiche è quello di conoscerlo a fondo. Di quantificarlo, e alcuni dati raccolti ed elaborati con metodo scientifico cominciano a circolare. Il primo: l’agricoltura italiana è responsabile solo per l’8% delle emissioni totali in atmosfera, nella Ue si aggirano introno al 15% e nel resto del mondo sono molto più elevate. Però l’agricoltura nel suo complesso assorbe fino a dieci volte di più delle emissioni emesse. Il biogas ed il biometano prodotti in ambito agricolo sono in grado di assicurare un contributo importante al processo di decarbonizzazione, così come la diffusione sempre maggiore in ambito agricolo del fotovoltaico, i cui costi sono diminuiti nell’ultimo decennio del 50%.

Il tema della neutralità climatica è stato al centro di un convegno organizzato da Enea, insieme ad altre istituzioni, durante il quale è stato rafforzato l’appello all’Unione europea nei confronti dell’intera filiera agroalimentare per la riduzione dell’impatto ambientale per il cui conseguimento non è possibile prescindere dal sostegno tramite misure agevolative che possano realmente supportare gli investimenti necessari da parte della filiera stessa.

Passi avanti importanti sono già stati compiuti: secondo i dati resi noti dalla Commissione europea, è stato ridotto il ricorso alla chimica nei processi di produzione agricola e l’emissione di gas ad effetto serra (meno 25% dal 1990), senza tagliare le produzioni e con l’obiettivo primario di garantire l’approvvigionamento di prodotti agricoli, sempre più di qualità e a prezzi contenuti. Ma anche l’industria agroalimentare si sta muovendo sulla via della sostenibilità in relazione alle caratteristiche nutrizionali e sul versante ambientale. Ha detto il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio: “Abbiamo riformulato oltre 4mila prodotti, diminuito del 30% in 20 anni i consumi di energia, dimezzato in 30 anni l’utilizzo di acqua, ridotto del 40% in 10 anni l’uso dei materiali da imballaggio e aumentato le pratiche di recupero e riciclo. Siamo tra i protagonisti di questa transizione energetica, eppure, a livello comunitario, ci sentiamo spesso trattati più come destinatari delle misure che vengono prese che veri protagonisti del cambiamento”. L’agricoltura e l’industria agroalimentare hanno già imboccato una via virtuosa.

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