De Gregori incanta Cremona tra
monologhi e melodie intramontabili
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Tanti successi, intervallati da pezzi meno conosciuti ma non meno potenti e graffianti: tra poesia e politica, tra filosofia e ritmo, tra aneddoti e riflessioni, Francesco de Gregori ha incantato il pubblico cremonese nella splendida cornice di piazza del Comune, nella serata di chiusura della rassegna “Siamo Fuori” promossa dal Comune di Cremona in collaborazione con il teatro Ponchielli.
Un concerto sold out, che si è aperto nel modo più intimo e diretto, solo voce e chitarra, per i primi tre brani: “Cose”, “L’uccisione di Babbo Natale” e “A Pa’”. Lo stesso tono familiare con cui il cantautore si è rivolto al pubblico, raccontando aneddoti delle sue prime volte sul palco, negli anni ’70, quando “facevo da spalla agli artisti famosi, gruppi che mandavano in visibilio il pubblico, mentre durante le mie esibizioni mi ignoravano, qualcuno mi diceva “Vattene”, ma io dovevo fare almeno 3 canzoni, altrimenti non mi pagavano”.
Erano gli anni in cui si poteva viaggiare leggeri, “solo, con la chitarra ti muovevi meglio, Venditti con il pianoforte era svantaggiato” ha ironizzato nel suo monologo.
Poi l’atmosfera è cambiata, con l’arrivo sul palco della grintosa rock band che accompagna il cantautore romano: Luca Angelici al basso, Carlo Gabriello al pianoforte, Simone Talone alla batteria e alle percussioni, Paolo Giovenchi alle chitarre e Alessandro Valle con pedal steel guitar e mandolino.
Così la piazza si è riempita delle vibrazioni delle chitarre e del basso per i brani “Scacchi e tarocchi” e “La testa nel secchio”. In un’alternanza di dolcezza e ritmi più decisi, la voce del Francesco nazionale si è fatta di velluto nel cantare pezzi come “Alice” o “Pezzi di vetro”, e più ruvida nell’eseguire “Sangue su Sangue”.
Non sono mancati mostri sacri del suo repertorio, quelli che non si può fare a meno di cantare a mezza voce, come “La storia”, “Titanic’ o “Generale”, ma anche l’emozionante “Rimmel”, introdotta dalle note struggenti e melanconiche dell’armonica, o la melodiosa “Buonanotte fiorellino”, che il cantante ha dedicato “alle coppie clandestine che sicuramente ci sono tra voi”.
Bellissima la performance de “La donna cannone”, una delle sue canzoni più famose di sempre, per poi salutare il pubblico con il rock di “Cercando un altro Egitto”, brano scritto negli anni giovanili.
Ma il vero finale è arrivato dopo, con il secondo bis, un pezzo di 32 anni fa ma ancora molto attuale: “Viva l’Italia, l’Italia liberata, l’Italia del valzer. l’Italia del caffè”. Un inno a un Paese che si sta rialzando dopo l’uragano che l’ha sì piegato, ma senza metterlo in ginocchio, perché è “l’Italia che resiste”, sempre e comunque. Applausi.
Laura Bosio