Cronaca

Incrociatello: l'area "dimenticata"
era destinata a parco pubblico

L’area verde di fronte alla concessionaria Renualt, in via Milano, proprio ai margini del quartiere Incrociatello, era stata destinata a diventare spazio pubblico e sarebbe potuta diventare quello che oggi molti residenti richiedono: un angolo di natura all’interno di un reticolo di case strette tra la ferrovia e via Milano.

E’ l’ex assessore all’Urbanistica Michele de Crecchio, architetto e testimone di molte trasformazioni cittadine, a ricordare le alterne vicende di quel rettangolo dimenticato da almeno vent’anni ed oggi tornato alla ribalta dopo che alcuni residenti, che nel frattempo vi avevano realizzato orti e giardini, hanno saputo che verrà messo all’asta. Una notizia appresa dalla ditta incaricata degli sfalci, intervenuta la scorsa settimana. Il terreno infatti appartiene ad una immobiliare lodigiana in liquidazione, la stessa che a quanto pare possiede altre proprietà a Cremona.

L’architetto Michele De Crecchio

Di quell’area, nascosta alla vista verso via Milano da una cortina verde sorta su un ex distributore) i residenti hanno avuto cura attuando piccole manutenzioni, pur sapendo che la proprietà prima o poi l’avrebbe reclamata. Ma la domanda resta: come mai è stata abbandonata per anni e perchè non è potuta diventare un piccolo giardino pubblico, considerato il contesto in cui è inserita?

“L’area compresa tra via Milano e la ferrovia – spiega De Crecchio – apparteneva inizialmente all’ospedale, che la cedette allo Iacp, l’allora istituto delle case popolari. Nonostante il Piano regolatore la destinasse ad attività produttive, come era logico che fosse vista la collocazione ai margini della città, l’istituto vi potè realizzare edilizia residenziale: è così che sul finire degli anni Sessanta sorse l’Incrociatello”.

Solo due le aree artigianali che vennero realizzate: la fabbrica di lucido da scarpe Cavallino (dove ora c’è la concessionaria Renault) e le Officine Piacenza. “Erano anni in cui  le attività andavano bene  – continua De Crecchio – tanto che molte volte ci chiesero di potersi allargare, ricordo che dovemmo negare la possibilità di ampliamento della Cavallino nell’area antistante, perché oramai era impossibile costruire una fabbrica in mezzo alle case.

“Dal canto loro le  industrie Piacenza volevano ampliarsi a nord di via Milano realizzando anche un sovrappasso di collegamento, cosa che ovviamente negammo. Proponemmo allora che presentassero un piano attuativo in base al quale avrebbero dovuto riconoscere degli standard: Piacenza quindi acquistò il terreno di proprietà della Cavallino, che avrebbe dovuto essere ceduto al Comune perchè lo trasformasse ad uso pubblico. Il Piano venne approvato dal Consiglio Comunale, ma poco dopo terminò la mia presenza come assessore all’urbanistica e non so se sia mai stata perfezionata la convenzione attuativa”.

“Sarebbe interessante sapere se sia stata sottoscritta e, se così fosse, perchè il Comune (come pare) si sia dimenticato di farsi consegnare il mappale al quale oggi si interessano i confinanti. Tale terreno comprende anche l’area del distributore carburanti da tempo dismesso. L’attuale normativa mi pare consenta di realizzare sul terreno non verde e parcheggi, come sembrerebbe ovvio, ma aree per nomadi e persino edilizia residenziale pubblica”.

Fatto sta che quell’area finì presto dimenticata, anche per le disavventure economiche della Piacenza, che portarono poi alla sua chiusura: vi crebbe una fitta vegetazione spontanea e passò di mano in mano, fino all’immobiliare lodigiana oggi in liquidazione.

“Si tratta di un’area stretta e lunga – conclude con un certo rammarico De Crecchio – difficilissima da edificare. Chi l’acquisterà potrà farlo a basso prezzo e realizzarvi ad esempio un residence. Purtroppo si è persa l’abitudine di confrontarsi con i residenti prima di prendere decisioni urbanistiche e questo di certo non aiuta”.

Giuliana Biagi

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