Cronaca

Green pass, bar e ristoranti:
"Non siamo controllori"

“No” al Green Pass per ristoranti, locali e pubblici esercizi. Non, almeno, nella situazione attuale, che non lo richiede sia per i dati dei contagi ben lontani da quelli di qualche mese fa, sia perché la stagione estiva consente di vivere all’aperto e di fruire dei luoghi di socialità in maggiore sicurezza.

Jacopo Codazzi, presidente di Fiepet-Confesercenti della Lombardia Orientale sede territoriale di Cremona, commenta l’ipotesi, oggetto di valutazione da parte del nostro Governo, di un Green Pass “alla francese”, sulla scia di quanto deciso in Francia dal presidente Emmanuel Macron, a partire da agosto per contrastare la variante Delta del Covid, ovvero di un passaporto vaccinale obbligatorio per frequentare bar, ristoranti, treni o aerei.

“Abbiamo appena ripreso a lavorare, dopo aver subìto mesi e mesi di restrizioni. Chiediamo di lasciarci prendere un poco di respiro – afferma Codazzi -. Siamo in piena estate, la gente sta all’aperto e, anche grazie alle norme che hanno consentito di allargare il plateatico, la maggior parte dei locali offre un servizio esterno, con un rischio di contagio davvero molto basso. Pensiamo soltanto alle caratteristiche del nostro territorio dove la molti degli esercizi di ristorazione dispone di spazi aperti.

Inoltre, l’applicazione della misura non sarebbe affatto di facile attuazione: non è sostenibile che un ristoratore o un barista debba mettersi ad accertare in prima persona, o dovendo predisporre personale apposito per farlo, dati personali, con dei nodi per quanto riguarda il diritto alla privacy ancora da sciogliere”. “Secondo noi – conclude il presidente di Fiepet – è prematuro, in questa fase, pensare di stravolgere una situazione che è abbastanza sotto controllo, con comportamenti responsabili”.

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