Cronaca

Violenze in famiglia su donne
e minori: emergenza senza fine

La famiglia è da sempre sinonimo di scurezza e protezione, ma per molte donne le mura domestiche si  possono trasformare in un vero e proprio incubo dal quale è difficile uscire. Lo testimonia l’alto numero di casi che si sono visti in questi ultimi anni anche a livello locale. Casi che si sono moltiplicati con le misure restrittive adottate per contenere e gestire l’emergenza Covid.

In tribunale non c’è giorno in cui non vengano trattati procedimenti di stalking, maltrattamenti, violenze sessuali, tutti consumati all’interno della sfera familiare e molti finiti con pesanti condanne. Che si tratti di mariti o di conviventi o di ex fidanzati, le donne subiscono. Ma non sono le sole. Da un pò di tempo, ma se ne ha meno la percezione in quanto trattati presso il tribunale di Brescia per competenza, sono aumentati anche i maltrattamenti ai danni dei figli minori. Un’emergenza che spaventa, anche perchè in questi reati così delicati e personali c’è molto sommerso. Troppe, cioè, le vittime che non denunciano per paura o per vergogna, nonostante a loro disposizione ci sia tutta una rete di aiuto pronta a tendere la mano, senza poi considerare gli importanti passi avanti in materia di legislazione a tutela.

Nel 2019, a Cremona e provincia, i procedimenti noti da “codice rosso” sono stati circa 300, costituiti per la maggior parte da maltrattamenti e stalking. I casi di maltrattamento sono stati 154, quelli di stalking 61. Nel 2020 c’è stata una diminuzione: 52 i procedimenti per stalking, 137 quelli per maltrattamenti in famiglia. Complessivamente, 221, se si aggiungono i dati sulle violenze sessuali e quelli in materia di libertà sessuale, i reati trattati con la normativa speciale.

Numeri a parte, la sensazione è che il fenomeno continui a fare paura, tanto che l’attenzione delle forze dell’ordine e della procura è sempre alta. In questi anni si sono formati  gruppi di operatori specializzati a trattare casi come questi, come avviene ad esempio all’interno della polizia locale. Dal 2018 la stessa procura, che ha ben quattro magistrati che si occupano delle cosiddette “fasce deboli”, ha attivato un servizio che permette alle forze di polizia, e, attraverso queste, a coloro che si occupano della materia, di contattare direttamente il magistrato per ricevere indicazioni idonee a gestire situazioni urgenti relative a questi reati.

Tutto ciò ha consentito di trovarsi nelle condizioni migliori per dare esecuzione alla normativa del “codice rosso”, ponendolo in grado di iscrivere con immediatezza la notizia di reato trasmessa oralmente e rilasciare eventualmente la delega alla polizia giudiziaria per ascoltare la vittima del reato entro tre giorni. L’ufficio ha anche istituito un registro interno sul quale vengono annotati tuti i procedimenti iscritti per reati appartenenti al ‘codice rosso’, dove sono registrate anche le vicende riguardanti misure cautelari adottate. 

Sara Pizzorni

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