Dai pagamenti virtuali al maxi
sequestro. Il "crollo" di Melega
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Imprenditore, produttore discografico, esperto di marketing, fondatore della moneta complementare. Ma coinvolto in tanti guai giudiziari, come l’ultima maxi indagine della guardia di finanza chiamata “Doppio click”. Il nome di Marco Melega, 49 anni, cremonese, è molto conosciuto. Sarebbe stato lui, secondo le fiamme gialle, a capo del gruppo criminale dedito alla frode e all’evasione fiscale. 15 in tutto gli indagati, 43 i capi di imputazione contestatati e il sequestro beni mobili ed immobili per oltre 72 milioni di euro.
Il cremonese, che vive a Padenghe sul Garda, era già finito nei guai nel luglio 2019 per aver messo in piedi un meccanismo finalizzato a riciclare a proprio vantaggio il denaro illecitamente accumulato attraverso le truffe online. Marco Melega era finito in carcere insieme al suo uomo di fiducia Cristiano Visigalli, anch’egli di Cremona, e ad un commercialista milanese. Ai domiciliari, invece, era andata Gabriella Albricci, di origini cremonesi ma residente a Sabbioneta. In passato l’imprenditore cremonese era stato imputato in un processo per bancarotta fraudolenta della società Gericom s.r.l., ma nell’ottobre del 2013 era stato assolto.
Melega è stato fondatore della Crevit Italia Spa, società che assunse fama nazionale nel 2014 con il lancio della valuta complementare “Crevit”, oggetto di pesanti critiche, tanto che nel 2014 Altroconsumo aveva segnalato il caso all’Antitrust. “Non si compra senza denaro come promette la pubblicità, anzi, si pagano commissioni salate per operare sulla piattaforma online. Crevit non ha funzionato, così l’abbiamo segnalata”.
Ben prima, nel 1992, Melega aveva fondato la System Mail Organization, una particolare iniziativa imprenditoriale basata sulla diffusione di prodotti editoriali a mezzo di un sistema di marketing piramidale per corrispondenza. Più di recente, nel marzo del 2020, attraverso la propria holding Italian Properties s.r.l., si era aggiudicato appalti pubblici Consip per l’emergenza sanitaria da Covid per circa 64 milioni di Euro per la fornitura di mascherine chirurgiche, suscitando polemiche, essendo al momento dell’aggiudicazione ancora indagato per le frodi-online. Il caso era stato trattato il 27 aprile 2020 dalla trasmissione Report.
Ora per Melega un’altra grossa grana giudiziaria con un’indagine che grazie all’analisi di una enorme mole di documentazione ha consentito di accertare un’evasione dell’Iva per più di 44 milioni, un utilizzo di emissioni di fatture per operazioni inesistenti per oltre 120 milioni e delle indebite compensazioni scaturite da crediti di imposta in realtà inesistenti per 3,7 milioni di euro.
Due anni fa, Agostino Melega, ex direttore della scuola edile cremonese e cultore del dialetto cremonese, aveva scritto una lettera in occasione dell’arresto del figlio Marco in cui si congratulava con la guardia di finanza di Cremona “per aver sgominato un gioco squallido ed infame che ha visto fra i truffatori mio figlio Marco. Mi auguro che Marco si ravveda e riconosca i propri torti, chiedendo perdono per quel che ha fatto e collabori con gli inquirenti per la restituzione del maltolto”.
Oggi, con un post su facebook, Agostino scrive che tre finanzieri in borghese si sono presentati per visionare un “piccolo appartamento che è stato di mia proprietà fino a qualche mese fa e che ho venduto recentemente. Fino a tre anni fa ci abitava Marco, nelle sue rare visite a Cremona”. “Mi è doveroso confessare”, scrive ancora Agostino, “che quei tre ragazzi meridionali sono stati dei veri signori, educati e gentili nel compiere il loro lavoro o missione. Tant’è che mia moglie li ha invitati poi a casa nostra, in porta Romana, perché avevano bisogno di fare della fotocopie. E la loro presenza in punta di piedi in casa nostra li vedeva un poco imbarazzati.
Questo mi ha fatto tenerezza e simpatia e mi ha portato a rivolgere il pensiero alla storia del Mezzogiorno d’Italia, nel quale vasto territorio una delle vie d’uscita inevitabili per la mancanza di lavoro è proprio quella di trovare una occupazione in una delle forze armate del Paese, oppure di andare all’estero o rifugiarsi in un convento. Purtroppo il migrare della gente dall’Italia è una costante degli ultimi secoli. Ora si è aggiunta pure la fuga dei cervelli. Che dire ancora? Rimango in attesa degli sviluppi della situazione. Nei prossimi giorni si potrà vedere meglio quale sarà il destino che attende la mia amata famiglia…”
Sara Pizzorni