Cronaca

Sos lavoratori: le offerte ci
sono, mancano i candidati

Da sinistra Marco Cavalli, direttore Cna e Alessandro Lupi, presidente Fipe Confcommercio

Ausiliari socio assistenziali, educatori, autisti, camerieri e addetti alla ristorazione. Ma soprattutto operai, tecnici e manutentori dei più svariati settori manifatturieri, senza contare gli addetti all’agricoltura. E’ questo che offre il mondo del lavoro in provincia di Cremona, lo testimoniano le centinaia di offerte settimanali proposte dai Centri per l’Impiego, ma il problema è che queste figure non si trovano.

Lo ha confermato anche l’incontro del 14 giugno tra associazioni ed istituzioni nel tavolo  della Competitività sul tema lavoro: il periodo pandemico ha generato evidenti ricadute in termini occupazionali; attualmente il territorio sta affrontando un periodo di graduale ripresa, ma ci troviamo in un periodo storico in cui l’offerta lavorativa è presente ma le imprese non trovano personale adeguatamente specializzato.

Per i presenti al confronto, questo dovuto anche al fatto che ai giovani non viene proposto un orientamento di qualità sin dai primi livelli educativi in stretta condivisione con le famiglie.

Il mismatch tra domanda e offerta è uno dei problemi da risolvere anche in una provincia relativamente ricca come quella di Cremona. Per capire dove stanno i problemi e come potrebbero essere risolti abbiamo incontrato due categorie: quella dei ristoratori  e, in generale, di chi rappresenta il mondo dell’artigianato.

“Il problema esiste ed è anche grosso” afferma Alessandro Lupi, presidente provinciale Fipe, la categoria dei pubblici esercizi di Confcommercio che a livello nazionale ha stimato una carenza di almeno 15mila tra camerieri e addetti alla ristorazione in senso lato.

“In provincia di Cremona credo che potremmo quantificare in 150 – 200 persone da inserire. Ma c’è da capire se esiste davvero questa ‘fame’ di lavoro oppure no. Dal nostro punto di vista c’era quando ci imponevano di stare a casa per evitare i contagi; adesso che è tutto ripreso secondo me non c’è tutta questa grande voglia di trovarsi un lavoro, le persone non sono più disposte a fare determinati lavori e quello di addetto alla ristorazione è uno di questi, ma penso anche al lavoro nelle stalle, dove di italiani non ce ne sono più.
Tutti gli anni, e non solo a Cremona, in questa stagione c’è sempre stato il problema di trovare camerieri e addetti di sala,  ma si sopperiva con gli universitari e chi voleva pagarsi le vacanze. Il lock down ha portato tanti a cercare altri tipi di lavoro.
Il giovane in genere non ha più voglia di venire a lavorare nei week end, ma c’è anche un problema a monte, quello della retribuzione. Non nego che ci siano  esempi anche nel nostro settore, di lavori sottopagati, magari da parte di imprenditori che hanno approfittato di certe situazioni. Ma la regola  c’è, l’inquadramento è quello del turismo, che stabilisce la paga base, per quanto un po’ bassa anche se a noi imprenditori uno stipendio netto di 1200 euro ce ne costa più di 2000”.

8 – 10 euro la paga netta per uno stagionale che in questo periodo voglia guadagnare qualcosa servendo ai bar, uno dei settori in maggiore crescita a Cremona negli ultimi anni. Troppo poco per dissuadere tante persone dal continuare a percepire il reddito di cittadinanza, una delle misure che saranno ridefinite nei prossimi mesi all’interno di una revisione complessiva degli ammortizzatori sociali.
Come si esce allora da questa impasse del lavoro che c’è, ma che viene snobbato dai più?
“Come associazione – continua Lupi –  ci stiamo muovendo con le scuole, in particolare adesso con Cr.Forma, proponendo una full immersion di 60 ore di pratica e soprattutto teoria per formare almeno una ventina di persone che siano disponibili subito. Il corso si svolge dal 22 al 29 giugno, è rivolto a tutti coloro che vogliano avere una infarinatura di massima di cosa significhi lavorare in una cucina o come cameriere.

E a medio – lungo termine abbiamo poi in progetto un cantiere che vorrebbe aiutare gli imprenditori ad alzare la loro professionalità”.

Come spiega Marco Cavalli, direttore di Cna, “emerge come sia difficile recuperare sul mercato figure nemmeno particolarmente qualificate ma anche operai specializzati, soprattutto per le professioni tecniche, quali conduttori di impianti e di macchinari, per tutto quel mondo che ha a che fare con la produzione.

“E poi mancano autotrasportatori, settore che ha continuato a lavorare ed è stato molto importante per il Paese anche quando tante altre attività erano chiuse. Da sempre questo settore è alla ricerca di figure specializzate con competenze legate alla conduzione di mezzi, con patentini e autorizzazioni per trasporti speciali e merci pericolose, ad esempio. Altro settore che oggi per fortuna è in forte rilancio e ripresa è quello delle costruzioni e la filiera della casa. Grande impulso è stato dato dai bonus energetici (riqualificazioni, facciate, 110%) e tutte quelle imprese collegate sono oggi fortemente sollecitate, non solo gli edili ma anche elettricisti, idraulici ecc:  a maggior ragione in questo tempo è complicato reperire figure professionali adeguate”.

Quanto al settore ristorazione, “uno di quelli che ha subito evidenti criticità nella pandemia”, “adesso che l’attività è ricominciata a pieno regime è alle prese con la ricerca di personale. Una delle difficoltà è legata al fatto che i livelli retributivi non sono adeguati. Servono camerieri, cuochi, baristi: il sistema delle imprese deve reagire offrendo possibilità lavorative adeguate, che facciano vincere la sfida anche per quei giovani che non si rassegnano al reddito di cittadinanza o a vivere passivamente la condizione di inoccupati”.

Le soluzioni: “Non esiste ricetta immediata, è un processo lungo che comincia dalla fase dell’orientamento dei ragazzi fin dalla terza media in avanti. Su questo dobbiamo fare un’azione di orientamento nelle scuole coinvolgendo le imprese, cosa che abbiamo anche già sperimentato,  rivalutando i mestieri che da un po’ di tempo sono snobbati. Fare il meccanico o il carrozziere, o l’impiantista o ancora l’operatore di controllo numerico è qualcosa che non ha più l’appeal di un tempo. Nell’immaginario collettivo dei ragazzi si pensa che gli unici posti di lavoro interessanti siano in un ufficio o con incarichi direzionali o determinate professioni tutelate. Invece va riscoperta la bellezza di costruire qualcosa con le proprie mani e col proprio ingegno, che è tipica del mondo dell’artigianato, all’interno di stabilimenti produttivi dove ancora l’attività manuale e l’intelletto fanno la differenza”.

Enti e categorie in una provincia piccola come quella di Cremona devono lavorare insieme: “Abbiamo avviato anche qui da noi percorsi di formazione superiore post diploma, Ifts e Ifs, ma tanto per capirci, noi ne abbiamo tre mentre la provincia di Bergamo ne ha candidati 24.

Dobbiamo sempre più fare sistema all’interno della nostra piccola provincia, all’interno di una programmazione di più alto respiro”.

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