Cronaca

I temi etici continuano a dividere
Dibattito sul fine vita in Consiglio

Il tema del fine vita è tornato al centro della discussione in Consiglio Comunale con un ordine del giorno della consigliera di maggioranza Paola Ruggeri (Articoli 1) che chiede al sindaco “di sollecitare il Governo affinché si possano pienamente applicare le leggi esistenti in materia di fine vita; e si faccia chiarezza su quelle norme e quelle linee guida che devono accompagnare ogni individuo in quella fase così difficile e così intima com’è quella dell’abbandono della vita terrena, anche in considerazione dell’importanza che avrà negli anni futuri questo profilo legislativo ed il suo completo sviluppo”.

Il punto di partenza è l’applicazione della Legge 219 del 2017  “norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” che “a più di tre anni di distanza dalla sua pubblicazione – si legge nell’ordine del giorno –  è ancora disattesa; la popolazione non è mai stata adeguatamente informata con campagne mediatiche sul tema; le DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) sono depositate in varie sedi (Comuni, Associazioni, Notai, Autorità Consolari) e non esiste un sistema telematico in grado di garantire la reale attuazione pratica delle DAT sul territorio nazionale (…)”.

Molti gli interventi  dei consiglieri. Tutti favorevoli quelli di maggioranza, Enrico Manfredini, Daniele Villani, Fabiola Barcellari, Riccardo Merli, Lapo Pasquetti, Cinzia Marenzi tra gli altri; oltre a Luca Nolli M5S. Ha votato per l’astensione Alessandro Zagni della Lega: “Non esprimo una posizione per conto della Lega sulle decisioni di fine vita, in quanto penso che anche nel mio partito ci siano posizioni favorevoli e contrarie su questi argomenti, perché sono temi personali che toccano le sensibilità ed i valori di ogni persona.
Sul fine vita c’è già una norma in vigore, per cui la discussione di questo ordine del giorno tra favorevoli/contrari era fuori tema rispetto al dispositivo dell’ordine del giorno stesso”.

Alle posizioni contrarie ha dato voce Carlo Malvezzi (FI): “La società italiana non è interessata a questa tematica, lo dimostra il fatto che solo l’1% degli italiani ha firmato le disposizioni di fine vita. Semmai ci sono altre questioni, in primis le terapie del dolore, all’interno di una dimensione di ‘alleanza terapeutica’ in cui famiglia e medico si trovano insieme nell’accompagnare una persona verso il fine vita.
“In un periodo come questo, in cui tante persone sono morte da sole, si è evidenziato quanto sia essenziale la vicinanza. Vedo un approccio “sbrigativo” rispetto al fine vita, che ha portato alcuni paesi, anche europei, a stabilire che determinate patologie non debbano più essere curate. Quando entriamo in questo ambito ci poniamo su un piano drammaticamente inclinato e se vi inseriamo una biglia, quella non potrà che prendere inesorabilmente velocità.
“L’ordine del giorno – ha concluso – non dà una prospettiva di speranza”.

Gli ha ribattuto Stella Bellini, dei radicali, gruppo consigliare Pd: “Qui si sta parlando di mettere nelle mani del legislatore questo tema affinché non sia più affidato alle mani pietose di un medico o di un anestesista.
Se anche fossero solo l’uno per cento gli italiani che hanno disposto i trattamenti anticipati, anche solo 60 mila persone, non hanno forse valore? La civiltà va avanti perché certe persone si sono incaponite a parlare di temi scomodi.
Facciamo il possibile perché non solo vengano applicate le leggi esistenti, ma si possa andare avanti, come anche la Consulta ci ha indicato.
“Trovo offensivo – ha concluso la consigliera –  parlare di strumentalizzazione di questo tema da parte di certe forze politiche.  Ricordo al consigliere Malvezzi che nei casi di dj Fabo e Welby, sono loro che hanno chiesto aiuto ai Radicali, non il contrario”.

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