Cronaca

Cremona, la fusione Lgh - A2a
ora piace anche alla Lega

Stretta finale sulla fusione Lgh – A2A. Oggi l’Ufficio di Presidenza, riunito per la prima volta in seduta pubblica, ha dato il via libera alla delibera che formalizza la decisione del Comune di Cremona. Il tutto dovrà ora passare in Consiglio Comunale, già fissato per il 31 maggio.

Come ha spiegato il presidente Aem Massimo Siboni, la percentuale del 2,75% (quella che i soci Lgh avranno all’interno di A2A) è tale per cui è prevedibile una lista di minoranza e quindi un’espressione dei territori a livello di Cda. Ma questo non avverrà in tempi brevi, essendo stato solo da poco rinnovato il Cda di A2A e non essendo previsto allo stato attuale un allargamento.

Per quanto riguarda le società operative di Lgh, queste continueranno ad esistere come entità giuridiche autonome, per un periodo di almeno 24 mesi,  ma sotto il diretto controllo (come già d’altra parte avviene ora) delle corrispondenti società di A2A per quanto riguarda il business: parliamo di Linea Gestioni, Linea Ambiente, LD Reti. Discorso diverso per Linea Green, la società del gruppo che si occupa di bioenergie e che non ha una corrispondenza all’interno di A2A, che quindi ne resta il diretto controllore.

Le critiche principali alla fusione sono arrivate da Marcello Ventura (FdI), che ha contestato la totale perdita di autonomia delle tre società operative da parte dei territori su cui sono nati e con cui potevano avere un’interlocuzione privilegiata, con conseguente perdita di territorialità. Contestato anche il fatto che la delibera di fusione non accenna alla risposta dell’Anac che aveva bocciato la partnership con un parere negativo non vincolante.

Molto più morbida rispetto al passato la posizione della Lega, con il capogruppo Alessandro Zagni:”Ci sono settori in cui non vale la regola ‘piccolo è bello’, e bisogna seguire il mercato. Forse per la prima volta in questo modello di fusione si apre la prospettiva che A2A non sia solo la municipalizzata di Brescia e Milano, ma possa diventare una municipalizzata dei territori. E’ una prospettiva che mi fa dire che non si viene solo ‘mangiati’, ma possiamo entrare a giocare con una voce che probabilmente sarà anche più facilmente ascoltata rispetto al peso specifico delle quote azionarie che il nostro territorio avrà in questa società”. Una linea, quella della Lega, che vede Cremona giocare d’anticipo rispetto a Lodi e Pavia, amministrate dal partito di Salvini, e che ancora non hanno formalmente deciso: l’auspicio di Zagni è che nasca “un modello nuovo di A2A, con una visione che sia meno milanocentrica e bresciacentrica”.

“Il comitato territoriale e il patto parasociale – ha aggiunto – consentiranno al nostro territorio avrà minime garanzie. Rispetto ad una fusione ‘a freddo’, questo ci può dare una nuova prospettiva”.

Forza Italia finora aveva pesantemente attaccato tutta la conduzione della partnership contestandone la validità giuridica per l’assenza di una gara, oggi però anche Carlo Malvezzi è stato meno acceso del solito: “Ho avuto modo di guardare gli investimenti di Lgh: in questi due anni e mezzo sono state investite molte risorse, soprattutto nell’acquisizione di impianti di biogas, molto delocalizzate rispetto ai nostri territori. Lgh ha una prospettiva nazionale. Di fatto di conclude un processo che vede allontanare in modo definitivo la possibilità del nostro territorio di avere un peso nei servizi. Le mie perplessità vengono dai pareri e dai percorsi che sono stati seguiti. Le nostre critiche le abbiamo fatte, ora dovremo vedere se su questa partita verrà presentato un ricorso”. Forza Italia a questo proposito ha fatto richiesta scritta al segretario comunale affinchè venga chiesto un parere preventivo all’Anac rispetto alla  proposta preliminare di fusione anche per tutela dei consiglieri che lunedì prossimo voteranno la delibera.  Domani arriverà la risposta.

Negativo il parere di Luca Nolli (M5S): “Non è vero che è stato un affare: oggi è l’atto finale di una decisione già presa, che non mi trovava d’accordo.  Lgh aveva potenzialità enormi, è stata portata in situazioni poco piacevoli ma poteva essere risanata, mantenendo il controllo in capo al Comune. Oggi subiamo e non conteremo più niente. Altri decideranno sul nostro territorio”.

Per Enrico Manfredini (Fare nuova la Città), “Lgh è valutata oggi 328 milioni di euro, è una società che è riuscita ad aumentare il suo valore, grazie all’accordo di partnership. Non stiamo parlando solo di valore in termini di valuta, ma anche come progettualità, in termini di offerta che viene fatta nei confronti degli utenti e con prospettive di business del futuro molto importanti, oltre che una delle società partner fondamentali del progetto Cremona 20/30.

L’operazione di fusione ha come corollario altri investimenti sul territorio; la sede viene mantenuta qui a Cremona, anche quella della Fondazione; e i  patti parasociali permetteranno di avere un rappresentante all’interno del Cda di A2A. Io – ha concluso –  di svendite di questo tipo ne farei una alla settimana”.

“Mi sembra che le condizioni di oggi qualche anno fa non sarebbero state così favorevoli da punto di vista economico”, ha detto Roberto Poli, Pd. “E questo è un punto a favore della fusione anticipata. Inoltre importante nell’ottica della transizione energetica. Non era così scontato che si arrivasse a questa conclusione, si tratta di un’operazione di interesse per i territori in una logica di interazione tra multiutilty che rende impossibile e antieconomico mantenere bandierine territoriali, fermo restando che abbiamo ottenuto tanto anche da questo punto di vista”.

“Ricordiamoci – ha detto Lapo Pasquetti, Sinistra per Cremona –  che Lgh non è proprietà del Comune. Tutti gli altri soci sono d’accordo sull’operazione. Non sono d’accordo con Nolli, la fusione per incorporazione non era una soluzione obbligata. Gli scenari previsti nell’accordo prevedevano varie exit. Una cosa su cui tutti potremmo essere d’accordo è che quando Lgh avesse partecipato da sola alle gare di acquisto di gas e materie prime, si sarebbe trovata in condizioni di enorme svantaggio, con conseguente erosione del proprio patrimonio”.

La riunione non è entrata nel merito del concambio azionario e comunque sarà un esperto nominato dal Tribunale, scelto da una società di revisione sottoposta alla Consob, a valutare la congruità del rapporto di cambio, come previsto dalla legge per operazioni di questo tipo.

Giuliana Biagi

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