Liuteria, Unesco: "Tradizione e
innovazione devono coesistere"
Incontro questa mattina in diretta streaming dall’auditorium del Museo del Violino per l’avvio del Piano di azioni per la salvaguardia del “saper fare liutario tradizionale” cremonese. Un incontro specificamente rivolto ai liutai cremonesi, per condividere tra i tanti soggetti coinvolti, anche sovranazionali a cominciare dall’Unesco, quelle che saranno le azioni di salvaguardia della tradizione liutaria cremonese, insignita del titolo di patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.
Ha introdotto i lavori il sindaco Gianluca Galimberti, quindi, incalzate dal giornalista Giovanni Palisto sono intervenute varie personalità delle istituzioni e del mondo accademico: Tullio Scovazzi, professore ordinario di diritto internazionale all’Università Bicocca; Ana Luiza Thompson-Flores, direttrice dell’Ufficio regionale Unesco per la Scienza e la cultura in Europa; Mariassunta Peci, del Ministero della Cultura; Giorgio Marrapodi, direttore generale per la cooperazione allo sviluppo in Commissione Nazionale per l’Unesco; Elena Sinibaldi del Focal Point – Convenzione UNESCO 2003 MiC; Maria Agostina Lavagnino, dell’Archivio di etnografia e storia sociale di Regione Lombardia e le facilitatrici della rete globale facilitatori formati UNESCO, Benedetta Ubertazzi e Valentina Lapiccirella Zingari.
Tema conduttore di tutti gli interventi, la necessità di integrare tradizione e innovazione: la qualifica di bene patrimonio immateriale dell’umanità ha in sé lo scopo di mantenere vive allo stesso aggiornare ai tempi le tradizioni.
“Bisogna individuare – ha detto il sindaco – nei prossimi mesi quello che c’è da fare per rendere vitale questo patrimonio e al contempo vitale tutta la comunità cremonese. Abbiamo iniziato questo percorso da qualche anno, con molto lavoro, ma ora ci siamo resi conto che le istituzioni, nazionali come il Governo e la Regione e internazionali come l’Unesco, ci saranno d’aiuto per riconoscere l’importanza della nostra città a livello mondiale, utilizzando strumenti e metodologie internazionali. Per questo sentiamo anche di avere una grossa responsabilità”.
Un “ecosistema” che metta insieme il diversificato mondo dei liutai, troppo spesso diviso, e la rete sovranazionale in cui ormai con il riconoscimento Unesco, la liuteria cremonese è strettamente intrecciata. Fino a far diventare quello cremonese un modello anche per altri beni immateriali dell’umanità sparsi per il mondo.
Mariassunta Peci, dell’Ufficio Unesco del ministero della Cultura, ha posto l’accento sulla necessità di tenere viva la tradizione, ma coinvolgendo i giovani nel perpetuarla, innovandola al tempo stesso; la direttrice dell’Ufficio per l’Europa Ana Luiza Thompson-Flores, ha rimarcato la “duplice natura culturale e industriale della liuteria cremonese. Il saper fare è strettamente legato al poter vivere di ciò che uno sa fare. Il vostro impegno è estremamente importante, anche in quanto laboratorio di grande interesse in relazione a diversi aspetti specifici del patrimonio culturale immateriale. La liuteria cremonese può rappresentare un riferimento per altre situazioni simili”.
“Dobbiamo fare in modo che tutto quanto sanno fare i liutai diventi un modello e una risposta alla pandemia”, ha detto Elena Sinibaldi del Focal Point – Convenzione UNESCO 2003 MiC. “Il patrimonio immateriale ha diverse componenti, nel caso della liuteria c’è una componente di sostenibilità economica; dobbiamo trovare benefici che siano diretti per la comunità (dei liutai, ndr) e siano inclusivi, ossia che consentano alle giovani generazioni di unirsi a questa comunità patrimoniale per guardare anche al futuro. Siamo all’interno di un percorso che non ci deve spaventare, ma dobbiamo darci un metodo”.
Anche perchè, ha poi aggiunto la rappresentante Unesco, “quest’anno avremo l’obbligo di sottoporre all’Unesco il nostro rapporto periodico nazionale, il che ci richiamerà a dover lavorare per darci strumenti operativi nel tempo”.
E’ scesa nel concreto l’esperta giuridica Benedetta Ubertazzi: “Vorrei che i liutai capissero che si tratta di un lavoro nuovo che corrisponde alla necessità di un’evoluzione. Il patrimonio culturale immateriale si innova e cambia costantemente, oggi il cambiamento è necessario, ma non può avvenire senza che la comunità e quindi i liutai si mettano in primo piano”. Affrontato poi il tema delle salvaguardie: almeno tre i livelli di protezione attivabili, ha ricordato l’esperta, la protezione Unesco, il marchio del Consorzio (che come è noto non raggruppa tutta la liuteria cremonese) e le denominazioni UE Dop e Igp per prodotti non agricoli.
“Da oggi siete voi liutai in prima battuta a parlare, non più le istituzioni che vi rappresentano. Il piano di salvaguardia può aiutarvi verso lo sviluppo sostenibile che significa anche sviluppo economico”.
Illustrato infine il cronoprogramma dei lavori e la scansione delle sessioni di lavoro. Una prima sarà dedicata ai caratteri fondamentali e ai valori del “saper fare”; un secondo incontro affronterà i rischi da superare per garantirne la trasmissione; la terza sarà un momento comparativo tra diversi piani di salvaguarda partiti in Italia. Spazio anche all’approfondimento circa gli spazi culturali e gli strumenti associati alla pratica, in particolare i rapporti tra botteghe e museo del Violino, luogo importante per studiare nuove opportunità e connessioni. Una sessione infine sarà dedicata a come potenziare la relazione tra liutai e musicisti.
Giuliana Biagi