Minacce all'addetto alla pulizia
stradale. Faceva troppo rumore
Gli aveva disturbato il sonno, il rumore di quel soffiatore e di quella spazzatrice entrati in funzione alle 5,30 del mattino in via Piave. Così era piombato giù da letto, si era armato di un coltello svizzero lungo 16 centimetri ed era sceso in strada a minacciare l’operatore che era alla guida di uno dei due mezzi, intimandogli di smettere immediatamente di fare rumore. “Chi vi ha dato l’autorizzazione?”, erano state le sue parole, “questo coltello ve lo infilo nella gola a voi e ai vostri dirigenti”.
Con le accuse di minaccia aggravata, porto d’armi e porto di oggetti atti ad offendere, è finito a processo Mario, 47 anni, cremonese, residente in piazza Fiume. Il fatto risale al 10 novembre del 2015. Ad identificarlo erano stati gli agenti della polizia locale grazie alla descrizione della vittima, ad un’attività di indagine basata su appostamenti davanti al palazzo dal quale l’uomo era uscito, sulla visione delle telecamere e anche grazie ad alcune testimonianze. Per trovare l’autore delle minacce, gli agenti si erano anche finti operatori ecologici.
Quel giorno Michele, dipendente della società municipalizzata Linea Gestioni spa con sede a Crema, era alla guida della spazzatrice. Doveva pulire strade e marciapiedi dalle foglie in previsione del mercato di piazza Fiume che sarebbe stato allestito un’ora e mezza più tardi. Ad un certo punto l’uomo si era visto puntare il coltello dall’imputato piombato davanti a lui cieco dalla rabbia. “Non mi sono spaventato”, ha detto oggi la vittima al giudice. “Quel signore era infuriato, ma non sembrava avesse intenzioni cattive. Certo che però a ripensarci viene un pò di paura”. “Avevo una mezza intenzione di rimettere la querela”, ha poi aggiunto, “perchè comunque la mia azienda non mi ha tutelato. Pensavo almeno mi prendesse un avvocato”.
L’imputato si era limitato alle minacce. Prima di allontanarsi aveva sferrato calci a tutti i contenitori della raccolta differenziata. Passato il pericolo, il dipendente aveva raggiunto la sua azienda e aveva spiegato l’accaduto. Il giorno dopo si era presentato al comando dei vigili e aveva fornito agli agenti una descrizione piuttosto accurata dell’uomo che lo aveva aggredito verbalmente agitando il coltello.
I vigili, così come raccontato oggi da Davide Spotti, della sezione della polizia giudiziaria della procura di Cremona, avevano subito attivato le ricerche nei condomini della zona, facendo appostamenti e procedendo alla visione delle immagini delle telecamere di sorveglianza alla ricerca della persona che corrispondesse alla descrizione. Da un’operatrice ecologica gli investigatori erano venuti a sapere che un uomo le aveva chiesto informazioni su chi avesse ordinato quel tipo di servizio così rumoroso. Così, come spiegato da Spotti, quell’attività con la spazzatrice era stata appositamente ripetuta per fare il modo che la persona uscisse allo scoperto. “Noi ci eravamo mischiati con gli operatori ecologici”, ha raccontato il testimone, “ma quel giorno non era successo nulla”.
Il 19 novembre alle 6,45 Mario, impiegato di banca, era stato individuato e fermato. Stava andando alla stazione per raggiungere Milano, suo posto di lavoro. “In tasca aveva un coltello”, ha ricordato Spotti. La stessa vittima lo aveva poi identificato in foto. L’imputato aveva ammesso di essersi lamentato per il rumore, ma aveva negato di aver puntato il coltello al volto del dipendente. L’arma, a suo dire, la teneva in casa insieme insieme ad altri coltelli e oggetti usati per difesa personale, come un manganello estensibile e spray urticante.
Nei confronti di Mario, difeso dall’avvocato Simona Bracchi, il giudice emetterà sentenza il prossimo 11 giugno.
Sara Pizzorni