Cronaca

Bar, pub, ristoranti: ecco come
orientarsi nella giungla delle regole

Da lunedì riaprono bar e ristoranti. Un “bicchiere mezzo pieno” per la Fipe Confcommercio perché questa ripartenza impone comunque limiti stringenti e severi. “Abbiamo più volte manifestato le nostre difficoltà e le nostre richieste, abbiamo evidenziato contraddizioni e incoerenze. Non vogliamo rinunciare alla fiducia che deve accompagnare ogni ripartenza. Vogliamo ritrovare i nostri clienti. E pensiamo che poter far vivere i pubblici esercizi, sia un passo importante per il (lento) ritorno alla normalità. Siamo certi che la data del 26 aprile, arrivata dopo la mobilitazione a Roma della Fipe e l’incontro dei vertici nazionali con il Governo, sia ugualmente attesa dalle imprese e dalla comunità”, afferma Alessandro Lupi, presidente provinciale Fipe.

La principale novità è che si potrà tornare al bar o al ristorante. Sono infatti consentite le attività dei servizi di ristorazione (bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie, birrerie, pub, ecc…) svolte da qualsiasi esercizio.

“Il consumo deve avvenire esclusivamente al tavolo, solo all’aperto. I locali potranno restare aperti a pranzo e anche a cena, fino al coprifuoco, che attualmente è alle 22. Ci siamo organizzati per assicurare la massima sicurezza ai clienti e ai collaboratori, seguiamo protocolli rigidissimi proprio per scongiurare ogni possibilità di contagio”.

Permane il limite delle quattro persone al tavolo, ad eccezione che siano tutti conviventi ed è obbligatorio indicare anche il numero massimo di avventori che possono frequentare il locale.

Inoltre, il cliente, dopo aver effettuato l’ordinazione deve obbligatoriamente consumare seduto al tavolo (all’aperto) e deve essere rispettata la distanza di un metro. “Con riferimento alla previsione del consumo esclusivamente all’aperto – conferma Lupi – sembra ragionevole ritenere consentito anche il servizio all’interno di verande esterne o dehors, a condizione che vengano mantenute “aperte” su uno o più lati”.

Qualche incertezza resta, invece, collegata al consumo al bancone. “Abbiamo chiesto chiarimenti – conferma Emiliano Bruno, vicepresidente Fipe – Il decreto è arrivato veramente in “zona Cesarini”, troppo a ridosso della giornata di lunedì per chiare alcune zone non troppo chiare”.

“Pur sottolineando che stiamo aspettando una risposta ufficiale, la federazione nazionale ritiene che il consumo al banco fino alle 18 sia consentito in zona gialla. Pensiamo alle colazioni che hanno un peso importantissimo nel fatturato delle nostre attività. Speriamo davvero di poter restituire, ai nostri clienti il rito irrinunciabile del caffè in piedi davanti al barista di fiducia”.

“La apertura all’aperto non è priva di incognite – ribatte Lupi – Si pensi, solo per citare un esempio, alla variabilità del meteo. E quindi alle difficoltà nel gestire prenotazioni e personale. O all’acquisto delle materie prime che si deteriorano se non preparate rapidamente”.

Il decreto fissa al 1° giugno 2021, nella zona gialla, la possibilità di svolgere l’attività anche al chiuso, con consumo al tavolo, ma solo fino alle 18:00. Fino ad allora gli unici che potranno consumare nei locali chiusi sono i clienti del servizio mensa (come già avviene oggi).

Per chi non ha uno spazio o un plateatico all’aperto (e sono più imprese di quanto non si possa pensare) l’unica alternativa sono i servizi di consegna a domicilio (autorizzato senza restrizioni orarie) e asporto (consentito fino alle 22.00).

Fanno eccezione bar, pub, birrerie, caffetterie, enoteche (cioè quelle imprese con codice ATECO 56.3) ai quali resta consentito solo fino alle 18.00. In entrambi i casi permane il divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze del locale. Infine permane il divieto di svolgimento di feste nei luoghi chiusi o all’aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose.

“Siamo pronti a ripartire – conferma Lupi – e potremo riuscirci quanto più forte sapremo affrontare questa sfida con coesione. Penso, innanzitutto, alla responsabilità di ciascuno. Richiamiamo che è vietato, nel caso di asporto, il consumo nelle immediate adiacenze del locale. Auspichiamo la collaborazione dei nostri clienti, evitando di costringerci al ruolo di gendarmi. Chi non rispetta le regole danneggia se stesso (perché rischia una sanzione) e aumenta il rischio di contagio. La massima attenzione è richiesta anche alle imprese”.

I trasgressori delle disposizioni previste dal provvedimento potranno essere multati fino a 1.000 euro oltre a rischiare la chiusura fino a 30 giorni.

“Infine richiediamo, ancora una volta, la attenzione delle Amministrazioni locali, per ottenere plateatici che possano consentire di svolgere, in maniera non troppo limitativa, la nostra attività. Oggi i Comuni stanno seguendo il problema con velocità diverse. E poi tutte le altre realtà coinvolte (con una burocrazia pesantissima), fino alle Sovrintendenze. Ci sono casi virtuosi ed altri che lo sono un po’ meno”.

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