Cronaca

Biodiversità in Golena: la ricerca
sulla tutela dell'ecosistema Po

No all’estensione della pioppicoltura intensiva nelle aree demaniali: continua la battaglia del sindaco di San Daniele Po, Davide Persico, che porta avanti la propria campagna contro la proposta dell’assessore regionale all’agricoltura, Fabio Rolfi, di concedere più terreno demaniale alla pioppicoltura.

Persico, insieme a Elena Costa e Andrea Braga, ha pubblicato una ricerca (frutto di due mesi di osservazioni con teleobiettivi e fototrappole, un lavoro curato a tre mani) in cui spiega l’importanza della biodiversità che si è creata in queste aree demaniali in cui la natura è stata lasciata libera di esprimersi, lungo il tratto di Po che va da Pieve d’Olmi a Motta.

“Solo la conoscenza della biodiversità golenale può garantire una tutela e una valorizzazione dell’ecosistema Po”: questo il titolo della ricerca, che propone “alcuni dati riguardanti le diversità ecosistemica e specifica dell’ambiente golenale in condizioni selvatiche, di rinaturalizzazione e di aree coltivate”.

Osservazioni che “sono corredate di numerose immagini e consistono in un censimento informale (ma professionale) eseguito mediante osservazioni dirette in golena (con binocolo, fotocamera e drone) o indirette mediante fototrappolaggio, riconoscimento di impronte e escrementi”.

Nelle zone analizzate, emerge “quanto la differenziazione dell’habitat naturale sia importante: boschi misti, acquitrini, aree aperte a vegetazione erbacea, siepi di cespugli e alveo del fiume ad esempio, caratterizzano ampi tratti di golena aperta. Tale diversità ecosistemica rappresenta il substrato ideale per la colonizzazione naturale di specie animali autoctone”.

“Nel corso degli ultimi dieci anni – si legge nello studio – si sta assistendo ad un graduale ripopolamento naturale della golena da parte di specie localmente estinte, grazie al loro ritorno attraverso i corridoi ecologici, cioè i torrenti e fiumi che discendono dall’Appennino ma anche nelle aree selvatiche e rinaturalizzate adiacenti al Po”.

Queste aree sono particolarmente adatte a questo ripopolamento “in quanto meno accessibili all’uomo” e quindi “più queste aree sono estese e conservate, maggiore saranno il flusso faunistico e l’incremento del numero di specie stanziali”. Mentre nei contesti agricoli, fortemente antropizzati, si osserva una “drastica diminuzione del numero di specie e di esemplari”.

E ancora, dallo studio emerge come “L’estensione della pioppicoltura intensiva nelle aree demaniali, a discapito del mantenimento dell’habitat originario o rinaturalizzato, avrebbe come logica conseguenza una forte riduzione di biodiversità sia specifica (floro-faunistica) sia ecosistemica con ripercussioni sull’ecosistema fluviale compreso l’incremento, consistente, di sostanze chimiche inquinanti nel Fiume”.

Oggi, la golena si presenta con un patrimonio faunistico composto da “specie autoctone di mammiferi come volpe, lupo, tasso, donnola, faina, capriolo, cinghiale, istrice, scoiattolo rosso, lepre; uccelli come germani, alzavole, volpoche, gheppio, poiana, airone guardabuoi, airone cenerino, airone bianco maggiore, nibbio bruno, albanella, ghiandaia, upupa, martin pescatore, gazza, cornacchia, taccola, corvo, colombaccio, tortora, fagiano, quaglia, cicogna nera, cicogna bianca e cormorano; rettili come tartaruga palustre, biacco, biscia dal collare, ramarro, lucertola; anfibi come rospo smeraldino, rana verde e tritone crestato”.

Senza contare “pesci e insetti oltre che della importantissima biodiversità vegetale, ma conferisce di già, comunque, una straordinaria varietà di forme cui il nostro impegno non può esimersi dal tutelare. Non si può deputare alla sola volontà politico-economica la gestione del territorio fluviale. Esso è un ecosistema, un patrimonio naturale di inestimabile valore anche per il miglioramento della nostra qualità della vita. E noi crediamo fermamente che la miglior via per tutelarlo sia quella di farlo conoscere per poi difenderlo tutti assieme”.

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