Politica

Galletti: 'Ora il Pd torni nelle periferie con la forza di un vero pensiero alternativo'

In merito all’elezione di Enrico Letta alla segreteria del Pd, interviene oggi Roberto Galletti, membro della segreteria provinciale. “Lo aspettano e ci aspettano sfide non semplici e un partito da rimettere all’opera”, afferma in una nota. “Un partito frazionato da gruppi di potere con cui è difficile stabilire politiche e traiettorie, individuando un gruppo dirigente all’altezza.

“Il Partito Democratico è da tempo in crisi motivazionale e di rappresentanza. Letta ha parlato di tante cose: di essere un partito dei giovani, delle donne, ha parlato di diritti e del lavoro, del tanto atteso Ius soli e del voto ai sedicenni. Va bene così, quello di Letta all’assemblea nazionale è stato un discorso convincente coraggioso e progressista.

Ora bisogna andare avanti, non solo nel governo ma anche in parlamento, per dare spazio e gambe a questo nostro messaggio. Ma non basta. E’ impegno di noi tutti rimettere in piedi un partito che stia sul fronte sociale come punto di riferimento. Che sappia dare una risposta ai bisogni di chi è in difficoltà non solo con “ristori” o “sostegni” – certamente necessari in emergenza. Ma avviando iniziative di revisione radicale di alcuni aspetti del nostro sistema, per citarne solo alcuni: una fiscalità più equa e ridistributiva, medicina territoriale e sociale, un lavoro più tutelato e remunerativo, una scuola diversa a partire da tempi, spazi ed orari (che non siamo più nel 900) e, perché no, magari cercando di raccogliere le potenzialità della “dad”.

La nostra organizzazione partitica non può e non deve appiattirsi sull’esistente, dobbiamo nutrirci di un cambiamento che nasce dai veri bisogni dei cittadini e avere la forza di un pensiero alternativo. Alternativo alla disuguaglianza e la disumanità, alternativo al saccheggio della natura, alla sterile ricerca del profitto per pochi. Un pensiero che vada oltre le certezze dell’attuale sistema economico capitalistico per coltivare, ove possibile, l’importanza e il valore della persona.

Noi dovremmo essere i naturali difensori di chi rimane indietro e di chi a paura di finirci, la nostra strada a mio avviso è ben tracciata, non rimane che imboccarla senza freni: una società inclusiva e giusta. Per questo serve un Partito Democratico forte, aperto e inclusivo.

Troppo spesso al normale rapporto iscritti/dirigenti/amministratori si sono sostituiti rapporti amicali o fiduciari e in alcuni territori addirittura clientelari, chiudendoci in una morsa di inespressività con la sola propensione al governo degli affari correnti. E’ arrivato il momento di tornare nelle periferie, ma non come visitatori sporadici o osservatori attenti (che non siamo antropologi…).

Ma come comunità che condivide le difficoltà delle persone, le abita e cerca di analizzarle per ri-condurle verso un progetto collettivo (che non siamo tutti tecnici ed esperti con la ricetta in tasca).
Mi piacerebbe che riflessioni come queste (che non sono mica il primo e il solo), arrivassero al partito nazionale in modo semplice e normale.

Le “campagne d’ascolto” di questi anni non sono servite granché, essendo rimaste all’interno degli attivisti più stretti.
Noi eravamo quelli che vantavano radicamento territoriale, non solo sezioni e circoli, ma anche relazione e dialettica con organizzazioni sindacali, associazioni, comitati, gruppi ecc. che sono altrettanti spazi di discussione, confronto, trasmissione e socializzazione politica.

E’ necessario ri-connettersi anche con queste realtà, non solo quando c’è da fare campagna elettorale. Giusto presidiare il virtuale, ma attenzione a non rinchiuderci in una ennesima piattaforma altisonante”.

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