Politica

Rigenerazione urbana, l'opposizione: 'Dimenticati i punti più problematici'

Presa di posizione dei consiglieri di minoranza Carlo Malvezzi, Federico Fasani, Saverio Simi (Forza Italia) e Maria Vittoria Ceraso (Viva Cremona), in merito alla commissione territorio durante la quale il vicesindaco Andrea Virgilio ha presentato l’elenco degli ambiti nei quali avviare processi di rigenerazione urbana e territoriale si sensi della legge regionale 12/2005.

“Valutiamo positivamente – affermano i consiglieri –  le richieste di inclusione in questo elenco avanzate da parte di attuatori e proprietari privati di aree e di immobili che vedono in questa fase urbanistica un’opportunità per il rilancio di brani significato di Cremona. Appare invece rinunciatario l’approccio che la Giunta Comunale sta tenendo rispetto ad uno strumento che, per sua natura, dovrebbe indicare una possibile traiettoria di sviluppo di tutta la città.

“In questo senso emerge ancora una volta una lettura a macchia di leopardo di esigenze puntuali scarsamente riconducibili ad un disegno coordinato, una visione troppo debole da parte di chi dovrebbe traguardare il destino di Cremona e del territorio. Un tema così complesso e affascinante richiede un approccio metodologico rigoroso che parte dall’indicazione di criteri condivisi e fondati su un’idea progettuale chiaramente espressa e pubblicamente rappresentata.

“Prima si disegna il cerchio e poi si scocca la freccia. In questo senso è avvenuto il contrario: una volta accumulati i singoli interventi puntuali, si cerca di legarli tra loro attribuendo a questo insieme casuale la dignità di un progetto organico che in realtà non esiste. Nessuna seduta della Commissione territorio è stata dedicata ad un confronto sui criteri progettuali semplicemente perché questi criteri non esistono.

“Non a caso nell’elenco degli ambiti urbani sono stati accuratamente accantonati i temi più complessi che ancora oggi non vedono alcuna prospettiva di risoluzione. Pensiamo ad esempio alla riqualificazione del comparto sud della città, il sistema via Cadore e Via Giordano, da anni oggetto di promesse mai mantenute. Non si spende una parola per l’area Tamoil, Porto canale e scalo merci. Assente da qualsiasi riflessione la problematica del ruolo e dell’evoluzione tumultuosa della tangenziale nord (ormai divenuta una strada urbana) e del problematico snodo Paullese-Via Castelleone, sempre più sovraccaricato dalle rilevanti trasformazioni edilizie già realizzate e di prossima concretizzazione. Nessuna attenzione agli ingressi alla città, a partire dal comparto del foro boario che l’amministrazione comunale si accingere a vendere a pezzi al di fuori di un disegno organico, ignorando che le “porte” rappresentano il primo impatto che un visitatore ha con la nostra realtà urbana.

“Occorre recuperare la consapevolezza che gli strumenti urbanistici non servono per favorire una manutenzione ordinaria della città (vedi recupero comparto di Via Radaelli), ma servono per esplicitare una visione strategica, quando esiste, del territorio. Quando quella visione non esiste, fa comodo definire astratti e sognatori, chi chiede un corretto utilizzo degli strumenti che la legge mette nelle disponibilità di chi dovrebbe governare la città. Abbassare l’asticella della sfida alla propria misura è una scorciatoia molto semplice e un po’ banale per apparire credibili, ma non serve a far crescere una città che al contrario rischia di morire di mediocrità”.

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