Ambiente

Cave dismesse: almeno 160 in provincia, solo 4 individuate come possibili bacini idrici

Vasto apprezzamento del mondo agricolo cremonese al programma di trasformazione delle cave dismesse in bacini idrici che possano servire sia come vasche di laminazione per prevenire le esondazioni dei fiumi sia come riserve idriche per l’irrigazione nei periodi di siccità. La proposta è stata rilanciata qualche giorno fa dall’assessore regionale Fabio Rolfi nel presentare il documento finale di uno studio redatto dalla regione e dall’associazione dei consorzi di bonifica Anbi che individua 70 cave dismesse utili a questo scopo in tutto il territorio lombardo.

Solo 4 quelle in provincia di Cremona: Soncino, gestito da consorzio Dunas per 132.365 metri quadrati;  Spinadesco Dunas 53.569 mq, Pizzighettone Dunas 39.539, mq., Cappella Cantone Dunas 223.816. mq.

Tra 2000 e 2017 sono sorte e successivamente cessate una ventina di cave in provincia di Cremona, secondo i dati comunicati dall’ufficio cave della Provincia all’Istat. Una cifra che non rende l’idea di quante siano in realtà le cave dismesse sul territorio provinciale: come spiegano dall’ente di corso Vittorio Emanuele, delle oltre 160 risultanti come dismesse nell’Atlante Cartografico provinciale, una buona parte non sono in realtà bacini, ma semplici avvallamenti del terreno derivanti attività di escavazione antichissima, addirittura medievali.

Altre cave dismesse, di profondità maggiore, sono già attualmente dei piccoli laghi, adibiti prevalentemente a specchi d’acqua per la pesca sportiva o riserve naturali.

Un estratto dell’atlante ambientale della Provincia di Cremona, curato dal SIT (sistema informativo territoriale) da cui si può ricavare la localizzazione delle cave dismesse sul territorio. Quelle indicate in azzurro sono già attualmente specchi lacustri; quelle in color ocra sono perimetrazioni di cave cessate.

“Valorizzare le cave non più attive è un’operazione strategica per tutta la filiera agricola lombarda – ha affermato Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia – perché i lunghi periodi di siccità stanno mettendo in ginocchio la programmazione degli agricoltori in maniera trasversale. Abbiamo quindi bisogno di maggiori certezze in ottica di irrigazione e, verificati i costi per rendere impermeabili queste cave e la quantificazione della relativa capacità di contenimento dell’acqua, siamo favorevoli a quanto pensato da Anbi e l’assessorato guidato da Fabio Rolfi. Inoltre questo progetto va nella chiara direzione di contrasto al rischio sempre più attuale di allagamenti e dissesto idrogeologico”.

Sul tema irriguo, Boselli ricorda l’importanza del Piano di Sviluppo Rurale: “Da sempre chiediamo a gran voce una particolare attenzione per supportare l’efficientamento degli impianti di irrigazione per sfruttare al massimo la risorsa dell’acqua e favorire un confronto per delineare in comune accordo una migliore gestione del deflusso minimo vitale dei fiumi e una regolamentazione condivisa dei livelli idrometrici dei laghi”.

L’incontro con l’assessore regionale è stato anche l’occasione per approfondire la possibilità di concedere ai privati aree demaniali per favorire la coltivazione dei pioppi e poter quindi soddisfare la crescente richiesta di questo prodotto: “Rivolgiamo un ringraziamento all’assessore Rolfi per questa iniziativa di rilancio della filiera anche in considerazione dell’indirizzo costante dell’Unione europea che invita alla piantumazione dei boschi in ottica di una sempre maggiore sostenibilità”.

Positivo anche i commento del presidente regionale Coldiretti Paolo Voltini: “I cambiamenti climatici in atto impongono un cambio di rotta nella gestione dell’acqua: è sempre più necessario agire in un’ottica di prevenzione. Per questo è importante il lavoro che Regione Lombardia sta facendo sulla riconversione delle ex cave”.

“Di pari passo alla creazione di nuovi bacini occorre poi lavorare sulla manutenzione dei canali per ridurre le dispersioni di acqua, una risorsa essenziale per mantenere in vita i sistemi agricoli senza i quali è a rischio la competitività dell’intero settore alimentare. L’emergenza coronavirus ha dimostrato il valore strategico del cibo: per questo occorre garantire la disponibilità costante di risorse acqua”.

Giuliana Biagi

 

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