Cronaca

Un anno sotto l'assedio del Covid: storia di paura e di lotta. La speranza nel vaccino

E’ il 20 febbraio 2020 quando Mattia Maestri viene ricoverato in terapia intensiva a Codogno e i medici che l’hanno in cura ricevono, la sera stessa, il drammatico responso: Coronavirus (ed è un medico cremonese, Annalisa Malara, a individuarlo). Lui diventa il “Paziente uno”. E’ l’inizio di un incubo.

Nel corso della giornata del 21 febbraio il Pronto Soccorso di Cremona viene letteralmente preso d’assalto, da parte di persone con sintomi sospetti o che sono entrate in contatto con il 38enne di Codogno, mentre in nove Comuni lodigiani scatta il primo lock down e nel nostro territorio vengono chiuse le scuole.

Il primo caso di contagio confermato nel Cremonese arriva però il giorno successivo, il 22: è una donna residente a Sesto Cremonese, tra l’altro non legata al gruppo di Codogno, conferma del fatto che forse i focolai sono più di uno.

Un poco alla volta tutto si ferma o viene chiuso al pubblico: le messe, le case di riposo, il tribunale, lo sport, i cinema e i teatri. Il 22 febbraio viene varato il decreto che mette in quarantena nove comuni del Lodigiano.

Vengono varate misure via via sempre più restrittive nel tentativo di contenere la diffusione del virus. Ma il Covid, si diffonde comunque. E non tardano ad arrivare le prime vittime ufficialmente riconducibili al virus.

I pazienti aumentano nei nosocomi cremonesi, che iniziano ad avere difficoltà, perché oltre a ricoverare pazienti malati, vengono contagiati anche medici, infermieri e altro personale sanitario. A fine febbraio la tenuta delle strutture sanitarie è già precaria, ma il peggio deve ancora arrivare.

Intanto vengono assunti medici e infermieri con bandi straordinari, per fronteggiare l’emergenza. Il 9 marzo la fotografia dell’infermiera dell’ospedale di Cremona, Elena Pagliarini, crollata su una scrivania per la stanchezza, diventa virale e diventa il simbolo della lotta alla pandemia.

L’11 marzo arriva l’ultimo dei decreti del premier Conte, il più restrittivo, che chiude ogni attività ancora rimasta aperta. E’ l’inizio del lockdown.

Cremona, che nella prima ondata è una delle città più colpite dalla pandemia, si svuota, completamente. Ma è proprio in questi giorni che inizia a muoversi la macchina della solidarietà.

Nasce Uniti per la Provincia di Cremona, fondazione che raccoglie donazioni da destinare alle strutture sanitarie del territorio. E nascono i gruppi di volontari che consegnano a domicilio spesa e beni primari agli anziani, in modo che non debbano uscire a fare la spesa.

Nel mese di marzo all’ospedale di Cremona arrivano medici da Whuan, e il gruppo di Samaritan’s Purse, che allestisce un ospedale da campo nel parcheggio del nosocomio cremonese, per dare il proprio contributo nella durissima battaglia al virus. A Crema, invece, l’esercito allestisce una struttura analoga, che viene gestita da un gruppo di medici cubani.

Il 28 febbraio un’Equipe medica dell’Ospedale Sacco di Milano, coordinata dall’infettivologa cremonese Claudia Balotta isola per la prima volta il ceppo italiano del virus.

La solidarietà arriva a Cremona da tutto il mondo, mentre la città soffre e stringe i denti. Tra i pazienti che si ricorderanno, c’è Mattia Guarneri, 18enne che rischia la vita in terapia intensiva, prima di venire salvato.

I mesi di marzo e aprile scorrono così, con un bollettino di guerra giornaliero, con la conta delle vittime e la speranza silenziosa di ognuno di non leggere il nome di qualche proprio amico o conoscente.

E purtroppo le vittime sono tante. Al punto che non si sa più dove collocare le bare, tanto che la chiesa dell’ospedale viene letteralmente trasformata in un obitorio. I forni crematori iniziano a lavorare a ritmo serrato, ma c’è chi deve essere portato altrove, e i morti da cremare sono decine ogni giorno.

Il 4 aprile la violinista Lena Yokoyama si esibisce dal Torrazzo, con un piccolo concerto in filodiffusione, grazie a ProCremona, per portare ai cremonesi un messaggio di speranza. Il 16 aprile ripete l’iniziativa, stavolta esibendosi dal tetto dell’ospedale, e il video diventa virale, tanto che verrà utilizzato anche in uno spot della Mulino Bianco.

Il 28 aprile il premier Giuseppe Conte approda a Cremona, visita l’ospedale e incontra il prefetto, per far sentire il proprio sostegno al territorio ferito.

La fine della cosiddetta ‘Fase 1′ arriva il 4 maggio, quando finalmente la città esce dal suo isolamento e le attività possono riaprire i battenti, un po’ alla volta, sebbene alcune, come quelle del mondo dello spettacolo, teatri e cinema, rimarranno chiuse.

Il 2 giugno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella va in visita a Codogno, in occasione della Festa della Repubblica, per commemorare le vittime.

A giugno riapre anche lo spostamento tra le regioni, mentre i contagi, complice anche il caldo, continuano a calare, e l’estate porta una ventata di ottimismo. Si viaggia, si torna al ristorante, si ricominciano a fare gli aperitivi, sebbene tutto rimange contingentato e si debba comunque sempre indossare la mascherina nei luoghi chiusi.

A metà settembre, in piazza Marconi a Cremona, viene proiettato il docufilm ‘A viso aperto’, che racconta la storia dell’emergenza e il dramma di chi l’ha vissuta e di chi ha perso qualcuno.

Con l’arrivo dell’autunno, tuttavia, il numero giornaliero dei contagi ricomincia a crescere, e stavolta la pandemia non è più solo in Lombardia, ma in tutta Italia. Ricominciano le chiusure, prima parziali, finché a inizio novembre, con un nuovo Decreto, nasce il sistema delle fasce, e la Lombardia viene inserita in zona rossa.

E’ un nuovo lockdown, sebbene più leggero rispetto a quello della primavera precedente. Ma per il nostro territorio è l’ennesima mazzata, dal punto di vista economico. Fortunatamente Cremona non vivrà più il dramma di marzo e aprile: il numero dei contagi rimane relativamente basso, così come l’ospedalizzazione e di conseguenza anche il numero delle vittime, sebbene l’attenzione rimanga elevata.

Il territorio riesce a trovare un po’ di pace a inizio dicembre, quando passa in zona gialla, ma in occasione delle feste il Governo impone un nuovo lockdown in tutta Italia, per evitare troppi contatti tra le persone.

Da metà gennaio la situazione torna relativamente tranquilla, con una nuova fascia gialla, sebbene proprio in questi giorni in alcune zone del Paese, anche per colpa delle varianti, comparse da alcune settimane, le cose sembrano essere nuovamente peggiorate.

A dare una nuova speranza c’è però l’avvio della campagna vaccinale anti-covid, partita proprio nei primi giorni dell’anno e che sta procedendo a pieno ritmo. La Lombardia, come ha dichiarato Guido Bertolaso, è intenzionata, purché arrivino i vaccini, a vaccinare la maggior parte della popolazione entro l’estate. Con la speranza che sia veramente la strada per uscire dal tunnel.

Laura Bosio

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