Cronaca

Cantiere fantasma di via Santa Croce tra erbacce e rifiuti Sono passati 16 anni

Niente di fatto, dopo anni e anni di attesa e di servizi giornalistici, per il cantiere abbandonato di via Santa Croce, un progetto di edilizia popolare approvato dall’Aler nel 2002, quando ancora i prezzi avevano il doppio importo, il lire e in euro. Un cantiere abbandonato e in totale degrado, nascosto agli occhi dei più in quanto stretto tra la linea ferroviaria e il palazzone di via Ghinaglia che sta dirimpetto al Torrione, che che anni e anni di abbandono hanno reso sempre più indecoroso e insalubre.

 Il progetto prevedeva il recupero di 16 alloggi e 18 autorimesse, per un valore di 1.419.965 euro, aggiudicati nel 2004 con un ribasso del 15% ad un’impresa di Napoli. Di fatto i lavori si sono interrotti quasi subito per difficoltà della ditta e il cantiere messo sotto sequestro giudiziario. Tra perizie e controperizie, l’ultima delle quali era attesa nel 2016, si è arrivati allo stato attuale.

Nel frattempo, sia davanti agli ingressi che sulla parte posteriore si è accumulato di tutto: pezzi di arredo, lampadari, copertoni di biciclette, un televisore, pezzi di lamiera. Dalle finestre del primo piano scendono file di rampicanti e sul retro non sono mai stati smantellati i prefabbricati in uso agli operai.

Il cantiere era  rimasto incustodito durante gli anni della vicenda giudiziaria e l’immobile è stato utilizzato come discarica o come dimora provvisoria per senzatetto. Dagli interni erano stati sottratti rubinetti, pannelli elettrici, termosifoni, tutto quello che poteva essere utile per altre ristrutturazioni.

Non si sa quale sia il destino di questo cantiere fantasma, che ancora nell’autunno del 2019, era stato al centro di un incontro sollecitato dal Comune con l’Aler, insieme ad un altro caso di degrado cittadino, le palazzine del quartiere Sabbie, dove sono nel frattempo sono iniziati i lavori di ristrutturazione. Ma su via santa Croce l’azienda regionale aveva evidenziato problematiche molto complesse, legate alla necessità di riprogettare completamente l’intervento a causa delle nuove normative tecniche e di tipo paesaggistico emerse nel corso degli anni.

Giuliana Biagi

 

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