Cronaca

Botte e violenza al centro massaggi. La vittima è in Cina, ma dovrà testimoniare

Sarebbe stata aggredita, picchiata e molestata da un cliente che avrebbe preteso di più di un semplice massaggio. Presunta vittima di una vicenda accaduta la sera del 20 febbraio del 2019 al centro massaggi ‘Farfalla’ di via Stazione a Crema, una massaggiatrice cinese che all’epoca dei fatti era stata sentita dagli agenti del Commissariato presso i quali aveva sporto denuncia.

La sua collega che oggi ha testimoniato al processo, anche lei aggredita dal cliente con calci nella pancia quando era al settimo mese di gravidanza, ha sostenuto che la ragazza è tornata in Cina e non è più rientrata in Italia. Ma non ha saputo nè dare un indirizzo, nè indicare il nome della città dove vive la connazionale. Il pm aveva chiesto di rinunciare alla sua testimonianza e di acquisire il verbale di denuncia, mentre il difensore dell’imputato, l’avvocato Giovanni Bertoletti, aveva chiesto di sentirla in aula.

Il collegio dei giudici, dopo aver effettivamente appurato che la donna è partita per la Cina e non ha più fatto rientro in Italia causa pandemia, ha deciso di non rinunciare alla sua testimonianza. La decisione sarà trasmessa al Ministero della Giustizia e una volta rintracciata, tramite gli accordi internazionali tra Cina e Italia, la presunta vittima potrà tornare in Italia per testimoniare, oppure lo potrà fare per rogatoria. L’udienza è stata quindi aggiornata al prossimo 12 ottobre.

Imputato è Brendo Luchesi, 22enne piacentino residente a Crema, accusato di violenza sessuale, lesioni e danneggiamento. Erano le 23,30 quando il giovane, in stato di alterazione dovuto all’alcol, aveva chiesto di entrare per un massaggio. La massaggiatrice, che stava facendo le pulizie prima di chiudere, lo aveva accontentato perchè lo aveva visto agitato. Poi il ragazzo avrebbe chiesto insistentemente una prestazione sessuale.

La vittima aveva rifiutato e il 22enne aveva cominciato a menare le mani. Le grida della donna erano state sentite dalla collega che abitava al piano superiore e che era scesa a controllare. “Lui era infuriato e la stava picchiando”, ha raccontato oggi in aula la collega, affiancata da un’interprete. “Cercava di buttarla sul lettino per violentarla. Io ho cercato di separarli, ma sono stata aggredita anche io. Ero incinta e lui mi ha sferrato calci sulla pancia fino a farmi cadere. Alla fine siamo riuscite a mandarlo fuori, ma lui è rientrato, rompendo anche un vetro. Ho chiamato il 118 e il mio fidanzato, che parla meglio l’italiano, e poi è arrivata la polizia che lo ha fermato.

“C’erano urla e rumori”, aveva già spiegato in aula uno dei poliziotti intervenuti. “La porta era danneggiata, l’ingresso era tutto a soqquadro e c’era un giovane che inseguiva le due dipendenti cinesi. All’interno del centro, uno dei letti non era in ordine. Le donne, poi portate in ospedale, erano molto agitate, una di loro era anche in evidente stato di gravidanza e lamentava dolori alla pancia. Nessuna delle due parlava italiano. Il ragazzo, invece, era visibilmente alterato dall’alcol: aveva gli occhi arrossati e l’alito vinoso”.

Sara Pizzorni

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