L'infettivologo Carnevale: 'Essenziale monitorare le varianti del virus'
A campagna vaccinale ormai avviata abbiamo intervistato, per una valutazione sulla situazione attuale della pandemia e sui possibili sviluppi, il dottor Giuseppe Carnevale, medico infettivologo che fino al 2011 è stato primario all’Ospedale di Cremona. Un’esperienza più che ventennale, quella presso l’ospedale cittadino, caratterizzata da un’altra emergenza mondiale, quella dell’Aids. Carnevale è stato tra i fondatori della Casa della Speranza, struttura che a Borgo Loreto accoglie i malati non in grado di far fronte autonomamente alle proprie necessità. Da quando ha lasciato l’ospedale, Carnevale presta servizio presso la casa di cura S.Camillo ed è consulente per il gruppo Covid di Cremona Solidale.
Dottore, questa recrudescenza del Covid 19 era stata prevista. Si è sbagliato qualcosa nella prevenzione?
Tutti i virus respiratori, vedi rinovirus (raffreddore comune) e i virus influenzali hanno andamenti stagionali fluttuanti e i coronavirus hanno le stesse caratteristiche. Pertanto, dopo l’esplosione pandemica di febbraio marzo – aprile – maggio, si è attenuata la diffusione anche grazie alle forti restrizioni comportamentali. Con inizio estate di fronte ad una riduzione di casi si sono allentate le stesse restrizioni comportamentali e il virus sempre presente ha potuto riprendere la diffusione epidemica. Consideriamo anche che la diffusione epidemica si è avuta in particolar modo nel nord Italia e il sud Italia non ha vissuto la prima fase in modo drammatico pertanto i comportamenti estivi sono stati meno attenti. Era più che prevedibile.
Rispetto alle altre malattie infettive quale è la peculiarità di questo virus, oltre alla maggiore facilità di trasmissione?
Il coronavirus si trasmette, come sappiamo, per via respiratoria diretta, anche se si possono determinare, specialmente in locali chiusi poco arieggiati, aerosol con trasmissione indiretta. La capacità infettante è nettamente inferiore a quella di rinovirus o influenza; il morbillo ha una capacità infettante e di trasmissione 10 volte superiore al coronavirus.
E’ normale che passando da individuo a individuo il virus muti. Cosa ci dobbiamo aspettare da qui ai prossimi mesi e forse anni? I vaccini attualmente in circolazione saranno efficaci sulle varianti che stanno diffondendosi?
Il coronavirus è un virus ad RNA (il codice genetico su unica elica è decisamente più corto di virus a dna) e come tutti i virus ad RNA (vedi HCV, HIV), vanno incontro più facilmente a mutazioni genetiche. Mutazioni genetiche puntiformi che possono interessare alcuni aminoacidi con variazioni poco importanti. Ma se vi sono più mutazioni genetiche, queste possono portare a modificare le caratteristiche virali: in senso negativo con scarsa sopravvivenza del virus; o in senso positivo con maggiore aggressione virale. E’ importante isolare i virus mutati e capire quanto sono mutati e provvedere a coperture vaccinali idonee. Molto probabilmente saremo chiamati a vaccinazioni ripetute nei prossimi anni con frequenze variabili che oggi è difficile stabilire.
Immunità di gregge: quando la si raggiunge?
Sicuramente la copertura vaccinale deve essere la più allargata possibile: l’immunità di gregge si ottiene coprendo circa 80% della popolazione, questo si è ottenuto per vaccinazioni importanti come la poliomielite, il vaiolo ed altre.
Il piano vaccinale nazionale prevede priorità per operatori sanitari, socio assistenziali e anziani nelle rsa. Lei è d’accordo? Quali categorie, sociali e professionali, dovrebbero essere vaccinate subito dopo secondo lei?
Sono d’accordo con la programmazione attuale, in particolare in RSA dove vengono vaccinati ospiti e personale sanitario. Accentuerei gli sforzi di vaccinazione per insegnanti e ragazzi, in quanto la scuola deve essere ripresa il più presto possibile.
Giuliana Biagi