Cronaca

Chico Forti, felicità per il suo rientro in Italia. Parla l'amica di famiglia di Vescovato

Elisa Sambusseti a Roma lo scorso febbraio

“Siamo euforici ed emozionati per l’arrivo di questa notizia che aspettavamo da tanto tempo”. Così ha commentato Chiara Arcari, 36 anni, di Vescovato, l’annuncio del ministro degli Esteri Luigi Di Maio del rientro in Italia dell’imprenditore trentino Chico Forti, 61 anni, dopo 20 anni trascorsi in un carcere di massima sicurezza in Florida per un omicidio al quale si è sempre dichiarato estraneo. Chiara Arcari, che a Vescovato gestisce un negozio, è un’amica di famiglia di Chico. “E’ come se fossimo parenti: tra la mia famiglia e quella di Chico c’è un legame molto stretto”, ha spiegato Chiara. “Mio nonno e il papà di Chico sono sempre stati insieme: lui  aveva una locanda in provincia di Trento e mio nonno, che faceva il ‘giradur’, e cioè il commerciante ambulante, viveva nella locanda”. E’ stato Gianni, lo zio di Chico, il primo a ricevere ieri la notizia direttamente dalle parole del ministro Di Maio. “Gianni ci ha telefonato subito dopo”, ha raccontato Chiara. “Di Maio voleva che la famiglia fosse la prima a saperlo. Il governatore ha firmato, è stata una grande emozione, soprattutto quando la notizia del rientro di Chico è stata data a sua mamma, che ha 95 anni. Abbiamo aspettato per tanto tempo, ed ora il nostro sogno si è realizzato”.

In tanti a Cremona avevano sposato la causa di Chico Forti. Da chi aveva costituito gruppi social, a Elisa Sambusseti, imprenditrice di Costa Sant’Abramo, che l’8 febbraio scorso aveva deciso di andare a Roma per ricordare ai politici di non dimenticare il caso. Anche Chiara, ovviamente, ha sempre fatto di tutto per non spegnere l’attenzione sulla vicenda: “Avevo in programma tante cose”, ha raccontato la cremonese, “tra cui striscioni allo stadio e quant’altro, ma poi il Covid ha rovinato tutto. Ora per fortuna le cose sono cambiate e l’incubo è finito. Evidentemente anche il momento storico ha giocato un ruolo importante”. “Come procederanno le cose ora non sappiamo nulla”, ha fatto sapere Chiara. “Non ci è stato detto nè come nè quando Chico tornerà in Italia. Solo che c’è stata la firma. Vedremo cosa ci comunicheranno nei prossimi giorni. E’ Gianni, lo zio di Chico, che è in contatto con il ministro. Intanto questo è stato un bel regalo di Natale”.

“Un risultato estremamente importante, che premia un lungo e paziente lavoro politico e diplomatico”, ha detto il titolare della Farnesina, spiegando che “il governatore della Florida ha accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia”. E che ora il Governo “seguirà i prossimi passi per accelerare il più possibile l’arrivo di Chico”.

L’ex produttore è stato accusato nel 1998 dell’omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike, il cui cadavere era stato ritrovato su una spiaggia in Florida. Nel 2000 era stato condannato all’ergastolo e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza vicino a Miami. Lui si è sempre dichiarato vittima di un errore giudiziario ed ha iniziato una lunga battaglia legale per cercare quantomeno di tornare in Italia. Battaglia che con il tempo è diventata anche politica e in suo favore si sono susseguiti pure appelli e messaggi di solidarietà di personaggi dello spettacolo e inchieste televisive per dimostrarne l’innocenza.

Il Governo ha portato poi la vicenda all’attenzione degli Stati Uniti, coinvolgendo anche il segretario di Stato americano. “Non ci siamo mai dimenticati di Chico Forti – ha detto Di Maio – che potrà finalmente fare ritorno nel suo Paese vicino ai suoi cari. Sono personalmente grato al Governatore DeSantis e all’Amministrazione Federale degli Stati Uniti. Un ringraziamento speciale al Segretario di Stato Mike Pompeo, con il quale ho seguito personalmente la vicenda e con il quale ho parlato ancora nel fine settimana, per l’amicizia e la collaborazione che ha offerto per giungere a questo esito così importante”. Accanto a quello politico, il lavoro diplomatico, portato avanti negli ultimi anni dall’ambasciatore italiano a Washington Armando Varricchio. Fino all’esito di queste ore, attraverso la convenzione di Strasburgo del 1983, ratificata dagli Stati Uniti, che permette di scontare la pena nel proprio paese.

Sara Pizzorni

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