Cronaca

L’epidemia ha messo in luce problemi strutturali non legati alla contingenza sanitaria

Milano, vincitrice delle ultime due edizioni, perde undici posizioni. Brescia precipita di 27 posti, Lecco segna -19, Bergamo -24, Como -15, Cremona -35, Lodi -24, Monza e Brianza addirittura -55, Varese -37 e Pavia -9. È questo il pessimo andamento delle province della Lombardia nell’annuale classifica sulla “Qualità della vita” realizzata dal Sole 24 Ore. Tra le province lombarde si salvano dalla caduta solo Sondrio (che guadagna 23 posizioni) e Mantova (che sale di un gradino), ossia i due territori meno colpiti in regione dalla pandemia.

Sulla graduatoria finale pesa fortemente proprio l’effetto del Covid-19, vero protagonista di questo 2020 che ci stiamo lasciando alle spalle. I ricercatori hanno infatti inserito un indicatore che misura i contagi in rapporto alla popolazione, con un peso doppio rispetto agli altri parametri. Inoltre, tra i novanta indicatori, venticinque sono stati scelti proprio per valutare le conseguenze del virus.

In questo quadro, non stupisce certamente che la provincia di Cremona, la più colpita insieme a quelle di Bergamo e Brescia dalla prima ondata della pandemia, arretri fino alla 59esima posizione su un totale di 107 in Italia. Anche simbolicamente, ci troviamo ora nella seconda metà della classifica, ben lontani dal posizionamento di altri territori confinanti: Brescia è al 39° posto, Piacenza al 24°, Milano al 12° e Parma addirittura all’ottava posizione.

Il territorio cremonese è trainato verso il basso proprio dai parametri legati agli effetti della pandemia. Fa davvero impressione, ad esempio, vedere Cremona in penultima posizione per quanto riguarda il tasso di mortalità: nel corso di questo drammatico 2020, a Cremona si sono registrati più morti in rapporto alla popolazione rispetto a quasi tutto il resto del paese. Ma il territorio non è messo bene neppure per quanto riguarda la presenza di personale medico ed infermieristico, sempre in relazione con il numero di abitanti, e sul fronte del consumo di farmaci per ipertensione.

I dati relativi alla ricchezza e ai consumi restano positivi (siamo la tredicesima provincia in Italia in questo ambito), ma la voglia di fare impresa sembra non abitare da queste parti: per quanto riguarda questo parametro, infatti, Cremona è al 70esimo posto in Italia. Molto debole anche l’imprenditoria femminile (89esima posizione) e l’innovazione d’impresa, così come poche sono le reti tra aziende e scarsa è anche la presenza di banda larga.

Nonostante la storica cultura gastronomica, sono pochissimi i ristoranti in relazione alla popolazione, forse perché i giovani chef scelgono di aprire la propria attività altrove.

Se esaminata in profondità, quindi, la classifica del quotidiano economico evidenzia come la pandemia abbia aggravato alcune debolezze strutturali e non legate alla contingenza sanitaria. Non basta quindi sperare in un 2021 migliore sul fronte Covid per scalare posizioni in questa graduatoria. Per tornare a crescere, per essere attrattivi nei confronti dei giovani, per far attecchire progetti innovativi, è necessaria una svolta possibile solo attraverso l’unione delle differenti realtà che compongono il tessuto economico, sociale e politico della provincia. Altrimenti, il rischio è quello di vedere progressivamente erosi, anno dopo anno, i risultati del lavoro realizzato in passato.

Guido Lombardi

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