Cronaca

Nuovo appello dei medici: 'No risposte da Ats e Asst, urge maggiore coordinamento'

Nessuna risposta è arrivata ai medici che esattamente un mese fa (allora erano 71, tra ospedalieri e non) avevano fatto appello ai vertici sanitari affinchè la struttura sanitaria venisse riorganizzata in modo da rispondere adeguatamente alla seconda ondata Covid, e a tutti gli altri bisogni sanitari relativi ad altre patologie che nella prima fase erano state necessariamente trascurate. Un appello all’ascolto, rivolto principalmente a Ats e Asst affinché se ne facciano portavoce in regione, che non “vuole assolutamente essere polemico, ma propositivo”, hanno spiegato questa mattina Gianfranco Lima, Angelo Pan, Claudia Balotta, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il direttore sanitario di Cremona Solidale Aldo Pani, il medico di base Riccardo Merli e la responsabile della Riabilitazione della clinica Ancelle della Carità Simona Gentile.

Oggi sono arrivate ad oltre 600 le firme in calce a quella lettera, di sanitari ma anche di tanti cittadini. “L’Ordine – ha detto Lima –  è consapevole che ci sono tra i medici cremonesi tutte le competenze per curare il Covid e con i primi di dicembre stiamo allestendo dei mini-webinair per un costante aggiornamento di tutti gli operatori”. Ma permangono molte criticità, a livello ospedaliero, ad esempio: “Non si è riusciti a trattenere, in questa seconda ondata, i medici a tempo determinato che erano stati reclutati in primavera, i rapporti si sono interrotti e adesso siamo sguarniti”.

L’importanza dell’aggiornamento è stata sottilineata da Angelo Pan, direttore delle malattie Infettive: “Da inizio pandemia, sono uscite 90mila pubblicazioni scientifiche su questi temi, 300 al giorno. L’aggiornamento in termini semplici ed efficaci è indispensabile ai medici per orientarsi. C’è poi un problema di stress a cui siamo sottoposti, in questa seconda ondata”. Indispensabile poi che ci sia un migliore coordinamento a tutti i livelli sanitari, dai medici in corsia a chi siede ai vertici: “In alcune aree della nostra provincia ci sono esperienze positive che però non sono state replicate. Servirebbe una maggiore condivisione delle esperienze e dei temi all’interno degli ospedali, ad esempio attivando il Consiglio dei sanitari. Soprattutto serve una condivisione analitica del flusso dei dati, da discutere insieme, tra medici del territori e ospedalieri”.

Invece di integrazione ce n’è proprio poca, anche tra strutture sanitarie. Come ha spiegato Simona Gentile, medico alle Ancelle intervenuta anche a nome delle altre due case di cura private in città, Figlie di san Camillo e San Camillo, “tutti abbiamo dato la disponibiltà ad accogliere pazienti Covid. Cosa si sta verificando però? Che i pazienti ce li può inviare solo l’ospedale, attraverso la farraginosa piattaforma ‘Priamo’ e siamo nell’impossibilità di rispondere alle richieste di malati che si trovano a domicilio per le quali sarebbe indicato il ricovero in sub acuti”.

Ci è stato detto di liberare posti letto e l’abbiamo fatto (noi alle Ancelle ne abbiamo riservati 22 ai Covid) ma non c’e stata alcuna condivisione su cosa dobbiamo esattamente fare, a livello istituzionale. E’ grazie ai rapporti personali tra medici, in particolare il dottor Pan con cui ci sentiamo continuamente, che agiamo, ma non è questo il modo giusto di rapportarci tra istituzioni sanitarie”.
Giuliana Biagi

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