Cronaca

'Guerra' delle cocorite: reato commesso fino al 2017. Il giudice decide per l'oblazione

L’avvocato Guareschi

Per il giudice, il reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone è stato commesso, ma fino al 2017. Diversamente ora non sussiste più. Per questo motivo, invece di emettere sentenza, ha optato per un’ordinanza con la quale ha accolto l’istanza di oblazione presentata all’inizio del processo dalla difesa di Rudi Casella ed Elisa Guarneri, i proprietari delle cocorite ‘incriminate’. I due imputati dovranno versare 339,50 euro a testa. L’avvenuto pagamento, che estinguerà di fatto il reato, dovrà essere accertato nell’udienza del prossimo 26 novembre. Dunque, per le parti civili, Luciano Ghidini, la moglie e il figlio, vicini di casa degli imputati, nessun risarcimento, “ma quel che conta”, come ha spiegato il loro legale Massimiliano Cortellazzi, “è il fatto che il reato sia stato riconosciuto. Se le cose sono migliorate è stato grazie alla celebrazione del processo”.

E’ finita così la ‘guerra’ tra le due famiglie residenti in via Giovanni Falcone a Malagnino, con Ghidini che lamentava di dover sopportare da quasi cinque anni “odori nauseabondi e rumori assordanti” derivanti dalla presenza, nel garage di una villetta bifamiliare confinante con la loro abitazione, di un allevamento di quasi 200 volatili, tra cocorite, pappagalli e canarini, di proprietà di Rudi Casella ed Elisa Guarneri. “Cinguettii già dalle cinque del mattino”, aveva spiegato in aula Luciano Ghidini, “odore, sporco, una situazione che ci ha costretto a non dormire più, a chiudere sempre le finestre, a non andare in giardino, a non poter nemmeno più invitare gli amici. Abbiamo anche cercato di vendere la casa, ma non ci siamo riusciti per via di questo problema. C’erano odori inimmaginabili, soprattutto con il caldo”. “Oggi la situazione è in parte migliorata”, aveva riconosciuto lo stesso Ghidini, che ha sempre puntualizzato di non aver nulla contro i vicini ma che avrebbe voluto che l’allevamento fosse spostato.

Un amico dei Ghidini che ha testimoniato oggi in aula ha confermato che “la situazione era insostenibile”. “Con Luciano”, ha spiegato il teste, “abbiamo in comune la stessa passione per le auto d’epoca per cui facciamo riunioni e anche per questo, spesso sono andato a casa sua. Fino all’estate del 2018. “Si andava in giardino ma non si poteva nè mangiare, nè parlare con il rumore incredibile che facevano i volatili”. “Ho iniziato a vederli nel 2014”, ha raccontato, “erano nel garage di fianco, che era aperto e si vedevano tante gabbiette. Il rumore era molto fastidioso e l’odore era quello tipico del pollaio. In alcune occasioni ho sentito anche una radio. Io e gli altri amici lo prendevamo un pò in giro, Luciano, ma a lungo andare abbiamo capito che non è una cosa simpatica”.

L’avvocato Cortellazzi

“Il nostro”, aveva spiegato a suo tempo il proprietario delle cocorite inglesi, concetto che ha ribadito oggi stesso in aula, “è un allevamento amatoriale sportivo. Alleviamo per fare mostre, concorsi di bellezza. Faccio concorsi e scambio gli esemplari con altri allevatori o appassionati”. “Sì”, ha ammesso, “dal 2013 al 2017 ho avuto da un minimo di 100 ad un massimo di 170 esemplari a seconda dei periodi, ma è sempre stato tutto assolutamente in regola, così come è stato verificato più volte, anche su visite a sorpresa, dai carabinieri della Forestale, dal servizio di igiene pubblica e dai veterinari. La basculante è sempre stata chiusa per il microclima, essendo questi uccelli molto delicati, ed è stata riscontrata una buona alimentazione e un impianto di areazione in regola. Non c’è sporco, non c’è odore, e non è vero che i miei uccelli cominciano a cantare dalle 5 della mattina. Ci avvaliamo apposta di una luce artificiale che si accende in maniera soffice dalle 7,30 della mattina fino alle 8, e poi parte la luce del giorno fino alle 20,30. Nessuno degli altri vicini si è mai lamentato, così come nessuno degli amici miei e di mia moglie”. “Ora di esemplari ne ho 70”, ha aggiunto Casella, “anche perchè a causa del covid le mostre sono state sospese”. “Le ispezioni a sorpresa”, ha detto nella sua arringa il legale della difesa, l’avvocato Roberto Guareschi, “non hanno mai trovato nulla di quanto è stato denunciato. A processo i verbalizzanti hanno ribadito che non c’era rumore, mentre gli odori sono stati eliminati dagli appositi filtri. Dunque, nessuno scenario apocalittico”.

Per i due imputati, il pm aveva chiesto l’assoluzione: “I diversi sopralluoghi”, ha sostenuto l’accusa, “hanno accertato che gli animali erano tenuti all’interno del garage e che il rumore non era percepibile. C’era un sistema di illuminazione automatico e la musica partiva in automatico verso le 10,30 del mattino. L’ambiente era pulito e gli uccelli erano in salute”.

Di “notevoli disagi” per il suoi clienti ha invece parlato l’avvocato Cortellazzi per la parte civile, che come risarcimento aveva chiesto 5.000 euro per ciascun membro della famiglia Ghidini. “Per cinque interminabili anni gli imputati hanno fatto ciò che volevano. Per loro c’era un tornaconto economico, perchè è pacifico che quello fosse un allevamento. I miei assistiti hanno sopportato rumori ed esalazioni moleste non in campagna, ma in piena zona residenziale. Rumori e odori diffusi di 170 volatili, quanti ne erano stati contati dai carabinieri, dalla mattina alla sera, con un’emissione costante e perseverante nel tempo”.

Sara Pizzorni

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